George Lucas: l'uomo di una galassia lontana lontana

In occasione del compleanno di George Lucas, ripercorriamo la carriera di uno dei più importanti protagonisti della cinematografia moderna.

George Lucas: l'uomo di una galassia lontana lontana
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Il Novecento, fra le tantissime cose, è stato anche il secolo del cinema. In poco più di cent'anni, la settima arte ha saputo formare identità collettive, creare immagini, storie e personaggi entrati nella cultura popolare dalla porta principale. Per secoli appannaggio di scrittori, teatranti e artisti, tale capacità pedagogica è stata resa propria dagli uomini del cinema. Registi, sceneggiatori e finanche produttori sono riusciti, nel corso degli anni, a erigersi come guide, sciamani del terzo millennio e narratori del futuro. Fra tutti questi, merita una menzione d'onore il genio, schivo e brillante, di George Lucas.
"Voglio produrre storie che avrei voluto vedere io da bambino, quando correvo per andare al cinema e magari arrivavo che era già cominciato: immagini che non hanno niente di troppo reale, che risuonano nel cervello e nell'animo senza annoiare o preoccupare, che si ispirano alla bellezza e alla felicità. Perché voglio farlo col cinema? Perché io sono soltanto immagini: io sono le immagini di Godard, di Mizoguchi, di Kurosawa, di Ford, di Bergman, di Fellini. Io non sono che immagini cinematografiche. Io non sono io. Io sono il cinema".

Amici importanti

George Lucas nasce il 14 maggio 1944 a Modesto, California. Figlio della media borghesia di provincia, negli anni '70 decide di abbandonare i sogni da pilota professionista e di studiare cinema alla University of Southern California, trasferendosi quindi a Los Angeles. Lucas, poco più che ventenne negli anni dei Led Zeppelin e di Richard Nixon, è fra i primi cineasti a ricevere una formazione accademica riguardante il mondo della celluloide. Sono gli anni del movimento passato alla storia come New Hollywood, anni di sperimentazioni e crollo di tabù fino a quel punto irremovibili nel cinema americano. La nuova generazione di registi ha voglia di rompere con la tradizione delle produzioni hollywoodiane, con la staticità narrativa e stilistica che le major della produzione continuavano a reiterare fino a quel punto. In questi anni turbolenti, il piccolo e timido George, fra una corsa automobilistica e un libro fantasy, riesce a stringere amicizia con due delle personalità più prorompenti legate al movimento: Francis Ford Coppola e Steven Spielberg.
La storia professionale di George Lucas è legata a doppio filo con questi due incontri. Se da un lato Spielberg sarà l'amico e il socio di una vita, Coppola ricoprirà più volte il ruolo di mentore e guida, complice anche l'età maggiore. Sarà proprio il genio dietro Apocalyspe Now e Il Padrino a indirizzare la carriera di Lucas lungo due binari che per anni correranno parallelamente: quello della regia e quello della produzione.

