Speciale Doom the movie

Film e videogiochi si rincorrono sempre più e il mitico Doom, insospettatamente, comincia a far parte dell'equazione, con la produzione di un B-Movie assolutamente tradizionale.

Speciale Doom the movie
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La correlazione fra film e videogioco, negli ultimi tempi, incalza e si fa più stretta.
I passaggi osmotici che in emtrambe le direzioni influenzano scenografie e concept di gioco appaiono tuttavia poco fruttuosi per ognuna delle due parti, ed in scarsa fortuna e gloria si risolvono, mentre i supporti digitali che li veicolano all'utente ben presto finisconono nell'oblio di pubblico e critica.
Poco importa: nessuno dei progetti mira alla gloria, annuale almeno, della "Miglior Sceneggiatura Non Originale" o del "Best Gameplay" losangelino, ed in un mercato che fa sempre più fatica a correre al passo con la richiesta del pubblico, l'unica maschera adeguata per la carenza d'idee scaturisce non altrove che dall'appello al brand di successo.
E' vero che il circolo vizioso (o viziato?) spesso procede a senso unico, discendendo dalla pellicola al gioco piuttosto che il contrario, magari sorgendo ancor prima dal fumetto americano, ma non mancano, nella storia, eccezioni degne di menzione. Sulle quali, s'intende, non è in questa sede il caso di soffermarsi pù di tanto. Basterà dire, al momento, che queste risultano quasi sempre da quei brand videoludici talmente espressivi e radicati nell'immaginario collettivo del giocatore, da poter stuzzicare la creatività di qualche regista (attraverso i successi delle vendite, più d'altro): Super Mario, Mortal Kombat, Tomb Raider, Resident Evil.
Serie insomma che sono strutture portanti e classiche del mondo videoludico tutto.
Da qui, non serve spingersi oltre nelle argomentazioni per poter capire come anche Doom abbia potuto trasformarsi in film.
Vista l'uscita imminente del lungometraggio, e la dedizione che Everyeye ha verso l'approfondimento, crediamo sia giusto in questa sede soffermarsi su quelli che sono i tratti distintivi della pellicola.


La trama strizza pesantemente l'occhio alla tradizione dei B-Movie fantascientifici. Gli eventi si svolgono su Marte, più precisamente nella futuribile stazione Olduvai, in cui una terribile tragedia si scatena senza preavviso: i ricercatori che la abitano liberano involontariamente non meglio precisate "forze oscure" (la cui natura, con scarsa conoscenza delle ultime scoperte nel campo della genetica, verrà in seguito chiarita). Le orrende creature stanno sterminando l’equipaggio, divorando, man mano che il tempo passa, quelle poche speranze rimaste ai sopravvissuti. Per impedire che le abberrazioni malevole che ormai spadroneggiano su Olduvai raggiungano, tramite un protale, il pianeta terra, ad intervenire sarà chiamata la Rapid Response Tactical Squad, (RRTS), ovviamente e saggiamente composta da superuomini dalle mascelle prominenti e con più pistole di quante possiate immaginare (perdonate lo spessore dell'ironia, ormai sarcasmo).


Da qui in seguito, la trama subisce pochi sviluppi. L'unica cosa che piuttosto evolve è l'uso smodato e macabro della violenza. La stessa che, intendiamoci, permeava la serie fin nella sua anima. Sotto questo aspetto in effetti la trasposizione cinematografica di Doom non può che considerarsi fedele, di certo più di quanto non fosse quella di Resident Evil. Con tale fedeltà si connotano anche particolari sequenze filmate, che riprendono da la classica visuale da First Person Shooter. Grazie ad essa il gioco sviluppato da Id Software permetteva al giocatore, con un sistema per l'epoca rivoluzionario (o quasi: Wolfestain è l'unica manifestazione del Nazismo che il tempo corrode), di immedesimarsi con gli accadimenti del gioco, esplorare "da vicino" gli ambienti ed essere coinvolto al massimo grado negli scontri con i nemici. Così è, anni dopo, per Doom il film, anch'esso scandito da momenti catturati "in soggettiva", con un angolo di ripresa piuttosto insolito per la verità, ma che risalta da vicino la natura prettamente ludica del film, inquadrando l'arma del protagonista come in ogni Shooter dal '93 in poi.


