Anteprima Changeling

Una tragica storia di cronaca nella Los Angeles del 1928.

Anteprima Changeling
Articolo a cura di

Los Angeles, 1928.

La signora Collins era stata molto chiara nell’esporre la sua storia, affermando sin dall’inizio che il ragazzo non era suo figlio...
Il Presidente Schweitzer l’aveva sottoposta a un interrogatorio estenuante che aveva concluso chiedendole cosa fosse successo prima che venisse trasportata all’ospedale della Contea.
“Mi fu detto di presentarmi dal Capitano Jones”, disse lei.
“In presenza di alcuni testimoni, affermò lui: ‘Cosa crede di fare, signora? Sta forse cercando di prendersi gioco di noi? Di sottrarsi ai suoi doveri di madre pretendendo che sia lo Stato ad occuparsi di suo figlio? Lei è una stupida”.


—Los Angeles Times, 17 ottobre 1928,
cronaca dell’interrogatorio della Commissione di Polizia alla Sig.ra. Christine Collins


E’ un tranquillo sabato mattina a Los Angeles. In un quartiere popolare, Christine Collins (Angelina Jolie), madre nubile del piccolo Walter, di appena nove anni, si reca verso la compagnia telefonica dove lavora come centralinista. Il bimbo, come sempre, rimane solo nella umile abitazione nella quale vive con la genitrice.
Al termine della giornata di lavoro, nel momento in cui rientra a casa, Christine piomba improvvisamente nel peggiore degli incubi: suo figlio è scomparso.
Le ricerche del piccolo cominciano prontamente, ma, per cinque lunghi mesi, non accade nulla finché, un giorno, un bambino che afferma di essere Walter viene riconsegnato alla polizia. Le forze dell’ordine della città degli angeli sono assetate di popolarità, fama e consensi quindi non perdono questa ghiotta occasione per far breccia, in modo positivo, nell’opinione pubblica cittadina.
La signora Collins viene invischiata in un vero e proprio turbine mediatico, in un vortice di emozioni contrastanti. Accetta, pertanto, di riprendersi il ragazzo, anche se, in cuor suo, sa che quello non è veramente suo figlio.
I suoi tentativi di convincere la polizia a ricominciare le ricerche del piccolo restano senza alcun seguito: nell’America del proibizionismo, non c’è posto per le donne capaci di sfidare il sistema, specie se di umile estrazione. Viene tacciata di paranoia e infermità mentale, ma, lungo la dura strada della sua battaglia, troverà un valido supporto nel reverendo Gustav Briegleb (John Malkovich), attivista della comunità presbiteriana locale impegnato a mettere in sotto scacco la corruzione delle forse d'ordine pubblico.
Il percorso per arrivare ad intravedere la luce alla fine del tunnel non sarà facile....

Dirty Harry strikes back.

Clint Eastwood è uno degli ultimi grandi vecchi di Hollywood. Un regista che, a dispetto della sua di certo non più giovane età, riesce a colpire lo stomaco degli spettatori con ogni suo lavoro, grazie al rigore morale delle sue composizioni filmiche. Il suo recente dittico sulla battaglia di Iwo Jima, Flags of our Fathers e Letters from Iwo Jima, è un lacerante atto d’accusa nei confronti dell’atrocità della guerra, tanto che vien quasi da rimanere esterrefatti nel vedere come uno dei più noti sostenitori del Partito Repubblicano sia stato in grado di lanciare un j’accuse tanto crudo, e al contempo poetico, verso la disumanità delle attività belliche. Ulteriore dimostrazione che l’intelligenza umana, se presente in adeguata quantità, può prescindere dalla posizione politica di una persona (cosa quotidianamente disattesa, in maniera bipartisan, nel Bel Paese, quindi lo stupore diviene ancor di più forte). Clint Eastwood, con quella sua faccia rude e tagliente, ha firmato alcuni dei più grandi capolavori della storia del cinema (sia come inteprete che come regista), e sarebbe ridondante citarli tutti.
Per cui limitiamoci a gustare l’attesa per questo suo nuovo lavoro, ambientato nella torrida e sordida Los Angeles di fine anni venti, una città dove le sfavillanti luci di Hollywood e dei nascenti Studio e Star System, erano spesso oscurate da coni d’ombra inquietanti, nei quali la brutalità, la follia dell’uomo trovavano ampie, e perverse, possiblità di sfogo: dall’ efferato omicidio di Elizabeth Short (la tristemente celebre Black Dahlia), allo scandalo che vide coinvolto l’attore Roscoe “Fatty” Arbuckle, la cronaca della Los Angeles ante guerra è, purtoppo, costellata di simili esempi (come testimoniato dal famoso libro di Kenneth Anger “Hollywood Babilonia”).
Il dramma raccontato in Changeling tocca, però, gli strati più poveri ed umili della popolazione di Los Angeles e, per via della tematica, può essere accomunato ad un altro masterpiece di Clint Eastwood, ovvero Mystic River.
Originariamente il film, sceneggiato da Joseph Michael Straczynski, doveva essere diretto da Ron Howard che però, a causa degli impegni di lavorazione di Frost/Nixon e Angeli e Demoni si è dovuto limitare a coprodurre la pellicola. Changeling è infatti figlio di Imagine Entertainment (di proprietà di Ron Howard e Brian Grazer) e di Malpaso Production, la casa cinematografica di Clint Eastwood che, insieme, han realizzato tale lavoro per Universal Picture.
Il cast tecnico della pellicola, è composto da moltissimi veterani della squadra di Eastwood: il direttore della fotografia Tom Stern (Million Dollar Baby, Flags of Our Fathers), lo scenografo James J.Murakami (Lettere da Iwo Jima, Rails & Ties), il montatore e già premio Oscar, Joel Cox (Gli spietati, Million Dollar Baby), il tecnico del montaggio Gary D. Roach (Lettere da Iwo Jima, Rails & Ties), la costumista Deborah Hopper (Million Dollar Baby, Mystic River) e il supervisore degli effetti visivi Michael Owens (Flags of Our Fathers, Lettere da Iwo Jima).
L’uscita italiana del film è prevista per il 14 novembre. Quel giorno scopriremo se il “nuovo Eastwood” avrà, per l'ennesima volta, le credenziali giuste per fare incetta di Academy Awards.

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