George Lucas regista

Per quanto possa sembrare assurdo, George Lucas ha diretto soltanto sei film in oltre quarant'anni di carriera. Piccole perle, cult, capolavori epocali, Jar Jar Binks... Nonostante siano un numero esiguo, le sue pellicole hanno permesso ai fan di spendere ore e ore di discussione e, soprattutto, hanno segnato svolte fondamentali nella storia del cinema.
Il primo lungometraggio che Lucas firma come regista nel 1971 viene prodotto da Coppola e nasce da un corto realizzato durante gli anni di studio. THX 1138 - L'Uomo che Fuggì dal Futuro è un incubo fantascientifico e distopico figlio delle letture giovanili del regista. Realizzato con cura e maestria e glorificato da una direzione artistica fortemente identitaria, THX 1138 descrive un possibile futuro, in cui gli uomini sono tenuti sotto controllo tramite droghe somministrate dai governanti e irreggimentati in catene di montaggio perpetue, atte alla completa spersonalizzazione dell'individuo. Bastano queste poche parole per scorgere l'influenza di autori come Orwell, Huxley o Bradbury. Probabilmente, nell'eccessiva prolissità dello script e nella sua forte componente filosofeggiante si possono trovare i motivi dell'elezione a cult così come del fallimento al botteghino de L'Uomo che Fuggì dal Futuro.
Due anni dopo, nel '73, Lucas aggiusta il tiro e mettendo da parte la fantascienza si abbandona ad un racconto dolce e malinconico, fortemente autobiografico e allo stesso tempo comune ad una generazione: American Graffiti. Ritratto della ribelle ma innocente gioventù americana degli anni '60 (il film è ambientato nel 1962, prima dell'omicidio del presidente Kennedy), American Graffiti è da iscrivere fra le migliori pellicole mai girate ad Hollywood. Coadiuvato da una colonna sonora stracolma di capolavori, il viaggio nei ricordi di Lucas varrà un incasso stratosferico di 50 milioni di dollari al fronte della somma, inferiore al milione, investita in fase di produzione. Vincitore di due Golden Globe e candidato a cinque Oscar, American Graffiti è da considerarsi un'eccezione nella produzione registica di Lucas, che da quel punto in poi non dirigerà nient'altro che film legati all'universo di Star Wars.
In apertura di articolo, si parlava di quanto il cinema sia stato importante nel corso del ‘900 come forma d'arte popolare, di quanto l'invenzione dei fratelli Lumiere si sia evoluta fino al punto di poter influenzare il corso della vita dei fruitori di tali opere. Star Wars è, con ogni probabilità, il miglior esempio possibile di tale influenza. Fenomeno culturale e sociale, nel corso dei suoi quarant'anni di vita il marchio Star Wars ha abbracciato una multimedialità orizzontale: film, libri, videogames, giochi da tavolo, parchi a tema e soprattutto merchandising, forma di marketing che ha reso George Lucas letteralmente miliardario.

E pensare che Star Wars nasce, nel 1977, come tentativo di Lucas di mettere insieme tutte le sue passioni: il fantasy, il cinema di Kurosawa, la fantascienza e le battaglie aeree. Star Wars non è propriamente un film fantascientifico, quanto un fantasy ambientato nello spazio (ci sono anche la principessa e il signore oscuro nel castello misterioso!). Partendo da questi presupposti, ha saputo costruire prima di qualsiasi cosa una propria identità estetica che, insieme a quell'Alien diretto da Ridley Scott due anni dopo, hanno imposto i canoni per la "nuova" fantascienza e con essi la direzione per il cinema commerciale. Star Wars, quindi, è con ogni probabilità il film simbolo della New Hollywood, la produzione che più di ogni altra ha decretato la nascita di un nuovo tipo di cinema, quello dei blockbuster.

Ben presto, la creatura Star Wars diventerà troppo grande perché lo schivo Lucas sia in grado di gestirla. Complice un successo planetario inaspettato, George compie un passo indietro durante la realizzazione del sequel, limitandosi al ruolo di produttore. Ci vorranno ventidue anni, dal '77 al '99, affinché George Lucas torni in prima persona dietro alla telecamera, sedendosi sulla sedia del regista.
Nell'ultimo anno del XX secolo, esce Star Wars - La Minaccia Fantasma. Il sogno a lungo inseguito sia da Lucas che dai fan di ritornare nella galassia lontana lontana dopo la chiusura della prima trilogia avvenuta nel 1983 si rivela, a conti fatti, un incubo. Nonostante l'avanzamento tecnologico di cui hanno potuto beneficiare gli effetti speciali, il primo dei tre film incentrati attorno alla figura di Anakin Skywalker e il suo passaggio al lato oscuro soffre di tremende carenze di buona scrittura. La scelta di dare una giustificazione "biologica" ai poteri della Forza, la linea comica peggiore nella storia del cinema (ce l'ho con te, Jar Jar Binks) e la prolissità di alcuni dialoghi rendono Episodio I un film non esattamente riuscito e che, sicuramente, inquina il buon nome della saga.
Non va meglio tre anni dopo, quando Lucas consegna ai fan smaniosi Star Wars - L'Attacco dei Cloni. La delusione per La Minaccia Fantasma non era ancora passata quando, entrando in sala, gli spettatori si sono resi conto che sì, si poteva anche fare peggio. Con ogni probabilità, Episodio II è (ad oggi) il peggior film dell'epopea Skywalker. Nato con l'intenzione di raccontare l'amore clandestino fra Padme e l'adolescente Anakin sullo sfondo della guerra fra la Repubblica e i cospiratori, il film va a sfracellarsi su una sceneggiatura piena di dialoghi senza ispirazione e impietositi ulteriormente dalla recitazione di una ancora acerba Natalie Portman e da un imbarazzante Hayden Christensen (a proposito, qualcuno ha avuto più sue notizie?).
Lucas prova a salvare il salvabile (e quasi ci riesce) nel 2005, anno d'uscita del film conclusivo della seconda trilogia e ultima pellicola da lui diretta. Star Wars - La Vendetta dei Sith chiude l'esperienza Star Wars così come immaginata dal suo ideatore.

