Speciale Unbroken: la vera storia di Louie Zamperini

Dalla realtà alla biografia al biopic, l'incredibile storia di Louie, atleta olimpionico ed eroe di guerra

Speciale Unbroken: la vera storia di Louie Zamperini
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"Mi sono spinto fino a questo punto senza mai arrendermi, perché per tutta la mia vita sono sempre arrivato al traguardo."
Campione sportivo, eroe di guerra, uomo indomabile: Louis “Louie” Zamperini è stato questo e molto altro. Un personaggio vero ma, come si suol dire, “Larger than life” la cui straordinaria vita è stata d'esempio per tanti altri che, come lui, sono stati messi alle strette ma non si sono mai arresi. La sua storia è ora un film, attualmente in tutte le sale, dal titolo Unbroken, diretto e prodotto da Angelina Jolie e tratta dalla biografia scritta da Laura Hillenbrand, il tutto con il massimo rispetto del "vero” uomo dietro la leggenda, che è sopravvissuto a qualsiasi prova la vita gli abbia messo davanti, per poi lasciarsi andare al “riposo eterno” a 97 anni, dopo una vita piena e incredibile. La morte di Louie Zamperini, avvenuta il 2 Luglio 2014 all'età di 97 anni, non ha rappresentato un semplice lutto, ma la celebrazione vittoriosa di un vero eroe americano. Questo ex olimpionico, la cui lunga, incredibile e stimolante vita è stata descritta come una delle più grandi storie trionfanti del 20° secolo, ha vissuto molto più di quello che la maggior parte delle persone possono anche solo immaginare. La sua storia sconvolgente rappresenta un messaggio di speranza per le milioni di persone che sono state catturate ed ispirate dal suo viaggio. E tutto ha avuto inizio quasi un secolo fa...

Louie

Louie, il figlio più giovane di una coppia di immigrati italiani, ha trascorso la giovinezza a Torrance, in California, come un delinquente incorreggibile: nel suo “curriculum” abbiamo violazione di domicilio, furti, risse... Ma durante gli anni dell’adolescenza, incoraggiato insistentemente dal fratello maggiore Pete, Louie ha virato la sua vita canalizzando la sua energia ribelle in un talento stupefacente per la corsa. Battendo record dopo record in tutta la nazione, il diciannovenne "Torrance Tornado" si qualifica per le Olimpiadi di Berlino del 1936 sorprendendo chiunque incontrasse: dal suo famoso compagno di squadra Jesse Owens a... Hitler! Come la maggior parte dei ragazzi della sua generazione, al momento dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il giovane studente (e campione interscolastico), si arruola nel servizio militare, salendo senza esitare su un bombardiere della Army Air Corps. Lì inizia la sua incredibile disavventura di guerra. Nell’Aprile del 1943, difatti, il velivolo su cui era a bordo insieme ad altri dieci commilitoni subisce un guasto al motore durante una missione di salvataggio nel Sud del Pacifico e si schianta in mare. Risultato: otto persone su undici rimangono vittime dell'impatto. Louie, insieme agli altri due avieri sopravvissuti del Green Hornet (Russell Allen "Phil" Phillips, capitano del velivolo, e il Sergente Francis "Mac" McNamara, mitragliere di coda) rimangono per molte settimane alla deriva nel mezzo dell’Oceano Pacifico, su due scialuppe di salvataggio lunghe 2 metri per 60 cm di larghezza. Mac è riuscito a sopravvivere per 33 giorni -schivando sette fasi di bombardamenti da parte di un bombardiere giapponese, e branchi di squali onnipresenti che circondavano il canotto- prima che cedesse tragicamente alla fame, alla disidratazione e all’esaurimento. Louie e Phil, invece, hanno resistito in totale 47 giorni, un record negli annali della storia dei sopravvissuti su una zattera, fin quando, a largo di 2.000 miglia dalla costa, sono stati trascinati da un tifone sulle rive di un atollo delle Isole Marshall.

Still alive

Dopo aver avvistato la terra e nel momento dell’avvicinamento, sono stati tuttavia catturati dalla Marina giapponese, ed internati nel primo di una lunga serie di campi di prigionia. In più di due anni di cattività, Louie -assieme ai suoi compagni internati- ha conosciuto la fame, la tortura e abusi psicologici e fisici che vanno al di là della normale comprensione dell'uomo comune. Louie, in particolare, è stato individuato e tormentato da un comandante del campo, un aguzzino giapponese di nome Mutsuhiro Watanabe, soprannominato l’“Uccello”, noto per il suo sadismo e la sua deplorevole brutalità. Louie è sopravvissuto a delle prove disumane, attraverso le regioni più gravemente devastate dalla guerra del Giappone, prima di apprendere che il 20 Agosto 1945 (due settimane dopo i fatti di Hiroshima), i prigionieri alleati erano finalmente “uomini liberi” e che la guerra era finita. Come scrive Laura Hillenbrand nella sua biografia di Louis Zamperini ‘Sono ancora un Uomo. Una Storia Epica di Resistenza e Coraggio’ (Unbroken: A World War II Story of Survival, Resilience, and Redemption): "In mezzo agli uomini che correvano e festeggiavano, Louie se ne stava immobile sulle gambe tremanti, emaciato, malato e gocciolante. Nella sua mente stanca, non faceva che ripetere due parole all’infinito: 'Sono libero! Sono libero! Sono libero!' ". Il veterano che era sopravvissuto a tanto, è tornato a casa nel sud della California, ma la sua vita era cambiata per sempre, finendo affetto da incubi e da un disturbo mentale paralizzante che decenni dopo è stato classificato come DPTS, disturbo post-traumatico da stress.
Già solo a leggerla così, la storia di Zamperini suona come eroica e incredibile, e sicuramente meritevole di un film che ne potesse amplificare l'enorme potenziale emozionale. Film che, infine, è giunto per mano di Angelina Jolie.


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