Speciale Ultimatum alla Terra

A Roma, l'ultimatum di Keanu Reeves e Scott Derrikson

Speciale Ultimatum alla Terra
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E' il primo dicembre e Roma accoglie a braccia aperte il più volte salvatore della galassia Keanu Reeves. L'ultima sua visita nella capitale risale alla presentazione stampa di Constantine, pellicola diretta nel 2004 da Francis Lawrence e ispirata al celebre fumetto americano Hellblazer. Distribuita da 20th Century Fox in 500 copie, Ultimatum alla Terra (per chi non lo sapesse) è un remake aggiornato ai nostri tempi del classico di fantascienza The Day The Earth stood still diretto nel 51 da Robert Wise. Dalla Guerra Fredda alla guerra in Iraq: passano gli anni, cambiano gli sfondi ma la violenza atta alla cancellazione del “diverso” non sembra volersi attenuare. Ed è proprio questo il tema sollevato dal regista, Scott Derrickson, durante la conferenza stampa. Entrambi hanno parlato ai giornalisti del film, sottolineandone il messaggio pacifista ed ecologista, con l'auspicio che possa dare agli spettatori un messaggio forte di speranza e fratellanza.

Conferenza Stampa

Qual è stato il suo rapporto con il film originale, anche dal punto di vista visivo?
SD: Il film di Wise è un classico molto amato, per questa ragione ho cercato di riproporre quegli aspetti iconici, come l'astronave, la tuta spaziale, il robot Gort e la frase “Klaatu barada nikto” reinterpretandoli a modo mio. Già per l'epoca il design di questi elementi era innovativo perciò ho cercato di lasciare intatto lo spirito originale. Gli elementi alieni sono fortemente legati tra loro come rappresentanza materiale di un mondo “diverso”. Ho dato l'aspetto tecnologico necessario affinché tutto questo ispirasse sintonia con la natura.
KR: Da bambino ho visto molte volte il film ma noi siamo partiti da un punto di vista diverso: nell'originale Klaatu è da subito affabile e gentile mentre verso il finale si incupisce, assumendo un aspetto sinistro. Nel nostro film avviene l'esatto contrario: Klaatu è inizialmente più ostile, ma nel corso della storia diviene un personaggio decisamente positivo non appena prende contatto con gli esseri umani.

Cosa è cambiato dal 1951 ad oggi? L’umanità è rimasta uguale ad allora?
SD: Il film originale nasceva in un’epoca in cui c’era terrore riguardo alle armi nucleare. Oggi le armi nucleari esistono ancora, ma non si è giunti alla catastrofe che si temeva, quelle armi non sono state impiegate. Ritengo che l’essere umano, in situazioni estreme e di grande sofferenza, sia portato a fare scelte decisive, che però sono sagge e giuste. Oggi l’attenzione del film si sposta sulla questione ecologica, tra 60 anni, forse, ci sarà un’altra versione del film su altri argomenti, e l’uomo per allora sarà riuscito a risolvere il quesito che abbiamo posto in questo film.

Il bambino appare come una figura combattuta, violenta, difficile. Qual’è il suo significato all’interno del film?
SD: Il bambino rappresenta una famiglia spezzata, come ne esistono tante in America e nel mondo. È carico di rabbia, è confuso, e questa confusione viene risolta soltanto nel finale, grazie anche alla figura della madre. Uno dei migliori aspetti dell’umanità è proprio questo: il saper crescere nelle difficoltà, ed è questo momento che permette a Klaatu di comprendere la vera natura dell’uomo. Per il resto non credo sia il simbolo di nient’altro in particolare.

C’è bisogno degli alieni per farci capire che l’inquinamento va fermato? E quali film di fantascienza sono tra i suoi preferiti?
KR: No, non c’è bisogno di alieni. Il pianeta ce lo fa capire da solo, con i suoi sconvolgimenti. Per quanto riguarda la seconda domanda direi i classici: Star Wars, Blade Runner, 2001: Odissea nello Spazio, Solaris.

Si è mai sentito “alieno” nella carriera o nella vita? Crede negli alieni o negli ufo?
KR: L’alieno fa parte di una storia, e le storie riescono a farci riflettere su noi stessi. Il momento in cui mi sono sentito più alieno, in effetti, è stato alla scuola superiore (ride). Se credo? Si. Nell'Universo non possiamo essere soli. Riguardo gli UFO non saprei, ho anche degli amici che ne parlavano... Sì, perché no?

A conoscerla meglio non sembra il tipo di persona che invece spesso interpreta nei suoi film: Neo, Klaatu... sono quasi figure messianiche, distanti. Come si trova in questi ruoli?
KR: È vero che è una sorta di gabbia, ma una gabbia meravigliosa. Sono splendidi ruoli, non c’è molto da aggiungere.

Nel film originale è Gort, l’androide, a controllare Klaatu. Nel vostro remake come stanno le cose?
KR: Sono io il capo. (risate) Però la sentinella robot è dotata di una propria volontà, è indipendente. Rispetto al film originale viene esteso quel concetto “attacca quando è attaccato”.

C’è la possibilità di un altro Matrix?
KR: Onestamente non credo, il percorso di Neo mi sembra concluso.

Un suo collega, Peter Jackson, ha realizzato il remake di King Kong lasciandolo in un contesto anni ’30. Lei invece ha preferito portare Ultimatum Alla Terra al presente. Come mai non ha seguito la scelta del suo collega?
SD: Quando si decide di realizzare il remake di un classico ci vuole un’ottima ragione. Per me la prima è stata che oggi non sono in molti ad aver visto il film originale. La seconda invece sta proprio nell’elemento del contesto. Già nella sceneggiatura che mi era stata sottoposta era presente questa contestualizzazione al presente, con la questione ecologica al centro del film, ed è stata una delle principali ragioni che mi hanno portato a dirigerlo.

Qual è stato il suo contributo alla sceneggiatura?
KR: Ho avuto l’opportunità di contribuire alla stesura, grazie al regista e alla produzione, ma più che altro direi che la mia collaborazione consisteva nel consigliare cosa funzionava e cosa no da un punto di vista recitativo.
SD: In realtà prima ti sei concentrato sulla storia generale, e solo successivamente sul tuo personaggio, cosa che ho decisamente apprezzato e che ci è stata di grande aiuto.

Perchè la gestione della crisi è stata affidata al Segretario di Stato e non al Presidente? Dipende anche dal fatto che ancora non era possibile sapere chi sarebbe stato eletto?
KR: Il Presidente nel film è un’idea statica, più che un personaggio. Il personaggio del Segretario di Stato invece cambia opinioni nel corso della storia e ci sembrava il "tramite" migliore tra gli umani e gli alieni.
SD: Mentre realizzavamo il film questa era una cosa a cui pensavo spesso. Come molti Americani pensavo che qualcosa dovesse cambiare, e che alle elezioni sarebbe seguito un periodo di ottimismo e di slancio in positivo. Avere un Presidente nel film sarebbe stato controproducente, meglio avere un Segretario di Stato con una mentalità più militare.

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