Intervista ATM - Trappola Mortale

La vulnerabilità quotidiana: note di produzione di Dan Clifton

Intervista ATM - Trappola Mortale
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La vulnerabilità quotidiana: note di produzione a cura di Dan Clifton

ATM - Trappola mortale fa leva sulle paure quotidiane e sull’idea di sicurezza che nel XXI Secolo in Occidente molti danno per scontata. Data la diffusione delle telecamere a circuito chiuso, di Internet, e dell’ubiquità che dà a qualsiasi evento, l’idea generale è che c’è sempre qualcuno che ci osserva, che ci protegge durante i nostri spostamenti quotidiani e ci sentiamo al sicuro più che mai. Con ATM - Trappola mortale volevamo mettere in crisi queste norme comunemente accettate e far entrare i nostri protagonisti - e il pubblico - in uno stato di inaspettata vulnerabilità.
A questo fine io e il regista David Brooks abbiamo girato la città di Winnipeg in Canada alla ricerca di zone e location che dessero una sensazione di normalità un po’ ingannevole. ATM - Trappola mortale si svolge in quella che vorrebbe essere la tipica città residenziale americana di medie dimensioni. Pensando alla nostra esperienza di vita, abitando a New York, vediamo che lì la sicurezza è ormai garantita quasi ovunque, ma questo dipende anche dal numero di abitanti. La New York di oggi ti fa sentire al sicuro perché è una delle poche città che brulica di gente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per ATM - Trappola mortale e i suoi protagonisti, invece, volevamo trovare una location plausibile che trasmettesse anche una paura estrema della solitudine.

Trovare il realismo nella location

Quando Chris Sparling, lo sceneggiatore di ATM - Trappola mortale, è arrivato per la prima volta sul set a Winnipeg, non ha fatto altro che parlare delle scenografie. Quel giorno con la sua auto ha preso la curva del tratto di strada desolato che porta al set principale del film, il parcheggio di un centro commerciale, e uscendo dalla macchina ha pensato: “Come hanno fatto a trovare una location perfetta con una cabina bancomat annessa?” In realtà, la cabina bancomat era stata fatta costruire da noi, secondo le esigenze specifiche del film. Tutte le pareti dovevano essere smontabili per farci entrare macchine da presa, troupe e attrezzature varie. Le pareti dovevano essere impermeabili per le esigenze di una sequenza particolare del film, ma reggere anche all’urto di un’automobile per un’altra scena.
A Winnipeg la scelta mia e di David per il set del bancomat era ricaduta su due location in particolare. Dato che l’85% del film si svolge lì, si trattava di una decisione fondamentale. La prima di queste location era un vero centro commerciale che aveva sicuramente visto giorni migliori. Si capiva subito che era da oltre vent’anni che non veniva rinnovato o messo a posto. La polvere e la sporcizia degli inverni di Winnipeg avevano messo a dura prova la struttura, che sembrava proprio “Quel centro commerciale nella parte sbagliata della città dove non andresti mai.” Alla fine, però, abbiamo optato per una scelta un po’ improbabile per la location di un centro commerciale - una “Mega Chiesa”.
La “Church of the Rock” è una confraternita non confessionale presente a Winnipeg da molto tempo. Qualche anno fa la loro congrega di migliaia di persone ha raccolto abbastanza fondi per convertire un deposito di 25.000 metri quadrati in luogo di culto. Avevano bisogno di uno spazio con migliaia di posti auto e di creare centinaia di stanze, compreso uno studio TV per le dirette delle cerimonie della domenica mattina. Il luogo sembrava un ipermercato abbandonato, era libero quasi tutta la settimana (tranne la domenica, naturalmente) e ci è subito piaciuto.
Nel parcheggio della Church of the Rock abbiamo potuto costruire la nostra cabina bancomat da zero, spostarla, riempirla d’acqua, farla colpire da un’automobile, farci di tutto, anche riprese dall’alto.

Le sfide di un thriller con un’unica location

Spesso si pensa che quando si gira un film in un’unica location lo si fa per risparmiare sui costi e sui tempi di realizzazione. In parte è vero, ma come abbiamo scoperto con ATM - Trappola mortale, l’impegno e i tempi dedicati alla scenografia, all’accuratezza e alla continuità dell’insieme, alla costruzione e la messa in opera della cabina bancomat in sé (il nostro super-accessorio e, tutto sommato, la nostra vera protagonista), sono tutti elementi chiaramente in contrasto con questo preconcetto.
Abbiamo girato ATM - Trappola mortale a Winnipeg in soli venti giorni - 18 al bancomat - lavorando anche di notte. Girare alle ore più strane e arrivare sulla stessa location giorno dopo giorno, notte dopo notte, ha dato all’esperienza una sensazione di irregolarità senza tempo. Le sequenze dell’acqua (l’allagamento del bancomat) ci hanno impegnato per una settimana intera (e rappresentano solo dieci pagine della sceneggiatura), quindi per il resto del film dovevamo girare almeno sette pagine al giorno! Non c’era assolutamente tempo da perdere.

L’opportunità di recitare tutti i giorni

Apparentemente la minaccia principale in ATM - Trappola mortale arriva dall’assassino squilibrato che vaga nel parcheggio. Tuttavia, man mano che il film si sviluppa, i rapporti tra i tre amici intrappolati cominciano a disintegrarsi. Tutte queste complesse minacce esterne e interne hanno offerto ai nostri artisti cibo per la mente durante le riprese nella cabina bancomat. Gli attori del film, dato l’ambiente fisico ridotto in cui dovevano muoversi, hanno spesso paragonato la loro esperienza nel film a una pièce teatrale.
A Brian Geraghty, che interpreta David, lavorare nel film è piaciuto perché l’esperienza gli ha fornito solide basi per continuare ad affinare la sua arte: “È una grande opportunità poter recitare tutti i giorni. Girare in questo modo dà un elemento di freddezza e disagio.
Mentre il killer costruisce una trappola per topi sempre più grande e micidiale, abbiamo esposto i nostri artisti alle intemperie e all’allagamento della loro cabina bancomat. Date le sfide ambientali del posto, siamo stati contentissimi di girare questa scena sul set piuttosto che in un teatro di posa. Per i nostri artisti e per il regista David Brooks il realismo della scena era fondamentale.
Josh Peck, che interpreta Corey, commenta: “Non riesco a concepire questa scena girata in un teatro di posa. Se hai la possibilità di avvicinarti alla realtà è sempre meglio farlo.

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