Ghostbusters: le storie dietro la nascita del film originale

Al di là delle polemiche e delle critiche al reboot, riscopriamo le vicende produttive e le controversie legate al cult movie del 1984.

Ghostbusters: le storie dietro la nascita del film originale
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Le vicende tormentate dell'ultimo Ghostbusters, uscito nelle nostre sale da pochi giorni dopo una delle più discusse campagne di marketing di sempre, sono state per lungo tempo sotto gli occhi di tutti. Il risultato finale ha infine dato torto alle critiche a priori, ma troviamo interessante tornare all'origine del tutto, e (ri)scoprire come, del resto, anche la realizzazione del film originale del 1984 ha subito qualche contraccolpo...

Una produzione, tutto sommato, tranquilla!

Per fare un recap veloce: dopo anni di stagnamento su un eventuale terzo sequel, dopo che Bill Murray ha fatto ostruzione per anni, rifiutandosi di partecipare al progetto, e bloccandone in partenza la produzione per un'opzione nel contratto che permetteva al regista ed al cast originario un diritto di veto nel caso in cui il progetto non convincesse; dopo aver cestinato una prima sceneggiatura dei creatori del The Office (versione Usa) Eisenberg-Stupnitsky; dopo aver rinunciato alla sceneggiatura di Max Landis; dopo la morte di Harold Ramis; ecco arrivare il "salvatore" della Sony, nella persona di Paul Feig. La sua idea prevede di abbandonare il progetto del sequel, e riavviare il franchise con un reboot, creando un universo tutto nuovo che ignori le vicende dei film precedenti, e nel contempo di avere un cast tutto composto da attrici comiche. Sappiamo tutti cosa è successo: gente che si è scagliata contro il film per nostalgia, fan arrabbiati per la scelta di azzerare tutto e per la consapevolezza di non poter rivedere più gli eroi con cui si è cresciuti ed a cui si era tanto legati; altri che l'hanno fatto scagliandosi contro i Social Justice Warriors, muovendo accuse, piuttosto campate per aria, contro la Sony, rea di promuovere con questo film una propria agenda politica; un trailer con record di pollici giù, che fa l'errore piuttosto grossolano di far riferimento ai fatti del primo film, quando non aveva senso farlo; affermazioni forti del regista su twitter, che ha attaccato una parte della comunità nerd; un'ondata di commenti razzisti che hanno travolto la povera Leslie Jones, costretta a chiudere momentaneamente il suo account twitter; il boss della Sony Pictures Entertainment Phil Rothman, che, invece di calmare le acque, rinfocolava la controversia, sottolineando come tutte le critiche ricevute non avevano intaccato la popolarità del film, bensì l'opposto, arrivando a dichiarare che la campagna d'odio è stata la cosa più grande che potesse capitare loro, che erano al centro del dibattito nazionale, ed invitando gli haters a farsi sotto e a dire altre stupidaggini che avrebbero dato ancora più visibilità al film. Insomma, quello che si dice "una produzione tranquilla".

Come nasce il primo Ghostbusters?

Forse non tutti sanno che anche il film del 1984 ha avuto delle vicende produttive a dir poco tempestose, e che, nonostante ciò, è diventato uno dei film più amati di tutti i tempi. La verità è che, all'ora, senza l'Internet a dispensare rumor ed aneddoti, era difficile reperire determinate informazioni, e magari ci siamo costruiti un'immagine totalmente distorta di come sia nato il film. Ghostbusters, film del 1984 diretto da Ivan Reitman, ed interpretato da Dan Akroyd, Bill Murray, Ernie Hudson e Harold Ramis nei panni dei quattro acchiappafantasmi originali, alle prese con spiriti di ogni forma e fattezza disseminati per New York, è un film che ha sfondato più volte il tetto del budget imposto inizialmente dalla Columbia, ed è stato considerato un progetto ad alto rischio dallo studio per via della sua natura di commedia carica di costosissimi effetti speciali, oltre ad aver subito più e più volte riscritture in sceneggiatura. Chi ha avuto l'input originario da cui è scaturito poi tutto il mondo cinematografico dei nostri acchiappafantasmi? Su questo non c'è dubbio, il merito va dato a Dan Akroyd ed alla sua passione per il paranormale, che va ben oltre il franchise dei Ghostbusters. Qualche esempio? Ha condotto la trasmissione Psi Factor: Cronache del Paranormale dal 1996 al 2000, ha prodotto un documentario sugli ufo nel 2005, e produce una vodka imbottigliata in teschi di cristallo, modellati sui misteriosi manufatti pre-colombiani tanto cari ai detrattori dell'ultimo Indiana Jones; anche il resto della famiglia Akroyd non scherza: alcuni suoi membri, tra cui il nonno, sono stati affiliati alla Lily Dale Society, una società che fa ricerche nel campo delle scienze, della filosofia e dell'occultismo; il padre di Akroyd, invece, ha scritto il libro "A History of Ghosts" che narra di come la storia della sua famiglia sia costellata di episodi inspiegabili correlati ad apparizioni spiritiche. Insomma, la faccenda dei fantasmi è sempre stata una passione innegabile per il nostro Dan. Passione che ha riversato sul suo personaggio, Ray Stantz.

