Speciale Terminator: Genisys - Non solo Schwarzy!

Un viaggio nella saga fantascientifica che, tra cyborg e viaggi nel tempo, ha provveduto a regalare la popolarità ad Arnold Schwarzenegger, generando anche un'infinità di imitazioni e qualche sequel apocrifo.

Speciale Terminator: Genisys - Non solo Schwarzy!
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L'attesa è stata tanta e, alla fine, diretto dall'Alan Taylor già occupatosi nel 2013 del cinecomic Marvel Thor: The dark world, il 9 Luglio 2015 approderà nelle sale cinematografiche italiane Terminator Genisys, ovvero il quinto capitolo della popolarissima fanta-saga iniziata nel 1984.
Capitolo che, dopo la parentesi del precedente, nel quale faceva soltanto una brevissima "apparizione digitale", riporta in scena il protagonista storico Arnold Schwarzenegger, che raggiunse la popolarità proprio grazie al mitico capostipite cui si devono, oltre alla serie televisiva Terminator: The Sarah Connor chronicles, non poche imitazioni.
Potremmo citare Eliminators, diretto nel 1986 da Peter Manoogian e che, riguardante un pilota precipitato nella giungla e trasformato in un armatissimo androide da un malvagio scienziato, vide alla produzione il re dei b-movie Charles Band che finanziò, l'anno successivo, anche Maximum thrust di Tim Kinkaid, incentrato su una guardia del corpo indistruttibile e in contrasto con i crudeli metodi della dittatrice assegnatagli da difendere.
Senza contare il trittico di professori robot trucida-studenti di Classe 1999, firmato nel 1990 da Mark L. Lester, un anno prima di vedere in azione la sexy e pericolosa Eve 8 di Priorità assoluta di Duncan Gibbins e anticipando anche il cattivo uomo macchina Frank Zagarino della tetralogia Shadowchaser, concepita tra il 1992 e il 1996 (i primi tre film hanno visto dietro la macchina da presa John Eyres, il quarto Mark Roper).
Ma, senza dilungarci troppo, passiamo direttamente a rispolverare le quattro pellicole - e i sequel apocrifi - che hanno preceduto questo nuovo tassello che, a quanto pare, partirà dal 2029 per poi balzare nel passato con molte nuove sorprese ed uno script pazzesco.

Terminator (1984)

Dal futuro arriva a Los Angeles un sofisticato killer che, metà uomo e metà macchina, è stato inviato per eliminare la giovane Sarah Connor alias Linda Hamilton, inconsapevole di essere colei che darà alla luce il John Connor che guiderà nel XXI secolo una vittoriosa resistenza nella guerra tra esseri umani e robot e che, appunto, dal 2029 manda in sua difesa il giovane combattente Kyle Reese, ovvero il Michael Biehn poi rivisto in Aliens - Scontro finale.
Del resto, al timone di regia vi è lo stesso James Cameron che, reduce dal pessimo Piraña paura, di due anni prima, si è poi occupato nel 1986 anche del seguìto del capolavoro di Ridley Scott; mentre la tenebrosa Città degli angeli qui messa in scena si mostra non poco debitrice nei confronti dell'ambientazione di 1997: Fuga da New York di John Carpenter, nel quale, non a caso, il regista fece parte del team di effettisti.
E non si tratta dell'unico rimando all'autore di Christine - la macchina infernale e Grosso guaio a Chinatown, in quanto lo stesso T-800 incarnato da uno spietato Schwarzenegger post-Conan il barbaro non può fare a meno di essere interpretato in qualità di riadattamento cibernetico dello psicopatico mascherato Michael Myers di Halloween - la notte delle streghe.
Con abbondanti spargimenti di cadaveri e sequenze da antologia che, dal massacro all'interno della stazione di polizia allo scontro conclusivo con lo scheletro metallico, contribuiscono a generare un vero e proprio capolavoro della fantascienza nato a basso costo e volto a fornire un innovativo soggetto relativo a viaggi del tempo e destino poco prima dell'altro super classico Ritorno al futuro, messo in cantiere da Robert Zemeckis nel 1985.

