Oggi 19 ottobre è il giorno indiscusso di IT, arriva infatti nei cinema l'opera di Andy Muschietti che ridona vita e lustro all'omonimo romanzo di Stephen King, un'opera che ha segnato un'epoca. In realtà è l'intero mese di ottobre che si presta alla perfezione all'horror, non a caso si arriva al culmine del 31, giorno in cui tutto il mondo occidentale (Paese più, Paese meno) festeggia Halloween. Quest'anno, al di là delle uscite regolari, avremo la possibilità di celebrare la ricorrenza in un modo tanto epico quanto spaventoso, sempre con lo zampino dello scrittore del Maine dietro le quinte: il 31 ottobre, l'1 e il 2 novembre torna al cinema Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick che non accenna ad invecchiare. Un'occasione unica di vedere il film su grande schermo per molti di noi che, ai tempi dell'uscita originale nel 1980, probabilmente non erano neppure nati (se invece siete abbastanza fortunati da aver vissuto l'esperienza all'epoca raccontatecela pure nei commenti). Sono dunque passati 37 anni dalla creazione di questa pietra miliare, eppure come ricordavamo appena sopra non accenna ad invecchiare di un giorno, al contrario di molte opere dell'epoca - per non parlare proprio dell'IT di Tommy Lee Wallace che i suoi 27 anni se li sente tutti.
Dentro l'Overlook Hotel
Il merito va attribuito ovviamente ad un regista come Stanley Kubrick che, seppur modificando qua e là l'opera originale di King, è riuscito a confezionare un'opera immortale, pregna di contenuti universali e pensata con uno sguardo avanti anni luce rispetto al periodo di riferimento. Basti pensare che Shining fu uno dei primi film a fare un uso massiccio della steadycam, negli anni '70 una vera e propria rivoluzione messa a punto dall'operatore Garrett Brown. È proprio lui che dietro la macchina da presa insegue il piccolo Danny nei corridoi malinconici dell'Overlook Hotel, la struttura che Jack Torrance e famiglia sono chiamati a custodire durante il rigido inverno. Al di là della camera costantemente in movimento, con Shining Kubrick ha portato all'esasperazione il suo concetto di simmetria a livello di inquadrature, inoltre non mancano elementi surreali come il plastico del labirinto ripreso dall'alto con Wendy e Danny che vi camminano dentro. Il regista inglese era talmente ossessionato dalla perfezione che la scena in cui Dick Halloran spiega il significato della parola "Shining" è stata girata 148 volte, cosa a dir poco insolita. La passione verso i dettagli e il loro significato ha fatto si che l'autore britannico telefonasse più volte e in piena notte - in fase di lavorazione del film - il povero King, chiedendogli semplicemente se credeva in Dio. La visione divina dello scrittore avrebbe potuto cambiare il fine di alcune scene, mentre conosciamo benissimo quale fosse lo scetticismo stesso di Kubrick, che per cercare il Creatore ha girato 2001: Odissea nello Spazio.
L'ossessione della perfezione
A proposito di cura maniacale dei dettagli: la celebre scena dell'ascensore che gronda sangue è costata nove giorni di lavoro, ovvero finché il regista non ha avuto la certezza che il liquido sembrasse effettivamente sangue. Per realizzare l'inseguimento all'interno del labirinto ci sono invece volute più di quattro settimane, poiché i membri della troupe si perdevano spesso e avevano bisogno dei walkie-talkie per trovare la via d'uscita. La sceneggiatura poi era una creatura in continuo divenire, sul set giravano così tante versioni (che Kubrick stesso rielaborava durante la notte) che agli attori venivano fornite nuove pagine ogni giorno, studiavano soltanto quelle arrivate prima di andare sul set. Anche per questo motivo Kubrick ha scelto di girare tutte le scene in sequenza, esattamente come avvengono nel film, cosa che solitamente non si fa mai. La prassi è creare un set e girare tutte le scene che avvengono al suo interno, al di là della loro cronologia, poi si smonta tutto e se ne crea un altro e così via. Kubrick ha fatto costruire tutti i set necessari in modo che fossero sempre a disposizione, al servizio della sceneggiatura. Storie e dettagli che hanno contribuito a creare un film senza tempo, attuale in ogni epoca lo si guardi, potente sia dal punto di vista visivo che psicologico. Proprio come IT, anche Shining ha conservato la sua paura profonda, che si annida sotto pelle, di cui non ci libereremo - per fortuna - mai.
