Saban's Power Rangers, ovvero: delle metamorfosi dell'adolescenza

I nuovi Power Rangers camminano in equilibrio tra passato e futuro: scopriamo quali sono le differenze tra il film in arrivo e la serie originale.

Saban's Power Rangers, ovvero: delle metamorfosi dell'adolescenza
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Indiscutibile emblema della cultura "pop" dei primi anni '90, i Power Rangers hanno piantato così a fondo le proprie radici nell'immaginario collettivo da erigere una vera e propria mitologia che ha saputo condizionare profondamente (e per più di vent'anni) un'intera generazione di spettatori. Quando un'icona di tale portata si insinua e si diffonde nei ricordi della gioventù, l'"effetto nostalgia" che è in grado di scaturire possiede un'eco emotiva che non si affievolisce nemmeno a distanza di due decenni dalla sua diffusione. È cavalcando l'onda di questa corrente "sentimentale" che Saban's Power Rangers, diretto da Dean Israelite, si appresta ad approdare nei nostri cinema il prossimo 6 aprile: eppure, mentre da un lato il film richiama sfacciatamente le memorie di tutti quei trentenni che, da giovincelli, trascorrevano interi pomeriggi a mimare le trasformazioni dei Rangers, dall'altro il reboot prova anche ad accaparrarsi le attenzioni di un pubblico più giovane, attraverso una modernizzazione in salsa "tech" e supereroistica degli eroi creati dalla mente di Haim Saban. Il risultato sembra un'opera che ha intenzione di guardare sia al passato, scavando nel cuore della fanbase più accanita, sia al futuro, fomentando una genia di nuovi accoliti tramite lo sviluppo di ben cinque lungometraggi. In bilico tra due diverse linee temporali, Saban's Power Rangers ha deciso così di imboccare una via di mezzo tra il classicismo e la modernità, presentando sì una trama che ricalca gli eventi della prima stagione televisiva, ma modificando anche in modo quasi radicale alcuni degli elementi cardine dell'opera originale.

Teenagers with attitude?

Il film di Israelite s'ispira chiaramente alla prima generazione dei Power Rangers, che annoverava tra le sue fila Jason (audace e potente), Zachary (intelligente e coraggioso), Kimberly (piccola e leggiadra), Billy (paziente e saggio) e Trini (intrepida ed agile). Chiamati amorevolmente da Zordon "teenegers with attitude", questi 5 personaggi rappresentavano, nella loro incarnazione televisiva, il perfetto stereotipo dell'adolescente anni '90, con le sue diverse, ed estremizzate, sfumature comportamentali. Il mood che permeava la serie era intriso della medesima leggerezza e spensieratezza che contraddistingueva i primi anni di quella celebre decade, fatta di colori accesi, situazioni esagerate, toni scherzosi e, a tratti, persino caricaturali.

Le "strade della gioventù" ed il percorso della crescita verso l'età adulta, in quel periodo, si muovevano quindi di pari passo con la piena consapevolezza di se stessi e delle proprie abilità: i primi Power Rangers ci vengono, del resto, immediatamente presentati come amici già molto legati gli uni agli altri, pronti a fare affidamento, in qualsiasi occasione, sui loro inseparabili compagni d'avventura e di vita. Da quello che si evince dai trailer e dalle descrizioni ufficiali dei personaggi diffusi sul web, invece, nell'opera di Israelite il cambiamento - non solo di toni narrativi ma anche di caratterizzazione - si fa senza dubbio marcato ed evidente, dipeso principalmente dall'adozione di una nuova prospettiva sull'adolescenza degli anni 2000. La parola chiave, in tal senso, sembra essere "problematicità": tutti i protagonisti raffigurano, a modo loro, una precisa immagine (esasperata, sia chiaro) del fenotipo "young-adult" del post-duemila. Ai "teenagers with attitude", allora, si sostituiscono i "teenagers with problems". Il primo fotogramma che ci viene mostrato della cittadina di Angel Grove ("il centro della gioventù" nella serie originale) è infatti avvolto da un inatteso grigiore di periferia: una "small crap town", come la definisce la nuova Kimberly in una delle clip promozionali, che fagocita i desideri, i sogni e le ambizioni di questo "gruppo di falliti" (un'altra, lapidaria affermazione del Pink Ranger). La distanza con la prima generazione appare dunque piuttosto abissale. I ritratti della giovinezza in questo revival assumono, non a caso, l'aspetto della marginalizzazione: per un motivo o per un altro, difatti, sembra proprio che questo gruppetto d'improvvisati eroi soffra di un deficit d'"integrazione" nella comunità d'appartenenza.