In effetti a caratterizzare le sessioni summenzionate è anche e sopratutto l'ambiente in cui esse si svolgono (Così come era il dettagliod ell'ambiente di gioco che faceva di Doom un titolo incredibile). L'attenzione riposta nella costruzione del set è davvero ammirevole, considerato lo scarso budget a disposizione della Troupe. E' giovata, in questo senso, la scelta degli studi Barrandov di Praga, vastissimi e tuttavia "poco costosi" rispetto agli standard americani. I cunicoli stretti e cupi, illuminati da tonalità cromatiche inconfondibili per ogni cultore della serie, sono in effetti da lodare per varietà e resa finale.
Del resto è stata precisa volontà del regista, Andrej Bartkowiak (già per "Romeo deve morire" e "Ferite mortali"), assistere personalmente ai lavori di costruzione del set; sarà giovata la sua esperienza come direttore della fotografia (che lo vede di certo in forma migliore rispetto alle sue esperienze di direzione), acquisita in produzioni del calibro di "Speed" o, oltre, "L'avvocato del Diavolo".
Comunque sia, la canonica mancanza di fondi che caratterizza questo tipo di pellicole, piuttosto che sulla scenografia ha influito pesantemente sulla selezione del cast. Per il ruolo di Sarge, il capitano della RRTS e protagonista assoluto del film come del gioco, è stato scelto Dwayne Johnson, conosciuto ai più per la gloriosa carriera da Wrestler (The Rock), che lo ha catapultato nel mondo del cinema prima in The Mummy Returns, poi in autonomia nello Spin Off: "Il re Scorpione", nonchè in altre amenità filmografiche. Nel ruolo dei fratelli Grimm (casualità del destino, uno dei membri della squadra ha una sorella di stanza su Olduvai), troviamo il neozelandese Karl Urban (Eomer de "Il signore degli anelli") e Rosamunde Pike, l'ultima Bond-girl.
Il risultato di una così scarsa leva di attori non appare comunque del tutto deprecabile e, salvo l'espressione non malleabile e ridicola del protagonista, i tre sopra citati ricoprono i loro ruoli con degna preparazione. Il loro look è certo stereotipato ma, tutto sommato "They Perfectly Fit In" ("Ci stanno dentro", secondo lo stesso regista).

In confidenza, avrete capito, la buona recitazione non è comunque uno degli elementi fondamentali del film, che si basa sul rispetto del feeling originale del gioco e sulla violenza e crudità delle scene.
Quest'ultima va tributata sopratutto all'apporto di tre giganti degli effetti speciali: Stan Wilson Studio, creatore di Alien come di Predator, ha costruito i modelli per i mostri del film, mentre Frameston CFC (Charlie & the Chocolate Factory) e Double Negative (Pitch Black) hanno garantito che il film fosse sufficientemente cruento.

Doom Venerdì 17 Marzo, Doom arriverà nelle sale italiane. Una data non certo fausta, che potrebbe, popolarmente o in un impeto di superstizione, far pensare ad una ripetizione degli scarsi successi di pubblico che la pellicola ha avuto in America. Doom è un film che gli appassionati del gioco non si lasceranno scappare, questo è certo, ma nutriamo forti dubbi sull'attrattiva che il prodotto può esercitare verso un pubblico ignaro delle radici ludiche. Vedremo se il mix più classico del momento (Azione, Sangue, Bulli & Piombo) potrà sfondare al botteghino: per adesso possiamo solo lodare la volontà di trasporre in linguaggio cinematografico sensazioni, scene, ambienti e personaggi di uno dei brand ludici più famosi. Trasposizione che, dobbiamo ammetterlo, colpisce per fedeltà e cura dei dettagli. Si ringrazia Elisa Costagli, per l'aiuto offerto durante la redazione di questo articolo

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