Terminators 2 (1987)

Nel tentativo di fuggire da una Terra avvelenata e destinata alla morte, un'intera città parte in viaggio nel tempo, protetta da un campo di forza, per poter trovare un posto sicuro tra il passato e il futuro; senza tenere in considerazione, però, i continui, violenti attacchi da parte dei cyborg mutanti denominati Jen-Diki, malvagi nemici degli esseri umani.
Con un cast comprendente il Dean Stockwell di Dune e la Carrie Fisher di Guerre stellari, non si tratta, ovviamente, del sequel di Terminator, bensì dell'australiano The time guardian di Brian Hannant, il cui titolo italiano, oltre a riallacciarsi furbescamente al film di Cameron, ha fatto pensare che si trattasse di una continuazione dello sconosciuto lungometraggio televisivo Annihilator di Michael Chapman, datato 1986 e trasmesso dalle nostre parti come Terminators.
In realtà, con il deserto del XX secolo a fare da scenografia, nient'altro che una dignitosa produzione fantascientifica strizzante l'occhio a Hollywood, ma del tutto priva di mordente, nonostante la buona resa visiva della confezione e le spettacolari sequenze di battaglia presenti.

Terminator 2 (1989)

Incaricati di scoprire cosa sia accaduto a un'equipe scientifica scomparsa nel nulla in una futuristica, degradata Venezia, alcuni tecnici e agenti raggiungono il laboratorio in cui essi stavano lavorando; trovando, però, soltanto una bambina sopravvissuta per poi essere attaccati da mostruose creature nate, a quanto pare, dalle mutazioni genetiche dovute al forte inquinamento.
Anche in questo caso il film di Cameron non c'entra niente, in quanto ci troviamo dinanzi a quello che, sceneggiato dal Claudio Fragasso futuro autore di Palermo Milano solo andata e internazionalmente (s)conosciuto come Shocking dark, il trasher Bruno Mattei - firmandosi Vincent Dawn - ha realizzato dopo aver oltretutto concepito una sorta di rozza fusione di Robocop e Predator tramite Robowar, dell'anno precedente.
Ma, sebbene un replicante proto-Schwarzy si palesi nell'ultima mezz'ora di visione e sia presente anche un ritorno al 1989, l'elaborato, in realtà, non manifesta altro che i connotati di noiosissima scopiazzatura di Aliens - Scontro finale, tempestata di fumi nebbiosi per creare atmosfera e caratterizzata da un continuo vagare nei sotterranei.
Un tipo di cinema che, brutto quanto vi pare, ha praticamente anticipato il concetto su cui si basano oggi i mockbuster targati Asylum, apparendo, a distanza di anni, decisamente più convincente di tanti odierni low budget tricolori realizzati in digitale.
Da vedere, magari, insieme a Vendetta dal futuro di Sergio Martino, Top line di Nello Rossati e Cyborg - Il guerriero d'acciaio di Giannetto de Rossi, precedenti imitazioni terminatoriane nostrane sfornate tra il 1985 e il 1989.

Terminator 2 - Il giorno del giudizio (1991)