Prendiamo Jason Scott, ad esempio, l'insostituibile Red Ranger. Karateka professionista nella serie TV, quarterback disilluso nell'ultimo reboot filmico, cui presta il volto il giovane Dacre Montgomery: nel primo caso la solarità del suo ruolo di leader si estende non solo al gruppo di guerrieri prescelti, ma anche a quello degli altri studenti cui insegna le arti marziali; nel secondo, di contro, la sua nomea di "eroe scolastico" è inesorabilmente incrinata da un "errore fatale" che gli costa la carriera e - com'è ovvio - la fiducia nelle proprie potenzialità. Allo stesso modo anche la già citata Kimberly ha subito un significativo mutamento, inequivocabile figlio dei tempi in cui è stata prodotta questa rivisitazione: oggetto del desiderio di tutti i maschi in pubertà degli anni '90, il Pink Ranger nell'edizione televisiva possedeva la classica dolcezza "della porta accanto", delicata, gentile, a tratti un tantino svampita, ma sempre spiritosa, spigliata e armoniosa. Ad Amy Joe Johnson si sostituisce allora la pur bella Naomi Scott, la "reginetta dell'Angel Grove High School", scontrosa e ribelle, la cui popolarità è in progressivo declino. E l'evoluzione di Trini non è da meno: da gentile, amichevole e spiritosa come mostrataci nella versione della compianta Thuy Trang, diviene ora più cupa e solitaria nei panni della cantante Becky G. Se, insomma, la serie strabordava di stereotipi (Il Black Ranger era nero, e la Yellow Ranger, guarda un po', era asiatica), nel film pare piuttosto serpeggiare l'etica del politicamente corretto: per evitare disquisizioni razziali e rivendicazioni di sorta, pertanto, a vestire i panni del Blue Ranger (da timido e un po' nerd qual era) è ora R.J. Cyler, attore di colore che interpreta, inoltre, un Billy limitato da ovvie difficoltà di socializzazione, mentre il Black Ranger è impersonato da Ludi Lin, le cui fattezze orientali danno forma ad un personaggio dal cuore duro ma, allo stesso tempo, afflitto da un leggero complesso di inferiorità. Si mescolano così i ruoli e le personalità, allo scopo di dipingere un turbolento spaccato giovanile à la Chronicle. Sono individui messi ai margini, oberati da dubbi e paure che, grazie all'acquisizione di salvifici (super)poteri, acquisiscono così una propria dimensione, sia emotiva che sociale. Sebbene anche nella produzione originale non mancassero le tipiche problematiche adolescenziali, superabili - prevedibilmente - grazie al motto "l'unione fa la forza", nel reboot di Israelite il tutto assume una sfaccettatura più psicologica, in linea con le nuove tendenze dei "superheros movies". Questo non implica, ovviamente, che a prevalere siano i toni cupi, drammatici e privi di speranza come nel succitato film di Tank. Già dal trailer si evince -del resto- il ricorso ad un umorismo un po' "badass" e pungente, distante però anni luce dalla comicità naif, quasi demenziale (e fuori tempo massimo), delle gag di Bulk e Skull o della goffaggine di Billy. L'ironia si trasforma così in sarcasmo, il bisogno di riconoscere il proprio ruolo va a braccetto con l'esigenza d'integrazione, mentre lo stereotipo lascia il passo all'esaltazione della diversità a tutti i costi e - conseguentemente - ad un nuovo tipo di "politically correct".