La questione titolo e la prima sceneggiatura

Sulla questione della controversia per quanto riguarda il titolo Ghostbusters, ne abbiamo già parlato nell'articolo sui cartoni degli anni '80, ma per chi non lo avesse letto, ne facciamo brevemente cenno: la Columbia scoprì troppo tardi che il termine Ghostbusters era stato già utilizzato nel 1975 dalla Filmation per una serie televisiva live-action, su di un trio di detective del paranormale (due umani più un gorilla), che indagano su apparizioni spettrali. Per farla breve, la Filmation avvierà un'azione legale, tramite la quale otterrà un proficuo accordo: non solo dal punto di vista monetario, ma anche perché manterrà i diritti sul nome per quanto riguarda il piccolo schermo, lanciando una serie di cartoni animati chiamati per l'appunto Ghostbusters, per sfruttare la scia di successo del film. La Columbia correrà ai ripari, inserendo la dicitura The Real alla loro serie animata sui Ghostbusters, per evitare che si facesse confusione tra i due progetti. In realtà, però, nella prima stesura della sceneggiatura i nostri indagatori del paranormale non si sarebbero chiamati Ghostbusters; il titolo scelto, in principio, fu quello di Ghost Smashers, e fu concepito da Dan Akroyd come progetto da condividere con il suo amico e compagno sulle scene del Saturday Night Lives, John Belushi, così come lo era stato Blues Brothers. La sceneggiatura di Ghost Smashers, come scritta da Akroyd, differiva in molti punti da quello che sarebbe diventato poi il prodotto finale. In questa versione, un gruppo di cacciatori di fantasmi avrebbe viaggiato attraverso il tempo, lo spazio, in altre dimensioni per combattere pericolose manifestazioni spiritiche. Il tono del film sarebbe molto più dark, e persino Slimer (conosciuto nel primo trattamento come OnionHead) non sarebbe stato quel "caruccio" ammasso di melma che abbiamo imparato ad amare. L'equipaggiamento sarebbe stato radicalmente diverso, gli iconici zaini protonici non erano previsti, i ghost smashers avrebbero combattuto gli spettri servendosi di bacchette estensibili dai palmi delle mani, che emettevano raggi fosforescenti una volta attivati. Inoltre era presente un Inter-Dimensional Interceptor, un apparecchio in grado di trasportare i Ghost Smashers da una dimensione all'altra. Dan Akroyd sottopose questa storia al direttore/produttore Ivan Reitman, che apprezzò l'idea di base; Reitman però affermò che per ragioni di budget era impossibile filmare quello che era narrato nel primo script. Fu la decisione di Reitman di concentrare le avventure su di un gruppo di acchiappafantasmi, che operavano a New York, con base in una stazione dei vigili di fuoco, a tagliare sensibilmente i costi proibitivi che sarebbero stati necessari per realizzare un'avventura interdimensionale. Reitman lavorò anche ad una revisione della nuova sceneggiatura, ultimata da Akroyd, ed il titolo fu anche modificato in Ghostbusters. Anche se dire che la sceneggiatura era ultimata è un eufemismo: è noto che, fino al momento di girare la scena finale, non era ben chiaro come si volesse concludere il film; fu solo durante una discussione che saltò fuori l'idea di incrociare i flussi. Sì, perché l'idea di incrociare i flussi degli zaini protonici per poter sconfiggere Gozer nel climax del film, non appariva nella sceneggiatura, secondo quanto raccontato da Ramis. Lui ed Akroyd erano insicuri su come gli acchiappafantasmi ne sarebbero usciti, e giocarono sul fatto che il funzionamento degli zaini protonici erano lasciato all'immaginazione degli spettatori: crearono così l'artificio dell'incrociare i flussi, e girarono una scena extra da aggiungere alla parte iniziale, dove Egon avrebbe spiegato come incrociare i flussi fosse potenzialmente letale, per poi riutilizzare il concetto, e non farlo piovere dal nulla, alla fine del film.

