Speciale Tutto il meglio del cinema indie 2014

Ripercorriamo il meglio del cinema indie dell'anno appena trascorso!

Speciale Tutto il meglio del cinema indie 2014
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Se l’ultimo periodo dell’anno, per tradizione, cinematograficamente parlando è soprattutto il periodo dei grandi blockbuster (Interstellar, Hunger Games, Lo Hobbit) e dei film d’animazione per tutta la famiglia (I pinguini di Madagascar, Big Hero 6), a ritagliarsi il loro spazio nelle sale sono anche, fortunatamente, alcuni apprezzatissimi film indipendenti provenienti dall’America. Accanto alle mega-produzioni hollywoodiane, difatti, il cinema indie made in USA continua a dimostrarsi più fertile che mai, e pure quest’anno, come già avvenuto nelle precedenti edizioni, si prepara a fare la parte del leone ai Golden Globe e agli Oscar. Ma pure fra le pellicole che non riceveranno la “benedizione” dell’Academy, tuttavia, è possibile trovare alcune piccole perle che rischiano magari di passare inosservate, ma che vale la pena provare a recuperare. Come già fatto l’anno scorso, dunque, anche per il 2014 vi proponiamo un approfondimento per segnalarvi i titoli indipendenti del cinema americano che hanno attirato maggior attenzione ed interesse oltreoceano, e che hanno fatto parlare di sé pure fra il pubblico europeo (o arriveranno in futuro nelle nostre sale).

Titoli da Oscar: Boyhood e Birdman

Per iniziare il nostro itinerario, quale punto di partenza migliore dei due titoli indie che stanno monopolizzando l’awads season americana e che, dopo aver raccolto il plauso pressoché unanime della critica, sono già in prima fila per la prossima edizione degli Oscar? Stiamo parlando di Boyhood, premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino e uscito nelle nostre sale due mesi fa, e di Birdman, o le imprevedibili virtù dell’ignoranza, film d’apertura dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia e in arrivo in Italia il 5 febbraio. Realizzato da Richard Linklater nell’arco di ben dodici anni, Boyhood è la cronaca in “tempo reale” della formazione di Mason Evans (Ellar Coltrane), figlio di due genitori separati (Patricia Arquette ed Ethan Hawke), con la rappresentazione di alcuni momenti della sua vita familiare e affettiva nell’età compresa fra i sei e i diciotto anni. Un’opera intima e delicata, unica nel suo genere, che affronta i temi del tempo, dei rapporti familiari e delle sfide quotidiane nella crescita e nel percorso verso l’età adulta.
Di carattere ben diverso invece Birdman, in cui il regista messicano Alejandro González Iñárritu si cimenta per la prima volta con il registro della commedia dai tocchi surreali trasportandoci dietro le quinte di una pièce teatrale che sta per andare in scena a Broadway, fra mille problemi, imprevisti e crisi d’identità. Protagonista dello spettacolo è Riggan Thomson, un attore di mezza età diventato famoso per aver impersonato al cinema, molti anni prima, un supereroe di nome Birdman, e ora in attesa dell’agognato riscatto artistico. Candidato a sette Golden Globe, Birdman vanta un cast superbo capitanato da un eccellente Michael Keaton, che in questo film offre la migliore prova della sua carriera.