Dieci anni dopo la distruzione del T-800 operata da Sarah Connor, un altro analogo esemplare schwarzeneggeriano giunge dal futuro per rivelarsi, con sorpresa, intento a difendere l'adolescente John Connor alias Edward Furlong dal malvagio, sofisticato T-1000, costituito di metallo liquido e capace di assumere alla perfezione i connotati di persone ed oggetti.
Con la donna nuovamente incarnata da Linda Hamilton e ora rinchiusa in manicomio criminale, quindi, se il cattivo del primo film, come già accennato, sembrava una sorta di Michael Myers cibernetico, il nuovo arrivato - magistralmente interpretato da un glaciale Robert Patrick - richiama sempre l'omicida halloweeniano, ma in grado di compiere imprese degne dell'entità aliena vista ne La cosa (riecco Carpenter).
E Cameron, di nuovo al timone di regia, si mostra capace di dare al suo capolavoro il giusto sequel, abilmente giostrato tra abbondanza di esplosioni e serrati inseguimenti a bordo di camion e motociclette, nonché rimasto nella storia della Settima arte a causa dell'innovativo uso dell'effetto Morphing, che ha finito per influenzare tutto il successivo cinema a base di mutazioni in digitale.
Non a caso, il lungometraggio si è aggiudicato i premi Oscar nelle categorie relative al trucco, il sonoro, gli effetti visivi e quelli sonori, pur rischiando di apparire leggermente tirato per le lunghe quando comincia a soffermarsi sul tentativo di ostacolare il dottore da cui dipende Skynet, sistema che porterà le macchine a dominare sugli esseri umani.

Terminator 3 - Le macchine ribelli (2003)

Grazie a John Connor, sfuggito dieci anni prima al temibile T-1000 e che ora vive in incognito per non essere scovato, il Giorno del Giudizio - nel quale le macchine di Skynet avrebbero dovuto attaccare l'umanità - è stato evitato; ma dal futuro arriva T-X, ovvero Kristanna Loken, sotto le cui fattezze di donna si nasconde un endoscheletro in lega, rivestito di metallo liquido, armato di mitragliatrice al plasma e capace di controllare altre macchine e mutare aspetto.
Un sofisticato cyborg il cui obiettivo non è soltanto il ragazzo, qui con il volto di Nick Stahl, ma anche l'ignara Kate Brewster, interpretata da Claire Danes, insieme alla quale, tre ore prima della fine del mondo, si trova a lottare per la sopravvivenza soccorso dal T-101, ancora caratterizzato dai connotati di Schwarzenegger.
Nel corso di un adrenalinico terzo capitolo che Jonathan Mostow - autore dei thriller Breakdown - La trappola e U-571 - gestisce a dovere, pur non raggiungendo le vette da cult dei due film precedenti ed evitando le atmosfere dark cameroniane, tra azione mozzafiato (memorabile il distruttivo inseguimento a bordo del camion), un pizzico di splatter (il T-X oltrepassa con un pugno il torace di un poliziotto) e immagini memorabili (Schwarzy con bara e arma da fuoco tra le mani e il fondale marino interamente ricoperto di teschi).
Senza dimenticare l'ironia e con un minimo di spirito post-11 Settembre.

Terminator salvation (2009)

Si apre nel 2018, con l'esercito robotico impegnato a uccidere e catturare esseri umani nascosti nei deserti e nelle città desolate, mentre piccoli gruppi di sopravvissuti si organizzano nella Resistenza, rifugiati in bunker sotterranei.
Sotto la regia di McG, responsabile dei due Charlie's angels, entra in scena il misterioso Marcus alias Sam Worthington, proveniente dal passato e pronto ad affiancare Connor - stavolta con le fattezze di Christian Bale - nel contrastare le nuove strategie adottate dall'intelligenza artificiale Skynet per eliminare definitivamente i superstiti.
Quindi, il tema di base del franchise, relativo alla minaccia futura inviata indietro nel tempo per modificare eventi che sarebbero dovuti accadere, viene qui del tutto ribaltato spingendo non poco a storcere il naso.
E, tra polverosi scenari alla Mad Max e mega-robot più vicini a quelli visti in Transformers che ai modelli lanciati nei precedenti capitoli, l'unica fase del film in grado di accattivarsi i fan storici della serie è quella che si svolge all'interno di Skynet.
Per il resto, solo abbondanza di consueti, ottimi effetti speciali al servizio dell'infinità di sequenze d'azione incapaci di lasciare il segno; tanto che alla fine, anziché aver assistito al quarto Terminator, l'impressione generale è quella di essere appena giunti alla conclusione di uno dei molti apprezzabili b-movie ispirati al capolavoro di Cameron.

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