Speciale Jurassic World: perché ci piacciono tanto i dinosauri?

In attesa di tornare al mitico Parco paleontologico 'inaugurato' da Steven Spielberg, facciamo il punto sulla nostra innata passione per i letali e ormai leggendari co-protagonisti della saga: i dinosauri!

Speciale Jurassic World: perché ci piacciono tanto i dinosauri?
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L'atteso quarto capitolo della saga multimilionaria di Jurassic Park, Jurassic World, è ormai alle porte. Quindici anni ci sono voluti perché gli Studios si decidessero al tentativo di rivitalizzare questa serie su cui, dopo il deludente terzo capitolo del 2001, sembrava stagliarsi l'ombra di un inesorabile ‘destino d'estinzione', come quello che, nel mondo reale, toccò ai giganteschi rettili che ne sono protagonisti circa 65 milioni di anni fa. Ma se, nella continuity dei film, esperti scienziati sono in grado di riportare in vita i dinosauri attraverso mirabolanti trucchi genetici - ipotesi che oggi esperti scienziati addirittura reputano possibile anche nella nostra realtà, risalendo al DNA dei dinosauri tramite quello degli uccelli, loro più diretti discendenti - a Hollywood sono registi, sceneggiatori e produttori a decidere di giocare con gli elementi costitutivi del franchise (azione, umorismo e un tocco horror che non guasta mai) al fine di riportarla agli antichi splendori e renderla la più grande attrazione mai vista su schermo. O almeno, così si spera. I vecchi protagonisti umani, ormai, non servono più: largo ai volti nuovi e lanciati di Chris Pratt, Vincent D'Onofrio e Bryce Dallas Howard, e acceleratore anche sugli aspetti sci-fi, con l'introduzione del ‘Indominus Rex', un dinosauro enorme, feroce e... mai realmente esistito. Ora, la serie stessa insegna che pasticciare con la genetica, peccare di hybris e improvvisarsi creatori della vita, andando contro natura, è una pessima idea e porta solo grandi disastri. Speriamo che, invece, rimescolare le carte in tavola da un punto di vista narrativo e produttivo aiuti la serie a rimettersi in sesto, magari dando vita ad altri entusiasmanti sequel.

DINO-TALKING

Ma facciamo un passo indietro. Perché i dinosauri affascinano tanto al cinema? In effetti, sui rettili preistorici esistono talmente tanti film - alcuni scaturiti proprio dal successo di Jurassic Park e dei suoi seguiti - che stilarne una lista sarebbe controproducente. Il cinema è sicuramente l'arte della spettacolarità e quella più vicina alla realizzazione dei sogni e di ciò che è impossibile vedere nella realtà. Attraverso i suoi trucchi rende possibile (almeno visivamente) l'impossibile. E dato che tutti, da bambini, abbiamo passato il ‘momento dinosauri' l'associazione è presto fatta: non c'è niente di più intrigante che veder muoversi su grande schermo creature altrettanto grandi che si pretende essere estinte da eoni. Questo ‘senso di meraviglia' è tra l'altro centrale anche a livello narrativo proprio nel primo capitolo della serie di Jurassic Park, perché attraverso l'abile scrittura di Michael Crichton e David Koepp e la regia di Steven Spielberg si crea un parallelismo fortissimo tra i protagonisti umani del film e gli spettatori. Lo spiega bene il giornalista Andrea Guglielmino, nel primo capitolo del suo saggio ‘Antropocinema - La saga dell'uomo attraverso i film di genere', realizzato in collaborazione proprio con Everyeye ed edito da Golem Libri, e che alla saga dei dinosauri dedica l'intero capitolo di apertura. "Chiunque abbia mai visitato un grande parco a tema, di cui il Jurassic Park non è che la fantasiosa estremizzazione cinematografica, rivive l'esperienza, mutatis mutandis, in maniera parallela ai personaggi protagonisti del film. La prima parte del film è organizzata esattamente come un tour in un parco. Entrata, presentazione, con tanto di cartoon introduttivo - che ha anche la funzione di condensare molta della parte espositiva presente nel libro di Crichton - e infine con loro si salta sulla jeep e ci si addentra nel cuore del parco, dove, in un crescendo di tensione, si attende per lungo tempo prima di poter vedere i primi dinosauri. E quando appaiono, è pura magia. Proprio come il Dottor Grant, il Dottor Malcolm, la Dottoressa Sattler e i piccoli Lex e Tim, gli spettatori si trovano di fronte uno spettacolo mai visto prima. Enormi brontosauri, talmente realistici che pare di poterli toccare, si stagliano maestosi verso il cielo. Ogni muscolo, ogni movimento, ogni piega della pelle, illuminata da uno splendente sole tropicale, è dove dovrebbe essere. Nessuno può sapere esattamente come fosse fatto un brontosauro, ma nessuno potrà mai più immaginarli diversamente da così. Il viaggio in Jurassic Park - il film - corrisponde esattamente, passo dopo passo, al viaggio ‘nel' Jurassic Park. Un'avventura unica, emozionalmente irripetibile (visto la seconda volta, non fa mai lo stesso effetto), che trascina lo spettatore direttamente dentro la pellicola" (Capitolo 1 "Lotta contro l'estinzione" - pagina 26).

EVOLUZIONE ALTERNATIVA

Non solo, però, il cinema è da sempre attratto dai lucertoloni. Anche la letteratura nel corso dei secoli ha dedicato loro ampio spazio, a partire da Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle (1912), che è stato poi alla base di moltissime riduzioni cinematografiche e di cui lo stesso Jurassic Park si può considerare una libera interpretazione. A suscitare interesse non è tanto la figura del dinosauro in sé, quanto il suo incontro con gli esseri umani, che ben si presta a costruire una trama interessante attorno ai grossi animali dalla pelle a squame. Per quanto non siano mancati esperimenti di film e finti documentari con protagonisti i soli dinosauri, la presenza dell'uomo torna utile ad aggiungere, sia al cinema che in letteratura, trama, espressioni e dialoghi. Inoltre, in questa prospettiva, il rapporto di attrazione-repulsione che la figura del grosso rettile suscita in noi si esplicita totalmente: il dinosauro ci affascina per la sua maestosità e per la bellezza che possiamo solo ‘immaginargli' addosso (ricordiamo che le anatomie con cui sono noti sono frutto di ricostruzioni a partire da ossa fossili, per quanto vadano a rendersi sempre più precise e credibili nel corso degli anni), ma ci spaventa per la sua pericolosità (soprattutto nel caso dei carnivori, pensiamo al terribile T-Rex). Il dinosauro che incontra l'uomo rappresenta così l'anacronismo, il passato che contamina il presente (un po' il contrario di quello che avviene in Terminator, dove è il futuro a contaminare il passato e renderlo paradossale e distorto). Ma anche l'aberrazione, come nel caso di Jurassic Park in cui sono le stesse scienza positive a voler forzare il corso degli eventi e dominare la natura - con i risultati che conosciamo - per piegarla al proprio servizio. Inoltre, c'è un altro aspetto della narrativa a tema che coinvolge e suscita interesse, ma anche inquietudine: i dinosauri, prima dell'uomo, sono stati i dominatori di questo pianeta. Cosa sarebbe successo se non si fossero estinti? Probabilmente la nostra specie non sarebbe mai esistita. Proprio questo aspetto è preso in esame, scherzosamente, dal film Super Mario Bros. (1993), stramba trasposizione dellamato videogioco dove i villain sono per l'appunto dei dinosauri intelligenti provenienti da una dimensione dove i rettili hanno potuto evolversi.

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