Guillermo del Toro aggiorna sull'adattamento de Le montagne della follia

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Impegnatissimo con la produzione di Pacific Rim: Uprising e alla regia del suo nuovo The Shape of Water, Guillermo del Toro ha avuto modo nel corso di un'intervista ai microfoni di Collider di parlare dei lavori sull'adattamento cinematografico de Le montagne della follia di H.P. Lovecraft.

Il progetto è uno dei più cari al regista de Il labirinto del Fauno, ma allo stesso tempo è circa un decennio che cerca disperatamente un modo per portarlo sul grande schermo, posticipandone puntualmente l'arrivo per diversi problemi di produzione.

La sua idea iniziale di un horror Rated-R fu infatti rigettata dai vari studios, dubbiosi sulla riuscita al box-office di un film tanto di genere quanto difficile da distribuire per una questione di fruizione da parte del pubblico generalista, e purtroppo a 7 anni di distanza dal 2010 la situazione non è cambiata, anche se del Toro rivela di aver imparato un lezione molto importante sulla concorrenza letteratura/creatività nel mondo del cinema, parlando anche dell'estensivo processo di pre-produzione del progetto

Queste le sue parole: «Un giorno vi mostrerò i concept-art del film. Tutto quello che abbiamo fatto. Ci sono più di 3000 opere d'arte, abbiamo storyboard, abbiamo dei modelli... abbiamo strutturato un'intera presentazione. Vi farò piangere ed esclamare "perché?!". Molti fan credono che alcuni registi -compreso me- siano come Cesare, seduti su di una chaise lounge mentre vengono nutriti di uva e dicono dal nulla "adesso vorrei fare Le montagne della follia". Beh, non è così. Sei un blue collar che deve lavorare seguendo gli studios, presentando numeri, star, pacchetti e quant'altro, ed è per questo che ho cercato di fare un piccolo film e un grande film, perché con i primi soffri per il budget ma hai piena libertà e puoi fare ciò che vuoi. Questo ti dà una linea da seguire».

Il regista ha poi continuato: «Pensavamo di avere un ottimo pacchetto: 150 milioni, Tom Cruise protagonista e James Cameron a produrre, con la ILM a occuparsi dei visual effects; questi i concept, questo il materiale, perché pensavamo che un horror su larga-scala sarebbe stato adatto... ma gli studios non erano d'accordo. Soprattutto sul Rated-R. Se fosse stato PG-13 forse... ma sono un boy-scout e non avrei potuto mentire».

Con il successo di film importanti come Logan e Deadpool c'è però una nuova possibilità?: «Noi tutti pensiamo che gli studios dopo un successo imparino questa o quella lezione, ma non è così. Mi ricordo di una vecchia battuta su di un ragazzo ubriaco che entra in una tenda dove gli viene versato altro alchool nel bicchiere. All'intero c'è però anche un verme al quale cominciano a sciogliersi le carni, e allora chiedono al ragazzo "cosa ti insegna questo?", sentendosi rispondere "che se bevo non avrò vermi". Per gli studios è tutto relativo, è tutto un'eccezione. Devi presentarti con un modello e dei numeri, altrimenti niente ha senso».

La follia, quella vera, insomma, si trova a Hollywood, per buona pace del buon Guillermo.