(SPOILER) 009 Re:Cyborg, intervista al regista Kenji Kamiyama

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I ragazzi di Hey U Guys sono riusciti a strappare un'intervista al maestro Kenji Kamiyama, regista del reboot cinematografico di 009 Re:Cyborg, tratto dalla serie di manga creata dal mangaka Shotaro Ishinomori nel lontano 1964.

Nella serie a fumetti originale, il villain è l'organizzazione dei Black Ghost, con il film hai preso un tratto diverso, il cattivo è, almeno fino ad un certo punto, l'America e il capitalismo americano. Perché è così importante, e perché hai scelto di farlo?: Kenji Kamiyama: Nei fumetti e nel manga, vi è una lotta contro Dio che Ishinimori-san non è riuscito a concludere prima della sua dipartita. La ragione per cui questa lotta è nata era per via della guerra, e della guerra contro l'organizzazione dei Black Ghost, ma una volta terminato questo conflitto si scopre che in realtà i Black Ghost non sono altro che una delle molte facce dell'avidità umana, quindi si tratta di esseri umani, che sono tra i più grandi dei mali, quindi, anche dopo i Black Ghost, il male esiste ancora così come le guerre, e i cyborg continuano a combattere. Ma se le guerre continuano a succedere fintanto che esistono gli esseri umani, Dio decide che gli esseri umani sono ciò che è male, ciò che è sbagliato, quindi a questo punto i cyborg si contrappongono a Dio stesso. Il Manga termina prima che la questione venga risolta. In modo da continuare quella storia, ho deciso di portare Zero-Zero Nove indietro, e farlo rivivere per un pubblico moderno. Gli Stati Uniti sono identificati come il cattivo principale in gran parte del film, e solo fino a poco prima della fine lo assolvi da ogni responsabilità. Con questo in mente, come pensi che il film sarà accolto dal pubblico occidentale? Quando stavo facendo il film, non ho davvero pensato ai fan divisi in diversi gruppi: i tifosi giapponesi, i fan americani, i supporter inglesi. Io vivo in Giappone, e lo stavo scrivendo nel mondo come io lo vedo dal punto di vista di un giapponese. Dopo che lo avevo scritto, abbiamo iniziato ad animarlo ed ho pensato, mentre stavamo disegnando scene particolari: quando Dubai è stata fatta saltare in aria dalla bomba nucleare, cosa dovrebbe pensare la gente riguardo Dubai? O come si dice, quando gli Stati Uniti si presentano come il cattivo, rappresentato da Jet Link, che cosa dovrebbe penserebbe la gente negli Stati Uniti? Pensavo che in fondo, il film è basato sui miei sentimenti e sensazioni, quindi ho solo scritto quello che sentivo in quel momento. Forse commercialmente parlando, sarebbe stato meglio pensare come rendere i fan americani felici, ma non è così che pensavo in quel momento. E' interessante avere questo atteggiamento. L'industria cinematografica britannica al momento è molto congiunta con l'industria statunitense, e i film indipendenti non riescono a fare bene come invece potrebbero. In Giappone, in particolare con l'animazione, si ha una fiorente industria. Pensi che parte di questo successo sia dovuto al fatto che non stai pensando ai mercati al di fuori del Giappone, e rimani fedele al tuo pubblico di base che, ironicamente, ti concede piu' consenso e ti asseconda? Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli ha iniziato a dirigere prima dei giorni di Internet. Per me Internet esisteva già quando ho iniziato, ma le persone ancora guardano i loro anime in DVD piuttosto che on-line, e non avrei mai immaginato che questa moltitudine di persone, a livello internazionale, sia interessata a seguire ciò che io ho creato. Per quanto mi riguarda, ho voluto prendere ispirazione dai film, sia giapponesi che stranieri, che avevo guardato da adolescente, e condividerli con il pubblico, e prima di guardarli non sapevo che altra gente, in altri paesi, apprezzava gli stessi film, ma non ho mai pensato che volevo fare delle cose proprio per quella altra gente. Penso che ci siano cose buone in questo, ma i tempi sono molto cambiati, e per questo film, ad esempio, il Regno Unito è il primo posto dove è stato rilasciato al di fuori del Giappone. Con Ghost in the Shell, il DVD è uscito negli Stati Uniti molto vicino dall'uscita in Giappone. Le persone poi dicono:"si dovrebbe fare qualcosa per il pubblico statunitense", ma in Giappone si pensa prima ai fan giapponesi. Per quanto riguarda l'animazione giapponese, Hayao Miyazaki recentemente inveiva contro la situazione in cui si trova l'animazione giapponese. Da regista di primo piano in questo settore, come ti senti sullo stato del vostro ambiente di lavoro? Penso sempre che più creatori stanno diventando consapevoli del loro pubblico, anche del pubblico d'oltreoceano. In passato abbiamo visto questi film Hollywoodiani, e non abbiamo potuto fare lo stesso in Giappone, ne con i live action, ne con il 3D, così abbiamo continuato a fare la nostra animazione in 2D. E' accaduto che al pubblico è piaciuto, anche all'estero, ma non stavamo facendo di proposito, stavamo solo facendo quello che abbiamo sempre fatto. Ora penso che, come le persone sono sempre più consapevoli del pubblico oltreoceano, si stanno creando due fazioni: chi non si cura di ciò che il pubblico al di fuori del Giappone pensa, continuando a realizzare ed assecondare i gusti del pubblico giapponese ed i propri, e un altro gruppo che sono a conoscenza della situazione oltre confine, e stanno per adattare le loro produzioni per compiacere questi nuovi fan. Miyazaki, penso, voglia appartenere al primo gruppo, ma gli piace anche fare cose che alla gente piace, e di solito accade che al pubblico piaccia quello che fa.