Speciale Transformers 2 - Conferenza Stampa

Produttore e cast del blockbuster estivo ci svelano i retroscena del film

Speciale Transformers 2 - Conferenza Stampa
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Il primo film dei Transformers, uscito nel 2007, è stato un successo planetario di enormi proporzioni: costato 150 milioni di dollari, ne ha incassati 700 parlando solo del botteghino (senza considerare dunque il merchandising e l'home video, dove ha dominato diventando il dvd più venduto dell'anno).
Alla base di questo colpaccio c'è naturalmente l'innovazione tecnologica che il film ha portato con sè, per quanto riguarda la computer grafica e l'interazione degli attori in carne e ossa con essa.
Dopo tali numeri e presupposti, è più che giustificata l'attesa di pubblico e critica per il seguito della pellicola, che sarà nei cinema di tutta Italia dal 26 di Giugno.
Dopo averci fatto assistere in anteprima nazionale al film (non perdetevi la recensione, on line dal 16 di questo mese!) il produttore Lorenzo di Bonaventura e parte del cast ci ha accolto nel lussuoso Grand Hotel Hassler di Roma per raccontarci curiosità e retroscena sulla lavorazione del film e rispondere alle nostre domande.

Niente convenevoli, tutta azione

Non facciamo in tempo ad accomodarci che Tyrese Gibson (il Sergente Epps in entrambi i film) entra in sala insieme ai giornalisti dall'entrata principale come se fosse uno di noi, salutandoci cordialmente uno per uno, facendosi notare per la simpatia e la disponibilità anche per tutto il resto della conferenza stampa.
Gibson non è certo l'unico interprete presente: insieme a lui troviamo anche Josh Duhamel (ovvero il fascinoso Maggiore Lennox) e Ramon Rodriguez, il volto nuovo della pellicola, colui che nel film interpreta Leo Spitz, il nuovo amico e compagno di avventure del protagonista Sam.
Dopo la parentesi dedicata al photoshot, si è entrati subito nel vivo della conferenza.

Comicità, tecnicismo e difficoltà sul campo

La prima domanda, a sorpresa, non è stata posta sull'aspetto tecnico, quanto sulla componente comica di molte battute e situazioni, continuando sulla scia del precedente episodio:
"Sì, il film ha molti momenti comici, a cominciare dal nome completo del mio personaggio..." prende la palla al balzo Rodriguez, "...e Michael [Bay, N.d.r.]ci ha permesso di improvvisare: ha un grande senso dell'umorismo, e se riesci a far ridere lui sai che sei sulla strada giusta. Poi Turturro è un grande del genere, bastava seguirlo".
Di Bonaventura aggiunge: "I momenti comici del primo film sono piaciuti molto, quindi abbiamo deciso di proseguire sulla stessa strada. Ogni giorno poi Michael si chiedeva come rendere più divertenti certe situazioni!"

La questione tecnica non si fa però aspettare:
"Abbiamo avuto la possibilità di lavorare con le due migliori compagnie al mondo per quanto riguarda gli effetti visivi: la Industrial Light & Magic e la Digital Domain, quindi le possibilità erano grandiose. Ci hanno fatto vedere cosa si poteva migliorare di sicuro, a partire dalla fluidità dei movimenti che, pur mantenendo un felling meccanico, potevano essere resi ancora meglio. Il bello della sfida in questi film è che si conosce il punto di partenza, ma non si sa mai quale sarà il punto d'arrivo fino alla fine" (L.di B.)

La domanda seguente riguarda le difficoltà attoriali di recitare e interagire con qualcosa che non è realmente presente sulla scena:
"A proposito di questo, Michael era sempre precisissimo, indicandoci esattamente dove posizionarci, o guardare"
"Un lavoraccio, e rivedendoci nel prodotto finito, è strabiliante come le indicazioni dateci fossero così puntuali" (R.R., T.G.)
"Che poi ci vuole un sacco di fantasia ad immaginare che quei pali siano degli immensi robot! Anche se bisogna dire che recitano meglio di Josh, ahah!" "Già, è vero, li vogliamo a recitare anche nel prossimo Transformers, loro sì che sono bravi, non come Josh!" scherzano i due.

