Speciale Roma film Festival - presentazione del programma

Rondi svela le sue carte.

Speciale Roma film Festival - presentazione del programma
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Autarchia

Se c'è una parola che in questi giorni viene continuamente rilanciata dalla grancassa dei media tradizionali molto più del necessario questa è "italianità". Il neologismo meneghino - brianzolo ormai è la parola d'ordine della nostra classe politica. Alitalia deve rimanere italiana, le banche devono rimanere italiane, tutto deve rimanere italiano e così, anche il neo sindaco di Roma non ha trovato niente di meglio da fare che ribadire l'"italianità" della Festa del Cinema, pretendendo una maggiore attenzione verso le nostre produzioni. Tutto giusto e tutto bello, se non fosse che il Cinema italiano, escluse alcune perle (mandate, guardacaso a Cannes e non a Venezia o Roma), sia ormai da quindici anni in profonda crisi. Gian Luigi Rondi, fortemente voluto da Alemanno come nuovo direttore artistico al posto del dimissionario (defenestrato?) Goffredo Bettini, ha dovuto così fare di necessità virtù, imbastendo un programma sicuramente inusuale nonché sproporzionato. Ben cinque saranno infatti le pellicole made in Italy che cercheranno di portare a casa l'ambitissimo (?) Marc'Aurelio d'oro. Si parte con Galantuomini, di Edoardo Winspeare, una storia d'amore e mafia sullo sfondo della Lecce dei primi anni '90; è poi la volta del chiacchierato Un gioco da Ragazze, dell'esordiente Matteo Rovere che cercherà di raccontare i tanti vizi di un gruppo di ragazze della Roma bene, una sorta di Mean Girls all'amatriciana, insomma. Molto opinabile, poi, anche il terzo film italiano in concorso, un docu - film dedicato a Christian de Sica diretto nientepopodimenoche dal suo figliolo Brando. Nepotismo estremo o delirio d'onnipotenza allo stadio terminale? Lo sapremo fra qualche giorno. Anche un'altra famiglia storica del cinema italiano non si è lasciata scappare l'occasione romana. Troviamo così in concorso L'uomo che ama della non-più-tanto-esordiente, Maria Sole Tognazzi, con Pierfrancesco Favino e la Bellucci. Mettendo per un attimo da parte le dynasties, a Roma torna anche Elio Germano che, con Il passato è una terra straniera vestirà i panni di uno studente modello che nasconde alcuni terribili segreti. Passando ai film fuori concorso, gli eventi più attesi sono sicuramente la premierina (-ina perché la premiere vera è stata fatta a Londra e a Toronto) di The Duchess, con Keira Knightley, dedicato alla travagliata vita di Lady Georgiana Spencer, antisegnana settecentesca ed antenata della più famosa Lady Diana, e l'anteprima del film Il sangue dei vinti, tratto dall'omonimo romanzo di Gianpaolo Pansa. Prevediamo fin da subito una buona dose di polemiche dato che la pellicola è stata pressoché imposta da Alemanno, che ovviamente non può perdere un'occasione per parlar male dei suoi avversari politici, attirandosi subito le ire dell'ANPI e di buona parte del mondo culturale che ruota attorno alla sinistra italiana. Tanta Italia, dunque, ma anche tanti dubbi. Rondi, che non è mai stato un imprudente, per non sbagliare nulla ha cercato di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, inserendo nel carnet tante opere nazionali, puntando però sul sicuro con la Knighltey all'apertura e la consegna del Marc'Aurelio alla carriera ad Al Pacino in rappresentanza del mitico Actor's Studio Newyorchese. Passando agli eventi collaterali, i più giovani apprezzeranno sicuramente la premiere mondiale di Twilight di cui a Roma saranno mostrati 15 minuti di materiale, alla presenza della regista Catherine Hardwicke. Il film, tratto da una serie di romanzi ormai cult nel mondo Anglosassone, fa sempre parte del filone dei fantasy - drama inaugurato dai vari Harry Potter ed, ovviamente, è solo il primo passo verso una nuova e danarosa saga cinematografica. Sempre rimanendo nell'ambito adolescenziale segnaliamo anche l'anteprima del terzo episodio di High School Musical che arriverà nelle sale italiane fine ottobre, sempre con il solito Zac Efron nella parte del bel ballerino Troy.Concludendo questo rapidissimo excursus, è evidente che il festival di Roma (nome fortemente voluto dal direttore Rondi che ha immediatamente cassato l'idea veltroniana della festa del cinema) con la sua terza edizione abbia virato decisamente sul commerciale, offrendo poche opere d'essai e puntando molto (quasi tutto) sulla forza dei grandi nomi. Al di là di alcune scelte smaccatamente politiche il Festival sarà come sempre una buona occasione per vedere opere in ogni caso interessanti; restano comunque aperte tutte le questioni più spinose, a partire dal rapporto con Venezia e Toronto, fino alla preponderanza di opere italiane nel programma. Inoltre l'Italia si conferma una volta di più sempre meno capace di attirare i grandi blockbuster ai festival nostrani, Venezia quest'anno s'è giocata il film di Spike Lee, andato a Toronto, mentre Roma ha stupidamente escluso (sempre per motivazioni politiche) il bio - pic su Bush girato da Oliver Stone, millantando presunti problemi organizzativi.