Shining e Stanley Kubrick: immortalità, genio e sregolatezza
Il 31 ottobre torna al cinema Shining, un'opera per cui Stanley Kubrick ha perso il sonno e la ragione, trasformando il cinema in arte universale.
Oggi 19 ottobre è il giorno indiscusso di IT, arriva infatti nei cinema l'opera di Andy Muschietti che ridona vita e lustro all'omonimo romanzo di Stephen King, un'opera che ha segnato un'epoca. In realtà è l'intero mese di ottobre che si presta alla perfezione all'horror, non a caso si arriva al culmine del 31, giorno in cui tutto il mondo occidentale (Paese più, Paese meno) festeggia Halloween. Quest'anno, al di là delle uscite regolari, avremo la possibilità di celebrare la ricorrenza in un modo tanto epico quanto spaventoso, sempre con lo zampino dello scrittore del Maine dietro le quinte: il 31 ottobre, l'1 e il 2 novembre torna al cinema Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick che non accenna ad invecchiare. Un'occasione unica di vedere il film su grande schermo per molti di noi che, ai tempi dell'uscita originale nel 1980, probabilmente non erano neppure nati (se invece siete abbastanza fortunati da aver vissuto l'esperienza all'epoca raccontatecela pure nei commenti). Sono dunque passati 37 anni dalla creazione di questa pietra miliare, eppure come ricordavamo appena sopra non accenna ad invecchiare di un giorno, al contrario di molte opere dell'epoca - per non parlare proprio dell'IT di Tommy Lee Wallace che i suoi 27 anni se li sente tutti.
Dentro l'Overlook Hotel
Il merito va attribuito ovviamente ad un regista come Stanley Kubrick che, seppur modificando qua e là l'opera originale di King, è riuscito a confezionare un'opera immortale, pregna di contenuti universali e pensata con uno sguardo avanti anni luce rispetto al periodo di riferimento. Basti pensare che Shining fu uno dei primi film a fare un uso massiccio della steadycam, negli anni '70 una vera e propria rivoluzione messa a punto dall'operatore Garrett Brown. È proprio lui che dietro la macchina da presa insegue il piccolo Danny nei corridoi malinconici dell'Overlook Hotel, la struttura che Jack Torrance e famiglia sono chiamati a custodire durante il rigido inverno. Al di là della camera costantemente in movimento, con Shining Kubrick ha portato all'esasperazione il suo concetto di simmetria a livello di inquadrature, inoltre non mancano elementi surreali come il plastico del labirinto ripreso dall'alto con Wendy e Danny che vi camminano dentro. Il regista inglese era talmente ossessionato dalla perfezione che la scena in cui Dick Halloran spiega il significato della parola "Shining" è stata girata 148 volte, cosa a dir poco insolita. La passione verso i dettagli e il loro significato ha fatto si che l'autore britannico telefonasse più volte e in piena notte - in fase di lavorazione del film - il povero King, chiedendogli semplicemente se credeva in Dio. La visione divina dello scrittore avrebbe potuto cambiare il fine di alcune scene, mentre conosciamo benissimo quale fosse lo scetticismo stesso di Kubrick, che per cercare il Creatore ha girato 2001: Odissea nello Spazio.
L'ossessione della perfezione
A proposito di cura maniacale dei dettagli: la celebre scena dell'ascensore che gronda sangue è costata nove giorni di lavoro, ovvero finché il regista non ha avuto la certezza che il liquido sembrasse effettivamente sangue. Per realizzare l'inseguimento all'interno del labirinto ci sono invece volute più di quattro settimane, poiché i membri della troupe si perdevano spesso e avevano bisogno dei walkie-talkie per trovare la via d'uscita. La sceneggiatura poi era una creatura in continuo divenire, sul set giravano così tante versioni (che Kubrick stesso rielaborava durante la notte) che agli attori venivano fornite nuove pagine ogni giorno, studiavano soltanto quelle arrivate prima di andare sul set. Anche per questo motivo Kubrick ha scelto di girare tutte le scene in sequenza, esattamente come avvengono nel film, cosa che solitamente non si fa mai. La prassi è creare un set e girare tutte le scene che avvengono al suo interno, al di là della loro cronologia, poi si smonta tutto e se ne crea un altro e così via. Kubrick ha fatto costruire tutti i set necessari in modo che fossero sempre a disposizione, al servizio della sceneggiatura. Storie e dettagli che hanno contribuito a creare un film senza tempo, attuale in ogni epoca lo si guardi, potente sia dal punto di vista visivo che psicologico. Proprio come IT, anche Shining ha conservato la sua paura profonda, che si annida sotto pelle, di cui non ci libereremo - per fortuna - mai.
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