E ancora, sulle difficoltà varie ed eventuali incontrate in fase di produzione:
"Coordinare il lavoro di tutti è un'impresa da intraprendere con moltissima attenzione, perché ci sono una marea di particolari: oltre al fatto che in scena magari ci sono centocinquanta fra attori e comparse, e bisogna coordinarli con gli aerei, gli effetti speciali e quant'altro. Riuscirci senza imprevisti dipende dalla precisione nel dare le giuste direttive a tutti di modo che nessuno si faccia male, nelle scene più concitate" (L. di B.)
"In scena eravamo tutti attori, compresi i militari che ci davano una mano e partecipavano alle riprese, ma al contempo ci sentivamo tutti soldati, e quindi non sentivamo il diritto di lamentarci"
"Esatto, stando tutto il giorno sul set, con pause solo per il pranzo, in pratica vivevamo la vita militare in tutto e per tutto, viste le nostre routine. Sempre in divisa e all'erta, non stavamo certo in disparte a bere gazzosa. Tutti facevano il proprio lavoro, e contribuivano e imparavano dagli altri. Ho parlato diverse volte coi consulenti militari: noi siamo indirettamente il modello attraverso cui alcuni giovani decidono di arruolarsi, ed eravamo decisi a rendere onore ai veri militari, perché è gente incredibile che mette a rischio per davvero la propria vita ogni giorno, non per soldi o per viaggiare, ma per la propria patria e degli ideali" (T.G., J.D)
"Per me è il primo grande film del genere, non immaginavo fosse davvero così faticoso. Poi calcolate che certe espressioni che vedete nel film non sono recitate, ma vere: soffrivamo il caldo, pativamo la fatica, e sentivamo le esplosioni quasi addosso. Il modo di lavorare di Michael ti mette davvero dentro l'azione, ti fa sentire il vero pericolo sul collo." (R.R.)

Influenze cinematografiche e militari

Steven Spielberg, una delle massime autorità mondiali del cinema fantastico, è nuovamente il produttore esecutivo anche per questo film. Si è voluto dunque chiedere l'effettivo apporto di questo Maestro al film.
"Steven ha lasciato moltissima autonomia a Michael, sa quanto vale in questo genere di film, e poi si intendono alla grande: in molti hanno ipotizzato ad esempio che la scena del primo film con la bambina e il transformer che esce dalla piscina fosse un'idea di Steven, visto lo stile, ma in realtà e tutta farina del sacco di Michael. Tuttavia, Steven è un grande nell'organizzazione, la sua esperienza è impagabile." (L. di B.)
"La pressione, sul set, era incredibile. Già essere diretti da Michael non è cosa da poco, se poi hai anche Steven Spielberg a monitorare il tuo lavoro, be'..." (T.G.)

Segue una domanda sul fatto che gli attori si sentano o meno messi 'in disparte' dagli effetti speciali e soprattutto dai robot, dato che il pubblico va a vedere la pellicola soprattutto per loro:
"E' vero, io sono molto geloso dei robot...ci rubano davvero la scena, eheh. Ma si sapeva fin dall'inizio, e inoltre i protagonisti umani sono comunque Shia e Megan, dunque non avevo certo aspettative di protagonismo per questo film. Tuttavia avevo un ruolo ben definito da portare avanti, rendendo realistiche tutte le scene militari: quello era il mio compito, il mio lavoro" (J.D.)
"In un film come questo gli umani si sentono necessariamente accessori. Anche perché bisogna non solo combattere, ma anche interagire coi robot. Ad ogni modo, non so fare tutto quello che può fare Optimus Prime, quindi è giusto così, ahah" (T.G.)
"Io mi preoccupavo tantissimo della reazione del pubblico alla mia interpretazione. Shia, per tranquillizzarmi, ha scherzato dicendomi 'tranquillo, tanto la gente guarda solo i robot!' " (R.R.)

