Speciale Lo Hobbit: Musica dalla Terra di Mezzo

Howard Shore, musicista nella Terra di Mezzo

Speciale Lo Hobbit: Musica dalla Terra di Mezzo
Articolo a cura di

Testi a cura di Stefano Lo Verme

Il 13 dicembre arriverà nelle sale italiane Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, il kolossal fantasy tratto dal famosissimo romanzo di John R.R. Tolkien, primo capitolo di una nuova trilogia cinematografica prodotta e diretta dal regista neozelandese Peter Jackson, già al timone della celebre saga de Il signore degli anelli. Lo Hobbit ci riporterà nella Terra di Mezzo per farci vivere le avventure di un giovane Bilbo Baggins (Martin Freeman), strappato via dalla sua placida e rassicurante esistenza nella Contea e trascinato dallo stregone Gandalf (Ian McKellen) in un’avventura piena di rischi e pericoli, insieme a una compagnia di tredici Nani. Scopo del loro viaggio: recuperare l’immenso tesoro custodito nelle caverne della Montagna Solitaria da un ferocissimo drago di nome Smaug.
A firmare la soundtrack della trilogia de Lo Hobbit è il grande compositore canadese Howard Shore, uno dei più stimati e prolifici autori di colonne sonore di Hollywood. Per Howard Shore, Lo Hobbit ha rappresentato un gradito ritorno nella Terra di Mezzo, dal momento che aveva già lavorato alle indimenticabili colonne sonore dei film de Il signore degli anelli, aggiudicandosi tre premi Oscar (due per le musiche de La compagnia dell’anello e Il ritorno del re e uno per la canzone Into the west). Nel corso della sua carriera Shore ha vinto anche tre Golden Globe e quattro Grammy Award, e pochi mesi fa ha ricevuto un’altra candidatura all’Oscar per la splendida colonna sonora di Hugo Cabret, il film di Martin Scorsese.

Quest’anno è probabile che lo ritroveremo in corsa per una statuetta grazie al suo lavoro per Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, in cui ci farà ascoltare suggestive melodie di ispirazione celtica sullo stile di quelle già composte per Il signore degli anelli.
Nei mesi passati, Howard Shore ha parlato in più occasioni del suo legame con la Terra di Mezzo, della lunga collaborazione con Peter Jackson e del fil rouge che lega Il signore degli anelli a Lo Hobbit, con tutte le relative difficoltà: “Mentre stai creando la colonna sonora, non ti rendi conto dell’arco drammatico o di come le singole composizioni si amalgameranno l’una con l’altra. È stato solo dopo aver assemblato tutte le musiche de Il signore degli anelli che ho potuto ascoltare davvero la colonna sonora per la prima volta. Volevo ascoltare La compagnia dell’anello nella sua interezza, e uno dei modi per farlo era suonare la composizione in simultanea con la proiezione del film durante un concerto dal vivo”.

Howard Shore ha dichiarato anche di essere molto affascinato dalla fusione fra la propria musica e il racconto di Tolkien: “I dialoghi scritti da Tolkien sono bellissimi. Tutto quanto, musica e parole, diventa parte di questa narrazione. Adoro Tolkien e adoro il lavoro di Peter. Ha creato dei film incredibili, il che rende il lavoro più facile per me in quanto compositore. Per quanto mi riguarda li trovo film infinitamente interessanti; non mi stanco mai di guardarli, perché ci presentano mondi affascinanti. Ma devo dire che realizzare delle musiche adatte non è così facile! Dopo Il ritorno del re avevo pensato di aver concluso l’esperienza, ma poi sono arrivati i film de Lo Hobbit ed è stato come scalare una montagna, ma tutto questo mi piace. Volevo assolutamente farlo, io e Peter ne abbiamo parlato per anni. E Lo Hobbit ha rappresentato una vera ispirazione per me!”.

Il sodalizio con Peter Jackson non è casuale: Howard Shore, infatti, ha una tendenza ad instaurare collaborazioni durature, e nel corso della sua carriera ha affiancato spesso altri grandi cineasti, come Martin Scorsese e David Cronenberg (per il quale di recente ha firmato le musiche di A dangerous method): “Ciascuno lavora in maniera differente. A David Cronenberg piace sfidare lo spettatore, e non vuole una musica che induca il pubblico a provare una determinata emozione: preferisce giocare con l’ambiguità. È una scelta molto diversa rispetto allo stile di Peter e di Martin. Penso che questi livelli di fiducia che si instaurano fra noi producano risultati molto positivi: più ti trovi a lavorare con persone come Martin, David e Peter, più puoi aggiungere materiale a ciò che hai già realizzato e portarlo avanti verso nuove direzioni. Ma non si tratta solo dei registi: questo processo riguarda anche il montaggio, la fotografia e la scenografia... i bei film vengono fuori quando tutti questi elementi sono bilanciati con precisione”.

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