Speciale Star Wars: il Risveglio del Neofita

Star Wars è un fenomeno culturale e pop, ancor prima di esserlo al cinema, eppure è facile trovare chi ancora viveva ignorandolo. Queste sono le sensazioni provate da chi ha avuto il suo primo approccio alla saga grazie a Il Risveglio della Forza.

Speciale Star Wars: il Risveglio del Neofita
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Nel marzo del 2010 arrivava al cinema Alice in Wonderland di Tim Burton: pur volendomi sforzare, per amore del medium cinematografico, a ricordare tutte le volte in cui le luci si sono spente e il grande schermo ha dato il via al film del momento, è di quel marzo del 2010 che porto il ricordo più limpido, più schiarito nella mia memoria. Fu il mio primo film in 3D, fu la mia prima volta dinanzi al logo Walt Disney Pictures proiettato in stereoscopia. Mi sono innamorato di quella nuova tecnologia, mi sono lasciato coinvolgere da mille e più emozioni in quel momento nel vedere che il castello di Neuschwanstein aveva preso consistenza dopo tanti anni di 2D: è stato come l'inizio di una nuova era. Avevo una così grande aspettativa, quasi sei anni fa, che riuscii addirittura a farmi piacere, in un primo momento, Alice in Wonderland, salvo poi rendermi conto, con larghissimo ritardo, di essermi trovato dinanzi a una pellicola non del tutto soddisfacente. Non è tanto il mio esser stato annebbiato, bensì la mia emozione nel ritrovare quel logo, quella musica, che condivido oggi nel raccontarvi della mia prima volta con Star Wars.


SENTIRSI A CASA

Pur non potendo apprezzare a pieno la Marcia Imperiale quando lo scrolling giallo riempie lo schermo (ecco che Mario ci dimostra subito di non essere un fan: chiaramente intendeva lo Star Wars Main Theme! NdRedazione), ho potuto, leggendo parola per parola il riassunto e cercando di apprendere quanto più possibile per godermi al meglio il film che stava per arrivare, avvertirne l'emozione, la felicità che riempiva gli occhi di chi mi stava intorno. Un'attesa talmente forte che si è sentita nell'aria e che mi ha fatto ricordare dell'episodio che ho usato in apertura per potermi sentire tra di loro, condividere empaticamente quella sensazione. Non ho condiviso la maggior parte delle emozioni nel corso della pellicola, perché Han Solo e Chewbacca per me sono personaggi nuovi, non hanno una storia pregressa se non nella cultura generale, nel pop: pur avvertendo il peso del suo arrivo, del suo ritorno, Han Solo è un personaggio che ho scoperto e al quale mi sono affezionato in questo settimo segmento.

È la dimostrazione di un'ottima costruzione e di un ottimo sviluppo dei personaggi, sia dei nuovi che dei vecchi: i primi non soffrono eccessivamente, se non il troppo spaesato Boyega e l'inopportuno, per fisionomia e per movenze, Adam Driver, i secondi invece danno quella sensazione di calore e di tranquillità che permette di sentirsi a casa. Anche se quell'uscio lo varchi per la prima volta nella tua vita. È un chiaro monito a me e a tutti quelli che vogliono approcciarsi a Star Wars per la prima volta con il settimo capitolo: si rischia, nell'accezione positiva del verbo, di lasciarsi coinvolgere, di voler conoscere finalmente, dopo averle rifuggite tante volte, le prodezze di Han Solo e quelle di Luke Skywalker, il combattente innalzato a simulacro dell'umana stirpe, l'uomo che tutta la specie umana cerca e sogna di far tornare al suo posto. Vorresti poter essere protagonista di quel pathos che coinvolge tutti nel momento in cui la Resistenza guida l'assalto al Primo Ordine, ma riesci comunque ad apprezzare l'epica del momento, pur storcendo il naso dinanzi a qualche decisione sostenuta di J.J. Abrams. Ci vorrebbe maggior pericolo, un osare maggiore, un voler andare oltre, il regalare un sentimento molto più duro e aspro di quello che ci viene donato: probabilmente accade a chi nell'universo di Star Wars ci marcia da anni, non accade a me, che lo scopro soltanto oggi, ma lo apprezzo.

LA SINDROME DI RAPUNZEL

Eppure in Star Wars: il Risveglio della Forza c'è un'eccessiva mano di Walt Disney Productions. La si sente, la si avverte, si capisce che non è quella semplice mano figlia del voler mantenere la tradizione del passato, della storia del cinema che è stato trent'anni fa, quando George Lucas si approcciava ai primi tentativi di narrazione galattica: non è tanto quella frivolezza di alcuni contenuti, che fanno del loro meglio anche per lasciare qualche buco narrativo, là dove per buco s'intende quello nero, quello che nelle galassie è solito risucchiare tutto. È riposta in quelle che sono le movenze classiche di un prodotto Disney, che hanno inficiato oramai da anni anche la spigolosa psiche dei Vendicatori Marvel: le battute che sbeffeggiano l'avversario, non più temuto come un tempo, ma affrontato con la lingua e non con la spada, la dicotomia che parte a razzo e che poi viene smussata nelle scene che seguono tra i due protagonisti, i rapporti tra lei e lui, la presenza di figure tondeggianti e sibilanti che spingono più a un atto di tenerezza piuttosto che a un coinvolgimento narrativo. Risultano stucchevoli, evitabili, le vedi aleggiare a mo' di cornice a un quadro che lotta per essere perfetto per tutti, sia in maniera oggettiva che nei riguardi dei fan storici: immagini tutti gli appassionati giunti nuovamente nella Galassia assistere a momenti al sapore di miele, che per fortuna Han Solo riesce a smorzare in alcuni frangenti mantenendo il suo appeal da contrabbandiere esperto e navigato. Si fa eccessivo riferimento a quelle che sono state le modifiche apportate da Dan Fogelman nella storia dei Classici Disney: lo sceneggiatore di Rapunzel fu un pioniere, un innovatore dei rapporti tra i protagonisti, rivoluzionò il sentimento d'amore che scaturisce tra il protagonista maschile e quello femminile, un uomo che però si rischia di non apprezzare per il suo lavoro, che ora va a inficiare la tradizione del cinematografo, sotto l'egida di Walt Disney, funzionale, ma non in maniera ineluttabile.

Star Wars: Il Risveglio della Forza Le sbavature ci sono, si avvertono, scevro da pregiudizi, scevro da quella magia che ti fa uscire dal cinema annebbiato come avvenne con Alice in Wonderland, aspettando una redenzione che tarda ad arrivare. Le sbavature, però, nel complesso non rovinano eccessivamente la pellicola, la rendono però meno godibile di quanto sia stato possibile fare. Perché tra le già citate malevolenze Disney, le battaglie a colpi di spade laser che non faranno mai dei protagonisti dei veri spadisti capaci di tenerti col fiato sospeso per l'intera durata del duello, scontato e intangibile, ce n'è di roba da rivedere e da correggere per il prosieguo. Il fatto più eclatante, però, è che Il Risveglio della Forza è effettivamente un risveglio: e ora sento di averne ancora bisogno, di Star Wars. Ma con parsimonia, s'intende.

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