Il discorso è poi inevitabilmente finito sul versante militare dell'opera. In Transformers, infatti, non si vedono solo tantissimi robot, ma anche un impressionante campionario bellico, frutto della collaborazione fra la produzione, Bay e l'esercito statunitense.
"Io e Michael non siamo nuovi ai film ad ambientazione militare, quindi abbiamo esperienza e contatti. E' stato uno scambio reciproco e fruttoso: noi ci abbiamo guadagnato tanto realismo, loro si sono divertiti tantissimo a combattere i robottoni! Un incontro fra due mondi diversi eppure uniti dal duro lavoro. Certe scene non sono in computer grafica: ad esempio quella dell'arrivo dei caccia. E' stata una cosa entusiasmante viverle." (L. di B.)
L'umorismo degli attori, di tanto in tanto, fuoriesce senza preavviso, in maniera spontanea:
"Ne approfitto per chiedere una cosa a Lorenzo che mi chiedo da tempo: visto che avevamo tanti esperti militari sul set, perché mi avete fatto riutilizzare di nuovo quell'inutile fucile? Avevamo visto già nel primo che non funzionava!" chiede scherzosamente Duhamel.
"Tanto tu non sai prendere la mira lo stesso!" lo canzona di Bonaventura.

Domande e risposte si susseguono dunque fra il serio e il faceto; restando in tema militare, però, si è chiesto se effettivamente ci sia qualche rapporto fra le tematiche del film relative all'utilizzo dei robot in guerra, alla sostituzione dell'elemento umano con le macchine nella società e a quanto si sta sviluppando davvero nell'industria bellica in proposito:
"In certi campi la sostituzione è già avvenuta: quando chiamo il servizio clienti della mia compagnia telefonica, prima di parlare con un operatore in carne ed ossa, ne devo affrontare mille dalla voce metallica!" irrompe Duhamel.
"E' una tematica importante, ma il nostro non è un film militarista o di propaganda, questo è certo. E' solo che ci siamo chiesti come gli umani potessero mai contrattaccare degli esseri come i Transformers: ci siamo dunque detti che bisognava chiedere a chi nel mondo ne sa più di tutti in proposito. Ma nel film è importante anche l'elemento umano, e l'interazione di esso con quello robotico." risponde serio di Bonaventura.

La preparazione all'opera

Film d'azione come Transformers necessitano di una preparazione fisica di prim'ordine, come confermato anche dagli stessi LeBouef e Fox. E' stato chiesto, dunque, se gli attori fossero già preparati e in forma, e se praticassero qualche sport, magari estremo, nel tempo libero:
"Io e Josh diamo di fioretto ogni venerdì, in sfide all'ultimo sangue. E poi ci tiriamo anche le stelle ninja!" dice Rodriguez ridendo.
"Io pratico balletto, e ho invitato anche Ramon a farlo insieme a me, ma dice che non si vede bene in tutù" aggiunge Gibson.
A Duhamel, divertito e ultimo a dover 'sfoggiare' qualche curiosa attività fisica, viene suggerita la pratica degli origami, ma lui sostiene che preferisce "fare la maglia, ahah. E, a parte gli scherzi, mi piacciono il golf e la vita all'aria aperta".
"Anche perché la cosa più violenta che Josh potrebbe fare nella realtà è dare l'Alka Seltzer agli scoiattoli [?! N.d.r.]" conclude Gibson.

La domanda successiva è invece seria, e riguarda le differenze incontrate dagli attori, che si sono fatti le ossa in televisione, fra il lavorare per una serie televisiva e impegnarsi nel cinema:
"La domanda è ottima: gli sceneggiatori contano molto in tv, i copioni sono rigidi, mentre nel cinema sono i registi che hanno l'ultima parola, c'è molta più sperimentazione e improvvisazione. Soprattutto con registi vulcanicamente creativi come Michael." (J.D.)
"Pienamente d'accordo con Josh, mi ha stranito il passaggio, ma è bello poter cambiare in continuazione, sperimentare, e anche viaggiare per realizzare tante scene diverse." (R.R.)
"A proposito dell'improvvisazione, mi è venuta in mente una mattina che mi sono ritrovato davanti il copione con una scena totalmente nuova, ideata da Michael poco prima, scena che ho dovuto memorizzare in una decina di minuti, una vera sfida alle nostre abilità di attori!" (J.D.)