Collega i fili che legano questo film con Episodio IV, spiegando il motivo dell'esilio di Obi-Wan, la separazione di Leia e Luke e, più di ogni altra cosa, la genesi di Darth Vader. Sebbene siano presenti alcune lungaggini non risolte in fase di montaggio, Lucas confeziona con Episodio III un ottimo film, impreziosito dalle scene di combattimento con la spada laser migliori mai apparse in uno Star Wars. Nonostante questo, La Vendetta dei Sith paga il pegno di aver avuto due fratelli maggiori che non hanno rispettato le promesse, venendo ancora additato come un prodotto mediocre, definizione che sicuramente non merita.
Sei film in quarantasei anni. È questo il conto finale delle pellicole dirette da George Lucas. I lettori si chiederanno come abbia fatto a pagare le bollette e costruire lo Skywalker Ranch con così pochi film all'attivo. Semplicemente, con l'enorme volume di film prodotti.

George Lucas produttore

Come descritto in precedenza, il punto di svolta nella vita di George Lucas sono gli incontri con Francis Ford Coppola e Steven Spielberg. Con il primo, conosciuto sul set de Sulle Ali dell'Arcobaleno, fonderà la sua prima casa di produzione, la American Zoetrope. Nata come espressione degli ideali del movimento New Hollywood, l'intento dell'American Zoetrope era quello di garantire a registi emergenti e film sperimentali lo spazio che le major non erano disposte a concedere. I due collaboreranno alla produzione di THX 1138 - L'Uomo che Fuggì dal Futuro e dei primi film di Coppola. Col passare degli anni, la casa di produzione diventerà proprietà della famiglia Coppola, producendo i film di papà Francis e di sua figlia Sofia poi. Oltre a capolavori universalmente riconosciuti come Apocalypse Now e Dracula di Bram Stoker, all'interno delle produzioni American Zoetrope troveranno spazio opere sperimentali, come Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio. L'amicizia con Spielberg, poi, porterà alla nascita di uno dei personaggi più importanti nella storia del cinema e di uno dei franchise più remunerativi: i due collaborano alla riscrittura del genere avventuristico su grande schermo, regalando al pubblico Indiana Jones. Diretti da Spielberg e scritti da Lucas, la tetralogia interpretata da Harrison Ford segna un punto di svolta nella storia della settima arte, un punto di non ritorno per qualsiasi film che abbia a che fare con fughe, tesori nascosti, amori fugaci e nazisti stupidi. L'attività di Lucas-produttore poterà George, cresciuto a pane e film sui samurai, a collaborare con il suo idolo Kurosawa: Lucas, infatti, è il produttore di due fra i film migliori realizzati dal maestro giapponese, vale a dire Kagemusha e Ran.