Gli avvicendamenti nel cast

Per quanto riguarda le scelte del cast, anche qui ci furono numerosi avvicendamenti: Eddie Murphy avrebbe dovuto interpretare Winston Zeddemore, ma rinuncerà al ruolo per dedicarsi ad un altro progetto: Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills; la parte proposta a Murphy sarebbe stata molto più estesa di quella poi assegnata ad Ernie Hudson. Quest'ultimo, anni dopo, racconterà che in una delle prime versioni della sceneggiatura Winston aveva appunto un ruolo più approfondito, con una complessa backstory del personaggio, di cui veniva accennato il passato come esperto in demolizioni per l'Air Force; esaltato dalla parte, avrebbe rinunciato a metà del suo salario abituale, pur di partecipare al progetto; la notte prima dell'inizio delle riprese, però, gli fu dato un nuovo script, con la storia del suo personaggio fortemente ridotta: Reitman gli spiegò che lo studio aveva voluto espandere il ruolo di Murray. Per la parte di Louis Tully, invece, Aykroyd aveva sempre avuto in mente l'attore John Candy, con cui aveva precedentemente collaborato sui set di Blues Brothers e 1941 allarme ad Hollywood. Candy però presentò il suo Louis Tully come un austero uomo di origini tedesche, dall'accento marcato, che teneva una dozzina di cani nel suo appartamento; inoltre pretese delle riscritture di alcune battute del personaggio, e che fosse uno dei protagonisti principali, e non un personaggio di secondo piano. I filmmakers gli preferirono quindi l'approccio più soft e geek del personaggio che ne diede l'attore Rick Moranis, che divenne poi il fastidioso (ma spassoso) vicino di casa di Dana Barrett. Sempre rimanendo in tema cast, la parte di Venkman fu pensata da Akroyd per il suo grande amico John Belushi, ma la tragica morte del comico di origine albanese portò al recasting del ruolo, offerto a Bill Murray, ma i filmmakers alla fine vollero, perlomeno spiritualmente, inserire un omaggio all'attore prematuramente scomparso: quell'omaggio ha assunto la forma (piuttosto "informe" per la verità) di un grosso, voluttuoso e goloso ammasso di ectoplasma verde. Un'altra curiosità sul cast riguarda William Atherton ed il ruolo "maledetto" di Walter Peck: in primo luogo, durante le riprese ha rischiato seriamente di farsi male, nella scena subito dopo la sconfitta di Gozer, in cui piovevano pezzi di marshmallow per tutta Manhattan... era previsto che 50 galloni di schiuma da barba cadessero su di lui! Atherton si rivelò esser piuttosto scettico, così fu testata una quantità inferiore, circa 75 chili di schiuma da barba, su di un ignaro stuntman, che colpito, perse conoscenza; la ritrosia di Atherton si rivelò quantomeno azzeccata, e la quantità fu ridotta ulteriormente. Ma non è su questo che si basa la "maledizione di Walter Peck", dato che l'attore ha raccontato di esser stato perseguitato ed abusato verbalmente in più occasione a causa del suo ritratto della nemesi dei Ghostbusters, al punto da arrivare a risse nei bar, o addirittura ad esser insultato da un intero pullman di turisti, mentre si trovava a New York.

Un film girato in fretta e furia

Infine ricordiamo anche che il film ebbe un programma di riprese accellerato: una volta che Aykroyd ebbe abbastanza materiale, che consisteva nel concept generale del film e grossomodo il suo svolgimento, lo portò a Reitman, che non solo doveva dirigerlo, ma doveva trovare uno studio cinematografico che lo finanziasse e distribuisse. Reitman aveva instaurato una proficua collaborazione con la Columbia (Sony), per la quale aveva diretto Stripes - un plotone di svitati, quindi presentò il progetto ad uno dei loro manager descrivendo il film come "Addetti alla pulizie di fantasmi, a New York". Dopo aver stabilito il budget iniziale di 30 milioni di dollari, il film fu approvato ad un'unica condizione: doveva esser pronto per il giugno del 1984. L'approvazione arrivò in ritardo, lasciando ai filmmaker solo dodici mesi di tempo per finire lo script, girare il film, e creare ed inserire in post-produzione gli effetti speciali. La tabella di marcia della produzione fu così affrettata, che Aykroid, Ramis e Reitman si ritirarono in una casa affittata insieme per una maratona di scrittura di tre settimana per completare la sceneggiatura, dopo la quale cominciarono immediatamente la ricerca delle location per prepararsi a girare.
Vi lasciamo, alla fine del nostro speciale, con la mitica colonna sonora del film, entrata nella storia e firmata da Ray Parker Jr. Ah, giusto per chiudere in bellezza: anche questa canzone fu oggetto di controversia, dopo che Ray Parker jr fu portato in tribunale con l'accusa di aver plagiato la canzone "I want a new drug" di Huey Lewis, ovvero colui che ha firmato, per l'altrettanto mitico Ritorno al futuro, la ballata "The power of love".

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