Si tratta, beninteso, solo di semplici speculazioni in attesa dell'imminente release cinematografica: eppure, dal corposo materiale divulgato online finora, abbiamo motivo di pensare che questa nostra, prima impressione possa basarsi su fondamenta abbastanza solide. Saranno pure passati più di vent'anni dall'esordio dei Power Rangers ma, a quanto pare, l'immagine della gioventù che il franchise prova a riproporre ad ogni sua nuova apparizione continua lo stesso a non allontanarsi dalle regole dettate dall'epoca in cui viene realizzata. Per quanto ci riguarda, il mutamento radicale di tono, l'evoluzione caratteriale dei protagonisti e la generale modifica del mood non è certo un problema che rischia di sminuire la potenza dell'afflato nostalgico. L'importante, tuttavia, è che l'unico a non cambiare davvero mai sia Alpha 5. Altrimenti: ai ai ai ai ai...

It's Morphin' Time!

È davvero tempo di "trasformazione" per i nostri Power Rangers: l'abbandono delle appariscenti tutine multicolori si è rivelata una scelta tanto scontata quanto necessaria per rendere più "moderna" l'iconografia dei guerrieri.

In realtà, anche gli appassionati più radicali ed indefessi, non hanno davvero alcun reale motivo per lamentarsi della sostituzione degli improponibili (al giorno d'oggi) costumi originali. Non soltanto nel corso delle successive trasposizioni televisive i Rangers hanno iniziato a perfezionare i capi d'abbigliamento tramite l'utilizzo di armature sempre più tecnologiche ed evolute, ma anche nell'ignobile lungometraggio del 1995 (quindi nel fior fiore del successo delle prime stagioni) le loro suit hanno subito una obbligatorio restyling per adeguarsi dal passaggio al piccolo al grande schermo. Nel film di Bryan Spicer, d'altronde, per quanto la "base" di partenza del design fosse la medesima del serial, le "calzamaglie" aderenti sono state opportunamente rielaborate, rese più realistiche e solide. Ebbene, in sostanza, neppure vent'anni fa erano ammessi al cinema sgargianti "pigiami" colorati. Semmai, per quanto riguarda il revival in dirittura d'arrivo nelle sale, si potrebbe discutere sull'effettiva originalità dell'estetica delle nuove(?) corazze, forse troppo simili a quelle di "marveliana" memoria. Ma si tratta di una soluzione artistica che, su un'utenza molto giovane, potrebbe comunque esercitare un certo appeal, forse proprio in virtù di questa (in)volontaria sensazione di déjà-vu: nella "trappola" degli inediti ed attuali Power Rangers, dunque, vengono risucchiati sia i fan di lungo corso che, per obbligo morale, dopo innumerevoli pomeriggi spesi davanti alla TV, non possono certo mancare all'appuntamento con i loro beniamini d'infanzia, sia le nuove leve, attratte da una riedizione più "cool" dei nostri intramontabili eroi. La metamorfosi (che coinvolge anche l'aspetto di Rita Repulsa, di Alpha 5, di Zordon, di Goldar, dei Putties e dell'invincibile Megazord) è allora la naturale conseguenza dello scorrere del tempo, del cambio delle mode, dei turbamenti degli adolescenti, della concezione stessa del "super eroe". Chissà se, dinanzi a tutte queste "trasformazioni", lo spirito di puro divertimento ed entusiasmo che ha da sempre caratterizzato la rappresentazione seriale riesca a mantenersi intatto. Per il momento, aspettando 6 aprile, non possiamo far altro che cantare: "Go, Go Power Rangers!"...sì, ma al cinema!

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