Altre pellicole degne di nota fra le decine prodotte dal pingue californiano sono Labyrinth, il fantasy oggetto di culto diretto da Jim Henson e interpretato da David Bowie e da una giovanissima Jennifer Connelly, e Willow, anch'esso film fantasy diretto da Ron Howard, che aveva collaborato circa quindici anni prima con Lucas alla realizzazione di American Graffiti, in tale occasione come attore.
Lucas non si è limitato alla regia e alla produzione cinematografica. Grazie a Lucasfilm, la holding omnicomprensiva di tutte le diverse aziende guidare dal piccolo genio di Modesto, George Lucas ha potuto sperimentare ogni tipo di alambicco e marchingegno adattabile alle arti visive, dagli effetti speciali alla computer grafica, passando per i videogiochi e l'animazione 3D.

George Lucas e Lucasfilm

Fondata nel 1971, la Lucasfilm è la casa di produzione che ha fatto da raccordo fra tutte le avventure imprenditoriali di George Lucas. Non dobbiamo dimenticare che la persona di cui stiamo parlando è probabilmente il più grande nerd nella storia dell'umanità, perciò non deve destare curiosità la sua voglia di sperimentare diverse tecnologie. Deve essere questo il motivo che ha portato Lucas a fondare la Industrial Light&Magic. Nato come piccolo studio incaricato della realizzazione degli effetti speciali di Star Wars, nel corso degli anni lo studio è arrivato ad essere la più grande casa di produzione di effetti speciali. Qualche nome? Star Wars, Indiana Jones, Harry Potter, Ritorno al Futuro, Ghostbusters, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Transformers, Avatar... Qualche numero? 23 nomination, 15 Oscar.
Altra creatura di Lucas, com'è facile intuire dal nome, è stata la Lucasarts. Fucina di talenti e fabbrica di sogni, Lucasarts ha saputo donare ai videogiocatori alcuni dei migliori titoli prodotti a cavallo fra gli '80 e i '90. Basti pensare, fra gli altri, a titoli come Maniac Mansion, Day of the Tentacle, Sam & Max oltre che a Sua Santità Monkey Island. La software house non è mai riuscita a riprendersi dopo il crollo di popolarità delle avventure grafiche, riducendo la propria attività, da metà anni '90 in poi, ad alcune sporadiche collaborazioni nella realizzazione di giochi ambientati nell'universo narrativo di Star Wars.
Sembrerà strano, ma qualche volta anche George Lucas ha toppato. Nel 1979, decide di investire parte del suo patrimonio e delle risorse umane a sua disposizione nel LucasFilm Computer Graphics Project. Lo studio è chiamato alla realizzazione di una workstation in grado di processare software per l'animazione di immagini in tre dimensioni. Per quanto carente dal punto di vista dello sviluppo hardware, il gruppo riesce a diventare in breve tempo padrone del mezzo software, mettendo a capo del progetto un giovane animatore, John Lasseter. Nel 1984, il gruppo presenta

The Adventures of André and Wally B., primo cortometraggio d'animazione 3D a potersi vantare di una vera e propria sceneggiatura. Lucas non crede nel progetto e decide di vendere al fondatore di Apple, Steve Jobs, il Computer Graphics Project per la somma di 10 milioni di dollari. Jobs, una volta entrato in possesso di tale studio d'animazione, decide di cambiare denominazione: nasce Pixar Animation Studios.
Schivo e timido, Lucas ha sempre dato l'impressione di non essere pienamente in grado di controllare la propria impresa. È davvero facile capire quanto il sogno di Lucas sia sempre stato legato alla narrazione, alla descrizione e al disegno di mondi fantastici. Forse perché stanco, forse perché desideroso di godersi la pensione in tranquillità nel fantastico Skywalker Ranch o forse perché semplicemente allettato da un'offerta difficile da rifiutare... Non è dato sapere il perché della scelta, datata 2012, dietro la cessione dell'intero gruppo Lucasfilm alla Walt Disney Pictures. Ad oggi, George Lucas è un simpatico signore dalla faccia buffa che si gode la pensione. Dopo aver donato al mondo personaggi e storie diventi simboli e mito, non ha lasciato intendere le sue reali intenzioni per il futuro. Non ci resta che augurargli buona fortuna e sperare di essere portati, magari su una Chevy del '55, in una di quelle galassie lontane lontane...

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