Intervista Bed time - Intervista al regista

Intervista a Jaume Balagueró, talentuoso spagnolo classe 1968 oramai trasformatosi in uno dei principali maestri del cinema dell'orrore iberico d'inizio XXI secolo.

Intervista Bed time - Intervista al regista
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Dalle nostre parti, si è cominciato a sentirne parlare soprattutto in seguito all'uscita in sala di Darkness, a inizio 2003, ma, almeno i frequentatori del Fantafestival, erano di sicuro a conoscenza del suo nome già dal giorno in cui, tre anni prima, il suo lungometraggio d'esordio Nameless-Entità nascosta conquistò il premio per il miglior film presso la nota manifestazione romana dedicata al cinema horror e di fantascienza.
Da allora, tanta ne ha fatta di strada il talentuoso spagnolo classe 1968 Jaume Balagueró, autore anche del poco riuscito Fragile-A ghost story ma trasformatosi progressivamente in uno dei principali maestri del cinema dell'orrore iberico d'inizio XXI secolo, soprattutto in seguito alla realizzazione dello zombie-movie in salsa reality [rec], concepito nel 2007 insieme al collega Paco Plaza, come pure il sequel [rec]², di due anni dopo.
Proprio mentre si parla di un quarto capitolo della serie, in quanto il solo Plaza, nel frattempo, ha provveduto a realizzare [rec]³-Génesis, abbiamo avuto l'occasione d'incontrare a Roma Balagueró, in quanto il suo nuovo thriller Bed time, piuttosto diverso rispetto alle precedenti opere dietro la macchina da presa, si appresta ad invadere i cinema nostrani il 18 Luglio 2012, distribuito da Lucky red.

Il signore spagnolo delle tenebre

Vedendo il tuo film, sembra evidente un certo sottotesto relativo allo scontro tra diverse classi sociali, in quanto il male pare essere scatenato dal fatto che l'infelicità di César, operaio, sia dovuta all'agiatezza dei borghesi del condominio in cui lavora...

Jaume Balagueró: Sì, sicuramente ciò rappresenta uno degli elementi che portano all'infelicità il protagonista, ma il film non è basato soltanto su questo, ci sono anche altri fattori.

La piccola Iris Almeida interpreta questa bambina così particolare, che arriva addirittura a chiedere un film per adulti a César...

Jaume Balagueró:
Mi piaceva molto l'idea di rappresentare il tipico cattivo, perché lui in questa storia è il lupo, e mi sembrava ancora più interessante avere come contrappunto una bambina che lo tenesse sotto scacco.

Anche qui abbiamo uno spazio chiuso, tematica che, da Darkness ai due [rec], sembra essere destinata a tornare nei tuoi film...

Jaume Balagueró: Quella degli spazi chiusi è una scelta assolutamente casuale. Mi piacciono i microcosmi per raccontare le persone, ma si tratta semplicemente di una forma di controllo da parte della produzione e anche di un modo per rappresentare il tempo reale. Appena ho saputo che Bed time si sarebbe svolto in un condominio, ho pensato "No, non lo posso fare" (ride).

Quale è l'elemento che più ti è piaciuto di questa storia?

Jaume Balagueró:
La storia mi ha coinvolto subito, mi piaceva moltissimo per un motivo prettamente emotivo, poi, per me si trattava di una sfida dal punto di vista della regia, perché lo spettatore, in qualche modo, all'inizio è dalla parte del cattivo, ma, man mano che il film va avanti e arrivano stupri e omicidi, si chiede come fa a sostenere un tipo del genere. Quindi, c'è una sorta di conflitto morale.

César è un po' il classico esempio di genio e follia. Ti è mai capitato di sperimentare nella vita la sua infelicità?

Jaume Balagueró:
Diciamo che l'incapacità di essere felici io la vedo come qualcosa di chimico, di antinaturale. Tutti noi ci chiediamo se siamo felici o no, ma alla vera e propria domanda profonda non sappiamo rispondere. Nel protagonista c'è la necessità di avere l'infelicità degli altri per alleviare la sua, per me è una cosa oscena.

... aspettando il quarto [rec]

Rispetto ai tuoi film precedenti, qui vengono abbandonate le tematiche soprannaturali per una storia verosimile...

Jaume Balagueró:
In ogni progetto, ovviamente, è richiesto un diverso modo di dirigere. Nel caso di Bed time, si trattava di una sceneggiatura più attaccata alla vita e richiedeva da parte del regista una attenzione che definirei chirurgica. E' un film totalmente basato sui personaggi, quindi erano molto importanti anche la prova degli attori e come far partecipare lo spettatore.

In un certo senso, Bed time sembra riallacciarsi alla tradizione dei thriller di vecchio stampo, dal cinema di Alfred Hitchcock a quello di Fred Walton, autore di Quando chiama uno sconosciuto e del suo sequel...

Jaume Balagueró: Credo che i referenti siano molti, è difficilissimo parlarne perché tutti noi che facciamo cinema abbiamo visto migliaia di film, quindi, tutto quel bagaglio ci rimane nella testa. Comunque, lo stile di questo film era un po' imposto, doveva essere sereno e naturale. E' chiaro che ci si sia ispirati un po' ai classici.

Paco Plaza ha diretto da poco il terzo [rec], mentre il quarto lo farai tu, vero?

Jaume Balagueró:
Sì, dirigerò io il quarto, ci siamo divisi i film e non li abbiamo diretti insieme come i primi due semplicemente per darci la possibilità di lavorare anche ad altri progetti.

Come ti spieghi questo recente successo degli horror spagnoli?

Jaume Balagueró: Sicuramente, il cinema di genere spagnolo ha avuto un'ottima accoglienza, ma si è consolidato in patria già quindici anni fa, quindi, non assocerei il fenomeno alla crisi, anche se spesso questi film occorrono allo spettatore perché, così, nota che esiste qualcosa peggio di essa.

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