Intervista Ant-Man: Shepherd Frankel

In occasione del lancio di Ant-Man in versione home video, abbiamo intervistato Shepherd Frankel, production designer del film Marvel, che ci ha raccontato alcune delle scelte compiute in fase di realizzazione del macrouniverso

Intervista Ant-Man: Shepherd Frankel
Articolo a cura di

Da pochi giorni è disponibile in versione home video Ant-Man, l'ultima pellicola in ordine cronologico dell'universo Marvel, arrivato al cinema in Italia nel corso dell'estate appena trascorsa. Come da tradizione, pettacolari contenuti speciali arricchiscono il formato in alta definizione: in "Making Of di un Furto formato Formica: Come si Fa?", ad esempio, lo spettatore potrà scoprire il dietro le quinte della scena cult del film in cui il supereroe in formato formica tenterà il colpo più importante della sua vita. Non solo: in "Andiamo nel Macrouniverso" il pubblico verrà proiettato nel fantastico punto di vista 'originale' del film. Per finire divertenti Scene Eliminate ed Estese, le Gag Reel e l'interessante parere del regista e del protagonista nel Commento Audio di Peyton Reed e Paul Rudd. Per celebrare l'arrivo del supereroe nella sua versione pacchettizzata, abbiamo intervistato Shepherd Frankel, production designer di Ant-Man, che ci ha raccontato alcuni degli aspetti salienti della produzione e del perché di alcune decisioni stilistiche e, appunto, di design.


UNICO E SPECIALE

«Ant-Man è una parte integrante dell'universo Marvel - esordisce Frankel, volendo sottolineare l'unicità e la particolarità del suo prodotto - ma è un progetto molto interessante, sia per me come designer, sia come film per tutti i fan. Inizia a vedere il mondo da una prospettiva diversa, perché Ant-Man non è un supereroe nella vita quotidiana: è una persona normale che ha bisogno del suo vestito, della sua tuta, per essere quello che è. Si avvicina molto di più alla nostra idea di persona normale: vive nel suo mondo, ha una figlia alla quale è molto legato e che cerca di riconquistare, soffrendo quello che è il rapporto con la moglie e il suo nuovo compagno. Ant-Man cerca di essere normale, prova a farcela con tutto se stesso, anche se ha un passato burrascoso: poi indossa il vestito e tutto cambia, acquisisce un potere molto unico, che non si era ancora mai visto. Abbiamo voluto inserire una persona molto particolare in un contesto molto difficile, complesso. È pur vero che con Guardiani della Galassia siamo andati a lavorare su un universo completamente diverso, quindi potremmo dire di aver compiuto un lavoro di estraniazione notevole, ma per noi anche Ant-Man è in una galassia diversa: è il macrouniverso, che è qualcosa di enorme e, appunto, diverso. In questo il nostro supereroe è unico e in questo riesce a rappresentare l'unicità pur essendo una parte integrante di un universo forte».

«Nel macrouniverso di Ant-Man ovviamente ci siamo divertiti, siamo riusciti a realizzare un mondo completamente nuovo. Una delle idee di base era quella di usare la vera visione del protagonista nel film, piuttosto che far vedere tutto dal nostro punto di vista. Il movimento del protagonista è chiaramente legato a una sorta di avventura, sin dai primi momenti in cui deve sfuggire all'acqua nella vasca di casa e adattarsi alle sue dimensioni. Il regista e Marvel stessa sono stati molto critici a riguardo, su quest'aspetto: non sapevano cosa avrebbero detto i fan, come avrebbero potuto reagire. Poi però l'aspetto dell'avventura aumenta e ha il sopravvento: quando Ant-Man si rende conto di quello che può fare e inizia a usare il suo potere più volte diventa un'esperienza incredibile per tutti: per noi, che l'abbiamo ricreato, e per lui, che l'ha sfruttato».

DA STUART LITTLE AL 3D

Sheperd Frankel, però, non è nuovo alle piccole taglie. Nel suo curriculum si annovera anche il primissimo Stuart Little, nel quale da animare c'era il noto topo bianco: «Nel passato mi è capitato di lavorare già con qualcosa di molto piccolo, sì: il riferimento a Stuart Little è inevitabile. Parliamo però di molti anni fa, quando le tecnologie erano chiaramente diverse, così come il suo viaggio, la sua evoluzione, imponeva altri aspetti. Stuart lo guardavano con i nostri occhi, non abbiamo mai visto il suo mondo dai suoi occhi, non c'era immedesimazione. Ant-Man invece è all'interno di un macromondo che si adatta a quello che lui vede, tutti gli oggetti sono decisamente più grandi, lui stesso ha delle dimensioni diverse: è chiaro che il lavoro è stato diverso, ma avere una tecnologia molto più recente ci permette di lavorare in un determinato modo. Poi con Stuart Little ho lavorato soltanto nel primo film, non nei successivi: non so se le cose sono cambiate».
Infine un excursus su quello che è l'attuale corso Marvel, che mentre a cinema porta i suoi Avengers, in televisione lascia spazio, in collaborazione con Netflix, a Hell's Kitchen, un universo quasi a se stante che vede come protagonisti Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist, il soldato Simpson e così via. Ma allora perché si decide che Ant-Man possa diventare un film e non una serie tv? «La principale ragione è che Ant-Man non è così popolare come lo è Captain America, Iron Man, Hulk e così via: lui è stato uno dei primi Avenger, e nel raccontare la sua storia si arrivano a spiegare degli aspetti molto critici di quelli che sono elementi fondamentali per i Vendicatori Marvel. Raccontando il tutto in un film c'è stata la possibilità di essere più influenti, di colpire meglio l'attenzione dei fan. Marvel ha voluto puntare più su un film per questi motivi. Inoltre, dal punto di vista della tecnologia, vorrei sottolineare che poter vedere Ant-Man e tutto il suo macrouniverso sul grande schermo è diverso dal vederlo su un piccolo schermo. Avere il supporto del 3D, dell'audio stereo, di tutto ciò che può dare una sala cinematografica vi permette di avere un'esperienza ottima, migliore. Abbiamo un macro ambiente che ha bisogno di alcune accortezze».

Che voto dai a: Ant-Man

Media Voto Utenti
Voti: 50
7.8
nd