Sex Symbol, Premio Oscar e padre: i mille volti di Matthew McConaughey

Ripercorriamo insieme la sfaccettata carriera di uno degli attori più versatili del momento, da agosto al cinema nell'atteso La Torre Nera

Sex Symbol, Premio Oscar e padre: i mille volti di Matthew McConaughey
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La carriera da attore professionista l'ha cominciata a 24 anni, ma sex symbol Matthew McConaughey lo è sempre stato, sin dai tempi del liceo di Longview, città nella quale è cresciuto. Saranno forse stati i geni inglesi, scozzesi, svedesi e tedeschi a creare un mix di fascino e bravura tanto letale, ma Matt (in tono amichevole) già adolescente eccelleva sia come studente che che come atleta, passione ereditata dal padre, James Donald McConaughey, militante in giovane età nella NFL, la lega del football americano. Non sappiamo se McConaughey vinse la corona di Re del ballo scolastico, tipica consacrazione di popolarità made in U.S.A, ma che fu eletto "manzo" (date le origini texane) più bello della scuola viene riportato un po' ovunque, a dimostrazione del suo innato aplomb da seduttore. Passano le stagioni e arrivano i 20 anni, che portano il ragazzo a viaggiare in Australia in cerca di indipendenza e nuove esperienze, anche se l'unica cosa che riesce a trovare sono lavori tra i più umili pensabili, come lavapiatti e spalatore di letame. Per dare una svolta significativa alla sua vita, tornato in America decide di iscriversi alla facoltà di legge presso l'Università di Austin, e inaspettatamente dopo neanche un anno una sterzata decisiva la dà grazie alla lettura de Il più grande venditore del mondo, famosa opera scritta da Og Mandino contenente precetti di vita per raggiungere il successo, utilizzato e consigliato anche da molti "salesman" di Wall Street; un po' L'arte della guerra in campo economico, anche se poi i consigli dell'autore sono utili in molti altri settori, proprio come quelli di Sun Tzu. Folgorato dalla lucidità intellettuale di Mandino, Matthew comprende così di dover cambiare strada e si dà alla recitazione grazie a uno dei suoi migliori amici, studente di cinema che lo aiuterà a muovere i primi passi in quella che diverrà una carriera molto sfaccettata, con alti e bassi, di uno degli attori più bravi della sua generazione, che rivedremo in sala il 10 agosto nell'atteso La Torre Nera di Nikolaj Arcel, omonimo adattamento dei romanzi di Stephen King. Ma dal Texas al Medio-Mondo del maestro dell'orrore c'è in mezzo un grande mare di sperimentazioni, insuccessi e consacrazioni nel quale, inutile dirlo, ci immergeremo immediatamente. Preparate i braccioli.

Basta che respiri!

Ora, ci sono due modi di entrare nel mondo delle grandi produzioni hollywoodiane: o hai un innato talento attoriale o provi e riprovi finché non sfondi. Abbracciata la seconda opzione, McConaughey lascia innanzitutto legge per dedicarsi a studi di cinema, prendendo parte a diversi piccoli progetti di corso e conseguendo la laurea nel 1992. Durante gli anni di apprendimento conosce il direttore di casting e produttore Don Phillips, che lo introduce all'amico e regista Richard Linklater, con il quale entra subito in ottimi rapporti riuscendo a scucirgli una piccola parte nel suo La vita è un sogno, tra l'altro terzo film dell'autore e ancora oggi tra i suoi titoli più amati. Questa seconda esperienza lavorativa (la prima fu in Fantasma per amore di Bob Balaban) gli apre un importante spiraglio verso altre opere di piccola o media importanza, nel quale l'attore si getta senza pensarci due volte, inanellando una serie di insuccessi che vanno da Angels (1994) e Non aprite quella porta IV fino ad A proposito di Donne del 1995, anno che segna anche la sua svolta come protagonista in un altro progetto, il western Stella Solitaria. Una gavetta, quella di McConaughey, che durò praticamente fino al 1997, quando non accontentandosi più di prendere parte a ogni film, "basta che respiri", comincia a scegliere solo ruoli di una certa rilevanza per la sua carriera, da troppi anni in stallo. Neanche a dirlo, ecco arrivare i primi ruoli importanti ne Il momento di Uccidere di Joel Schumacher, in Contact di Robert Zemeckis e in Amistad di Steven Spielberg; una serie di film autoriali e di spessore che portano Matthew a conoscere i pezzi grossi dell'industria. È un periodo propizio per l'attore, e anche nel 1998 arrivano altri due titoli d'autore che lo vedono tra i protagonisti, il secondo in compagnia di Linklater (Newton Boys) e l'EdTV di Ron Howard, ma la fortuna da questo momento in poi smetterà di regalargli opportunità attoriali di una certa qualità, rispedendo la statuario fisico di McConaughey a livelli più bassi di cinema, soprattutto nel genere della commedia romantica, che sì, lo renderà ancora più famoso, ma non certamente nel migliore dei modi, senza contare poi i problemi avuti con la legge nel 1999 a causa di alcune lamentele dei vicini. Il motivo? Erano stanchi di vedere l'attore nudo in giardino intento a suonare continuamente i bonghi. E pensare che nudo, al cinema, si sarebbero abituati a vederlo spesso da quel momento in poi.