Parlando d’amore: The One I Love e I toni dell’amore

Uscite ad agosto nelle sale americane, The One I Love e Love Is Strange (approdato nelle sale italiane il mese scorso, con il titolo I toni dell’amore) sono due pellicole che affrontano il tema dei sentimenti attraverso un’analisi delle relazioni matrimoniali, con una profonda attenzione per le sfumature psicologiche. Film d’esordio del giovane Charlie McDowell, The One I Love vede protagonisti Mark Duplass ed Elisabeth Moss (la star della serie Tv Mad Men) nei ruoli di Ethan e Sophie, una coppia di trentenni sposati ma con numerose difficoltà nel tenere in piedi il loro mènage; su consiglio del loro terapista (Ted Danson), Ethan e Sophie decideranno di partire insieme per un weekend da trascorrere lontani dal resto del mondo... non tutto, però, andrà come previsto.
Ne I toni dell’amore, firmato da uno dei nomi di punta del cinema indipendente americano, Ira Sachs, la coppia al centro della storia è invece quella formata da Ben e George, impersonati da John Lithgow e Alfred Molina: due maturi omosessuali che si sono uniti in matrimonio dopo aver trascorso fianco a fianco quasi quarant’anni delle rispettive esistenze. Quando però, a causa di problemi finanziari, Ben e George sono costretti a vendere il loro appartamento di Manhattan per cercare un alloggio più economico, il loro rapporto dovrà resistere agli ostacoli di una separazione temporanea ma tutt’altro che semplice.

Fra dramma e ironia: Obvious Child e The Skeleton Twins

Ecco altri due film apprezzatissimi della critica che, a dispetto del basso budget e di una distribuzione limitata, sono riusciti a ritagliarsi una notevole fetta d’attenzione da parte degli spettatori in America (nella speranza che ciò accada anche da noi). Obvious Child, sceneggiato e diretto dalla regista Gillian Robespierre basandosi sul suo omonimo cortometraggio, vede protagonista l'attrice comica Jenny Slate nella parte di Donna, una ragazza che, dopo il fugace rapporto di una notte con Max (Jake Lacy), scopre di essere rimasta incinta e prende la decisione di abortire. Una tematica complessa e controversa è sviluppata in Obvious Child con un’ironia ed un equilibrio che sono valsi al film l’apprezzamento unanime della critica.
Si parla invece di famiglie disfunzionali in The Skeleton Twins, opera seconda del regista e sceneggiatore Craig Johnson, premiata al Sundance Film Festival e ricompensata da un buon responso al box-office americano. Al centro del racconto, in questo caso, troviamo Maggie (Kristen Wiig, la star de Le amiche della sposa) e Milo (Bill Hader), due fratelli che non si vedono da dieci anni, ma che sono entrambi vittime di una grave depressione. Il tentato suicidio di Milo spingerà i due a riavvicinarsi l’uno all’altra: Milo sarà invitato infatti a trascorrere la sua convalescenza a New York in compagnia della sorella, innescando così l’occasione per ricostruire un legame che potrà aiutare entrambi a fronteggiare i rispettivi problemi.

Grandi prove d’attore: St. Vincent e Whiplash

È in arrivo giovedì 18 dicembre nei cinema italiani, dopo l’ottimo risultato riscosso negli Stati Uniti (40 milioni di dollari d’incasso), St. Vincent, la commedia di Theodore Melfi che ha appena ottenuto due nomination ai Golden Globe, inclusa quella come miglior attore per il suo indiscusso mattatore, il simpatico Bill Murray. Il popolare attore americano veste i panni di Vincent McKenna, uomo di mezza età burbero, solitario ed alcolizzato, che tuttavia inizierà ad aprirsi al mondo dal momento in cui la sua nuova vicina di casa, Maggie Bronstein (Melissa McCarthy), gli chiederà di fare da baby sitter a suo figlio di dodici anni, Oliver (Jaeden Lieberher), il quale svilupperà un inaspettato affetto per Vincent.
Un’altra grande prova d’attore, benché in un film dal tono decisamente opposto, è quella offerta da J.K. Simmons, super-favorito per l’Oscar come miglior attore supporter grazie alla sua intensa performance in uno dei film più applauditi allo scorso Festival di Torino: Whiplash, dramma scritto e diretto da Damien Chazelle. La pellicola racconta il calvario attraversato da Andrew Neiman (Miles Teller), un ragazzo di diciannove anni con la passione per la batteria e l’ambizione di diventare un affermato musicista jazz, il quale inizia a frequentare una prestigiosa scuola di musica, scontrandosi con un autoritario e feroce insegnante, Terence Fletcher (J.K. Simmons). Whiplash sta già suscitando fervidi entusiasmi in America e potrebbe diventare un piccolo fenomeno anche fra il pubblico di casa nostra.