The Hateful Eight, Samuel Jackson racconta il rapporto con l'Oscar e con Tarantino

di

La scorsa settimana Samuel L. Jackson ha compiuto 67 anni e presto sarà al cinema in Italia con The Hateful Eight, il nuovo film di Quentin Tarantino girato in pellicola 70mm. L'attore ha parlato della sua esperienza con il regista americano, da Pulp Fiction a Jackie Brown fino a Django Unchained, senza dimenticare anche i successi con Spike Lee.

«Penso che tutti i film debbano offrire intrattenimento. Se vuoi imparare qualcosa, guarda un documentario. Io vado al cinema per un momento di evasione, per riposarmi, per fuggire: questo era quello che facevo quando ero un bambino. Andavo al cinema per dimenticare chi fossi e per vivere un'esperienza completamente diversa dalla normalità». Esordisce così Samuel L. Jackson al podcast di Hollywood Reporter parlando dell'importanza dei film.

«A volte decido di lavorare a un film perché mi piace lavorare con un regista specifico. Quando arriva un'offerta da Tarantino o da Lee è un "sì" automatico. Generalmente però mi preoccupo di leggerne la storia, nient'altro». L'attore ricorda anche il momento della nomination all'Oscar: «Quando non venni candidato, nel 1991, per Jungle Fever, vidi che nella lista c'erano tre ragazzi di Bugsy, quindi dissi a mia moglie "andiamo a vedere Bugsy". Alla fine del film dicemmo entrambi "davvero? Davvero?". Poi quando sono stato candidato è esploso un casino: mi chiamarono per dirmi che avrebbero spinto John come miglior attore perché non potevano avere due attori nella stessa categoria. Io dissi "ok, qualunque sia il senso di questa cosa". Tutti mi dicevano "sei stato meraviglioso, ma Martin Landau è candidato e questa potrebbe essere l'ultima occasione di vincere per lui", quindi dissi "oh, è solo una questione di età, quindi? Morgan Freeman è vecchio, vincerà anche lui?". Divenni molto cinico in quell'occasione».