Il decennio comedy

Nuovo millennio, nuove esperienze. Se i primi anni di carriera hanno visto impegnato l'attore in ruoli disparati tra horror, sci-fi e cinema drammatico, i primi dieci anni del 2000 sono più incentrati sulla commedia, anche se in realtà proprio il 2000 vede l'uscita nelle sale di U-571, film bellico diretto da Jonathan Mostow che fa ben sperare (erroneamente) in un continuo cinematografico di tutto rispetto per Matt. Ma così non è, perché comprendendo finalmente l'enorme potenziale del suo aspetto fisico sulle masse di donne amanti del cinema romantico, McConaughey entra nel fantastico mondo del romance e della comedy americana, chiudendocisi dentro per un paio di anni e gettando via la chiave. Non che McConaughey non abbia tentato, in quegli anni bui, di recitare in film impegnati - vedi Tredici variazioni sul tema di Jill Sprecher e Rischio a due con Al Pacino -, ma il fatto è che per il pubblico generalista e per i media tutti lui era ormai il simpatico sex symbol commediante, parodiato pesantemente anche in show come I Simpson o I Griffin. Dal 2001 al 2010, così, colleziona una sequela di titoli come Prima o poi mi sposo, Come farsi lasciare in 10 giorni o Tutti pazzi per l'oro, con cui ottiene un discreto successo sulla massa, ma che agli occhi di cinefili, addetti ai lavori e stampa lo rendono sempre meno accetto al tavolo dei grandi. Nel mezzo, comunque, recita in film d'azione divenuti anche cult, su tutti Il regno del fuoco (al fianco di Christian Bale), Sahara (un flop incredibile tratto dal romanzo di Clive Cussler) e Tropic Thunder, tra i migliori film di Ben Stiller. In tutto ciò, un certo spessore comincia ad averlo anche la sua vita sociale e privata. Nel 2005 People lo proclama "uomo vivente più sexy del mondo" e i tabloid impazziscono per le sue veloci relazioni con Ashley Judd, Salli Richardson e Penelope Cruz. Ripensando probabilmente a Mandino, McConaughey decide però di rifiutare ruoli su ruoli per circa due anni, dal 2009 al 2011, in cerca della chiave di cui sopra per uscire dalla gabbia dei silly o action movie nella quale si era rinchiuso.

Solo il meglio, grazie

Brad Furman arriverà in aiuto dell'attore offrendogli il ruolo da protagonista nel bel The Lincoln Lawyer del 2011, ma la vera grande mano per scardinare la gabbia della sua prigionia gliela darà il grande William Friedkin, che lo sceglierà per il suo Killer Joe, nel quale McConaughey regalerà un'interpretazione assolutamente brillante, intensissima e di grande pathos. Con una presentazione ufficiale al Lido di Venezia, la prova dell'attore riceve grande risalto da parte della critica, ancora incerta però nell'affermare un decisivo cambio di direzione per McConaughey, che dal canto suo inizia ad accettare solo ruoli particolari e di una certa profondità in Magic Mike, Bernie e The Paperboy, allungando poi ancora di più il passo fino a vestire i panni di Mud nell'omonimo film di Jeff Nichols, dove la sua consacrazione è ormai definitiva. Le soddisfazioni lavorative sono tante, ma il 2012 è anche

l'anno in cui l'attore sposa la modella brasiliana e compagna Camila Alves, con la quale aveva già avuto tre figli prima di convolarci a nozze. La paternità gli dona nuova linfa, nuova luce, motivazioni che lo spronano ancora di più a fare bene, tanto che nel 2013 riesce finalmente a produrre Dallas Buyers Club, una sceneggiatura dietro alla quale era corso per circa 4 anni e rifiutata da Hollywood 137 volte. Con i finanziamenti ormai trovati e scelto Jean-Marc Vallee come regista, McConaughey comincia a entrare nel personaggio di Ron Woodroof, per interpretare il quale perde con metodo 23 chili, raggiungendo una forma fisica al limitare dell'anoressia in modo simile a quanto fatto da Bale per L'uomo senza sonno. Il film e soprattutto la sua performance sono un trionfo e gli valgono un Premio Oscar come Miglior Attore Protagonista. Sempre nel 2013 recita anche in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, visibilmente in recupero dalla sfida della dieta e in un ruolo tra i più memorabili del film (ricordate "mh-mh-mhhh"?). Il 2014 segna invece un'altra grandissima collaborazione professionale, quella con Christopher Nolan per Interstellar, dove McConaughey si cimenta ancora in un'interpretazione memorabile e di grande impatto emotivo. Lo stesso anno recita nella prima stagione di True Detective, serie antologia della HBO di cui è anche produttore esecutivo e nella quale veste i panni di Rustin Cohle, venendo ancora una volta acclamato dal pubblico e dalla critica come uno degli attori più talentuosi e in ascesa del momento. Dato comunque il suo forte e suadente accento texano e alcune deformazioni professionali, per molti il buon Matthew risulta anche adesso troppo legato a un certo tipo di performance, sempre troppo simile nella varietà di film da lui interpretati. E forse la voglia di slegarsi da questo tipo di critiche lo ha portato ad alcune scelte autoriali sbagliate, come La foresta dei sogni o Free State of Jones, anche se nell'ultimo film da protagonista, Gold - La grande truffa di Stephen Gaghan, ha nuovamente dato prova della sua bravura e delle sue doti attoriali poliedriche, portando in vita il cercatore d'oro Kenny Wells. Tra meno di due settimane lo vedremo nei panni di Walton "L'uomo in nero" Padick nell'attesissimo La Torre Nera, in un ruolo iconico per i conoscitori dei lavori di Stephen King e nel quale non vediamo l'ora di vederlo all'opera, voce, fisico e cuore.

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