Speciale I film di Miike a Venezia

Speciale sui tre film di Takashi Miike presentati a Venezia 2010

Speciale I film di Miike a Venezia
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Come già accennato su queste pagine tramite il resoconto delle due conferenze stampa che ha tenuto presso la sessantasettesima Mostra d'arte cinematografica di Venezia, il regista giapponese Takashi Miike, prolifico autore che annovera nel curriculum sia horror (The call-Non rispondere) che film per ragazzi (Yatterman) e violenti film sulla yakuza (la trilogia Dead or alive), è stato presente al festival con ben tre titoli.
Infatti, mentre è stato tra i titoli in concorso con 13 assassins, al di fuori della competizione ha proposto Zebraman 2: Attack on Zebra City, sequel del suo Zebraman, del 2004, recuperato per l'occasione.

13 assassins

Giappone feudale. Esasperato dai sanguinari eccessi del giovane nobile Naritsugu (Gorô Inagaki), che uccide e violenta a piacimento, l'onorevole Doi (Mikijiro Hira), alto ufficiale al servizio dello shogun, fratello del folle, fa segretamente appello al samurai Shinzaemon Shimada (Kôji Yakusho) per farlo assassinare. Reclutato un gruppo di audaci samurai, quest'ultimo progetta un'imboscata per l'annuale ritorno dell'uomo alla capitale Edo e, consapevole del fatto che egli sia protetto da un sanguinario esercito condotto dallo spietato Hanbei (Masachika Ichimura), accoglie nel suo gruppo anche il giovane montanaro Koyata (Yûsuke Iseya), incontrato durante il cammino attraverso le montagne.
Rifacimento dell'omonima pellicola firmata nel 1963 da Eiichi Kudo sull'onda del successo de I sette samurai, di nove anni prima, il film di Miike, pur introducendo quasi subito impressionanti immagini come quella della donna privata degli arti, rispetta in maniera evidente la tradizione lanciata da Akira Kurosawa, privilegiando una lenta e lunga prima parte costruita sulla presentazione dei diversi personaggi.
E, come c'era da aspettarsi, tra notevoli ricostruzioni scenografiche e apprezzabile cura estetica generale, il divertimento comincia quando i nostri affilano le lame per lanciarsi in violenti scontri, tra effetti pirotecnici e perfino mandrie di bovini in fiamme.
Anche se, al di là di qualche decapitazione, tenendo in considerazione il non piccolo numero di spade coinvolte, dal responsabile di Ichi the killer ci si aspettava qualcosa di decisamente più estremo e sanguinolento di un prodotto in costume che, non privo d'ironia, rimane nella media senza coinvolgere più di tanto.
Però, è forse il caso di prestare attenzione a questa dichiarazione del regista: "Non ero interessato a lasciare una firma riconoscibile proprio perché ho rispetto per l'originale. Non ho mai veramente cercato di forzare la mia personalità su un film. La mia filosofia come regista è sempre stata quella di lasciare da parte il mio ego e cercare di trovar piacere nel fare il film".

Zebraman

Giappone 2010. A Yokohama, lo sprovveduto maestro elementare Shinichi Ichikawa (Shô Aikawa), con moglie fedifraga, figlio vittima del bullismo a scuola e figlia adolescente che si prostituisce, porta avanti il desiderio di realizzare un costume da Zebraman, super eroe protagonista di una serie televisiva che, durante la sua infanzia, venne soppressa dopo soli sette episodi.
Quindi, tirando in ballo un'invasione di alieni interessati ad infestare i corpi degli esseri umani per impadronirsi della Terra, Miike parte dal divertente concetto del'eroe fatto in casa, già alla base di non pochi b-movie come Robot ninja di J.R. Bookwalter e Orgazmo di Trey Parker.
Ma, sembra in un certo senso di rivedere anche qualcosa del tromatico Sgt Kabukiman NYPD nell'assistere a questa vicenda volta a guardare in maniera evidentemente nostalgica a determinate serie che, tra gli anni Settanta e Ottanta, popolarono gli schermi televisivi dagli occhi a mandorla (si pensi a Megaloman o Koseidon); mentre viene coinvolto il giovane Asano (Naoki Yasukôchi), allievo di Shinichi la cui mamma Kana (Kyôka Suzuki) fa perdere la testa all'uomo.
E, in mezzo a invasioni di gamberi giganteschi, morte innaturale di uccelli selvatici e diecimila foche barbate artiche che nuotano risalendo il corso del fiume fino alla città, è, appunto, sulla progressiva genesi del goffo eroe che Miike costruisce i divertenti 110 minuti di visione, tra verdi extraterrestri realizzati in digitale, corpi che si squagliano e perfino un'esilarante sequenza con la Zebra nurse (!!!).
Fino al tripudio di effetti visivi volti a dominare la parte finale di quello che, introducendo il paladino della giustizia capace di mettere nero su bianco, intende ricordare che tutto è possibile, se ci credi.

Zebraman 2: Attack on Zebra City

Quindici anni dopo l'epica battaglia tra Zebraman e gli alieni, Zebra City è una metropoli modello che sta attuando una riforma politica sperimentale che prevede, tra l'altro, lo "Zebra Time": tutti i giorni, per cinque minuti alle cinque del mattino e per cinque minuti alle cinque del pomeriggio, la legge consente qualsiasi crimine e permette alla polizia e a coloro che sono al potere di sparare a chiunque, eliminando non solo i potenziali criminali, ma anche gli anziani, gli infermi e i pensionati. In questo scenario, con Zebra City divenuta la città più sicura del mondo, si muove Zebra Queen, ovvero Yui (Riisa Naka), figlia del governatore, la quale intende in realtà espandere il proprio potere, insieme ai suoi collaboratori, per dominare il mondo; mentre Shinichi (Shô Aikawa) si risveglia privo di memoria sulle strade di una Tokyo completamente trasformata e incontra sia Asano (Masahiro Inoue), che lavora ora come medico, che la misteriosa ragazzina Sumire (Mei Nagano), entrambi alla Casa del Cavallo Bianco, nell'area di evacuazione.
Già a partire dai titoli di testa, accompagnati da quello che rispecchia in maniera evidente i connotati di un moderno videoclip pop, è chiaro che questo sequel, rispetto al capostipite, punti maggiormente all'impatto visivo, privilegiando addirittura quella che potremmo definire una certa erotizzazione delle immagini.
E' sufficiente notare il notevole aumento degli effetti digitali e la chiara attenzione per tutto ciò che riguarda il lato estetico dell'operazione, testimoniata in particolar modo dalla grande cura di fotografia e costumi, mentre a mancare, come di consueto, non è certo l'ironia.
Si va infatti dal premio per la frase più trendy conferito a "Ho messo nero su bianco" alla sequenza in cui Zebraman, entrando in scena, getta in terra una confezione di preservativi, mentre sullo schermo compare la scritta "STOP AIDS".
Lo script, però, risulta questa volta un po' troppo confusionario e caratterizzato da eccesso di carne al fuoco, mentre, in mezzo al fracasso dominante, ci spinge ad interrogarci se gli uomini possano raggiungere la felicità mettendo nero su bianco.

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