Transformers nasce originariamente da una linea di giocattoli ideata da un designer giapponese, e in Giappone c'è una lunga tradizione a riguardo dei robot trasformabili. La domanda sull'influenza della cultura robotica giapponese sul prodotto era dunque inevitabile:
"Abbiamo visionato molte serie giapponesi per renderci conto davvero del genere, ma abbiamo anche scoperto che noi concepivamo il genere diversamente dai giapponesi, soprattutto per l'elemento umano, trattato diversamente. Ci aspettavamo un successo notevole in Giappone per il primo episodio fin da subito, quando invece all'inizio l'audience nipponica sembrava rispondere freddamente: abbiamo quindi realizzato che una metà del pubblico di quelle parti, a sorpresa, odia i robot [affermazione che ha lasciato molti perplessi, in sala, N.d.r.]. Mettendo più in risalto i protagonisti umani nelle locandine, però, abbiamo riguadagnato parte del pubblico." (L. di B.)
"Alla prèmiere giapponese abbiamo avuto l'onore di conoscere Sato-san, l'ottantaseienne ideatore dei robot originali. E' una persona squisita, e ha regalato un modellino raro a Michael. Per me, è stata la quadratura del cerchio" (T.G.)

Indiscrezioni e ricordi di fan

Le domande sulle indiscrezioni e i rumor circolanti in rete non mancano mai. Molte di queste danno per certa l'uscita del terzo capitolo per il 2012, con la 'sicura' aggiunta dei Dinobots (i Transformers-dinosauro) nel cast 'virtuale' del film. In proposito, di Bonaventura ha affermato:
"Tutte speculazioni dei fan, niente di ufficiale. Anche se difficilmente utilizzeremo i Dinobots: all'epoca della loro uscita c'è stato un calo di interesse nel franchise, segno che funzionano meno rispetto agli altri. E poi c'è una tale scelta di personaggi, tra cui scegliere..."

I tre attori, giovani ma non certo ragazzini, hanno l'età giusta per aver potuto vedere la serie originale da piccoli, proprio quella con Optimus Prime attorno a cui si è creata l'ossatura del film. Gli si è chiesto, dunque, se fossero, da piccoli, fan del franchise:
"Io sono sempre stato un grande fan! Ho anche un tatuaggio col simbolo degli Autobots!" afferma contento Gibson.
"Io non me li perdevo mai, la mattina a colazione prima di andare a scuola. Quando mi hanno affidato la parte di Leo e ho chiamato mia madre per comunicarle la notizia, lei era contenta perché si ricordava quanto mi piacessero da piccolo. Le ho chiesto se mi cercava in soffitta le mie vecchie action figures, e mi ha ritrovato ben otto pupazzi!" incalza Rodriguez.
"Io sono un po' più grandicello degli altri, quindi a differenza loro, i Transformers li ho visti alla fine del mio periodo infantile, probabilmente chiudendolo con essi, come loro fan, poiché poi di lì a poco ho cominciato ad essere fan anche delle ragazze mie coetanee" conclude Duhamel sorridendo.

Tempo per un ultimo paio di domande al volo, come ad esempio quanti minuti di metraggio utile si è riusciti a collezionare, all'incirca, ogni giorno, durante la lavorazione del film:
"Non abbiamo fatto un calcolo del genere, valutavamo il nostro lavoro in base alla qualità del nostro operato e del girato giornaliero, al di là del metraggio di pellicola. Avere una squadra che funziona bene porta sempre ai risultati sperati e a rispettare il budget" (L. di B.)

Per concludere, si chiede a di Bonaventura di spendere qualche parola a proposito del loro prossimo, anzi imminente progetto, G.I.Joe, anch'esso ispirato ad una linea di giocattoli della Hasbro, e che sbarcherà anche in Italia a Novembre:
"Ne parleremo a tempo debito, in una conferenza apposita. Per ora sappiate che è un film strepitoso!"

Non possiamo che dirci soddisfatti dell'incontro odierno: gli ospiti ringraziano e vanno via per tener fede ai numerosi impegni, non prima però di aver generosamente firmato autografi e posato per le foto ricordo di rito.

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