Speciale Genitori & Figli - Conferenza

"La famiglia allargata non esiste!": Giovanni Veronesi ed il cast del suo nuovo film ci spiegano perchè.

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Il rapporto tra genitori e figli è al centro di numerosi studi: sociologici, psicologici, commerciali e, perchè no, cinematografici. Giovanni Veronesi prova a stilare una sorta di istruzioni per l'uso nel suo nuovo Genitori & Figli - Agitare bene prima dell'uso. Attoriato dalla maggior parte del suo cast (Silvio Orlando, Luciana Littizzetto, Piera Degli Esposti, Chiara Passarelli, Emanuele Propizio e Andrea Fachinetti) e dagli inseparabili produttori Luigi ed Aurelio De Laurentis, Veronesi ci presenta la sua personalissima visione della famiglia e dei meccanismi interni che la regolano... o la distruggono.

Produttori...

Come mai dopo tre film ad episodi (I due Manuale d'amore ed Italians), siete tornati a fare film con storie intrecciate tra loro?GV: Quando vado a discutere di un film con Luigi ed Aurelio c'è sempre un sottotesto. Ci piacciono i film ad episodi, perché ci danno l'opportunità di inventarci quattro storie differenti invece di una sola. Ma ci eravamo stancati di frammentare la narrazione e così abbiamo iniziato la disintossicazione, infatti già Italians aveva solo tre episodi invece di quattro. Scrivere una storia unitaria è più soddisfacente, mentre negli episodi ti rimane sempre qualcosa nella penna, e a film completato ti rimangono dei rimpianti. Volevo tornare ad una narrativa continuativa.Dai trailer il film appare diverso: sembra affrontare la storia di due famiglie, mentre in realtà si tratta di un'unica storia. Perché presentarlo così e non effettivamente per come è?ADL: Il trailer ha la funzione far emergere alcune sollecitazioni che possono permettere al pubblico di scegliere il film. È vero che non ci sono episodi, ma i personaggi da raccontare sono talmente tanti che dare una porzione di spazio a ciascuno, che non sia solo una passerella, è molto difficile. Bisogna creare un contesto narrativo che prescinda dal film. Negli Stati Uniti esiste una vera e propria cultura del trailer: filmati di tre minuti che raccontano il film. Ma nella loro tradizione c'è un forte rispetto per il trailer anche da parte dell'esercizio. Da noi invece molti spazi sono venduti per passare della pubblicità commerciale qualunque. Una soluzione è stata ancorare alcuni trailer a determinati film, ma a volte addirittura li staccano. Nel cinema italiano esiste la disunità: invece di essere tutti uniti per migliorare il rendimento del film, siamo tutti disuniti.Nelle note di regia tu fai a pezzi il concetto di famiglia allargata...
GV: Personalmente non credo alla famiglia allargata. So che esiste...ma la famiglia non nasce allargata, ma come un branco che si riunisce sotto lo stesso cielo nei momenti topici della tua vita. La famiglia intesa come nucleo sociale inserito nella comunità mi interessa relativamente poco e non ci credo molto. Sono tutte forzature. Esistono e per essere moderni ormai si fa di tutto... ma nel momento del bisogno le persone che ti condizionano la vita nel bene e nel male sono quelle del tuo branco. E qui si ricollega la scena delle ceneri in cui la famiglia si riunisce; non torneranno mai insieme, sarebbe ridicolo. In quel momento non sono più una famiglia, sono li insieme, per il saluto all'ultimo capobranco. È un momento di grande unione. Nel passato sono stati una famiglia e non ha funzionato, ma ora sono un branco, che non disunirà più dopo quel momento. La scena delle ceneri è una scena vera, e riprende il momento in cui io e mio fratello siamo andati a spargere le ceneri dei nostri genitori insieme ai miei nipoti: all'improvviso il più piccolino si è buttato in acqua e di li a poco lo abbiamo seguito tutti. La famiglia allargata è un compromesso, ma non esiste, è un concetto sbagliato che non fa bene a nessuno.Mi ha stupito l'uso di molte parolacce nel film...
GV: Io mi sono espresso come sento che la gente si esprime. Non ho forzato troppo la mano. La gente mette sempre degli intercalari mentre parla. Ho dovuto romanzare delle cose vere, che vengono dai temi scritti da alcuni ragazzi. Personalmente non mi sarebbe mai venuta in mente la scena della carota, pensando a ragazzini di 14 anni. Le parolacce sono quelle dette nei confronti di qualcosa o di qualcuno quando offendi qualcosa. La parolaccia diventa tale se reca un'offesa.Il ragazzino razzista in modo inspiegabile, da dove nasce?
GV: Viene da un racconto di un mio amico toscano che fa il professore. In una famiglia progressista è nato questa specie di Hitler che odiava i cinesi. Mi piaceva anche l'idea dello psicologo che aveva detto che il razzismo è ormai nell'aria, e si respira come una polvere sottile o lo smog. La società può far nascere dei mostri anche quando non ci sono. Bisogna sempre controllarli. È una società molto pericolosa. Mi sembrava un personaggio divertente da una parte e demoniaco dall'altra. Non volevo lasciare i bambini incontaminati, ingenui... ma ingenui di che? Anche la parentesi del campo rom è stata ispirata dai temi scritti dai ragazzi? E potete dirci qualcosa in più su questo progetto di collaborazione con le scuole? Come proseguirà? 
GV: Per me quella nel campo rom è una delle scene più belle: è vera, con dei volti veri, diversa da tutte le altre. Mi piaceva l'idea di punire questa donna politically correct che si recava nel campo rom per pulirsi la coscienza dopo quanto era successo. Ma sono persone differenti, il rom chiede giustizia e lo fa attraverso i soldi. Ho vissuto accanto agli zingari per anni e so che quella è esattamente la reazione che avrebbero avuto. Molti addirittura si indignano... ma è una punizione inferta alla donna piccolo borghese che va lì e chiede scusa. Quella scena è in qualche modo girata in maniera diversa: non ha nulla di comico, anche se ha del paradosso.
ADL: C'è stata una prima fase in cui l'autore si è interfacciato con due zone d'italia (Bologna e Foggia). È servito per raccogliere una serie di informazioni reali attraverso dei temi scritti dai ragazzi che frequentano le scuole di queste città. Poi è subentrata la fase attuale, che è di coinvolgimento. La Filmauro ha programmato di realizzare una serie di temi su questo argomento, quello appunto dei genitori ed i figli, da inviare presso un nostro centro di raccolta e verifica. Poi un comitato selezionerà un tema migliore e verranno messi a disposizione 50.000 euro. 20.000 verranno consegnati allo studente che potrà usarli per viaggi, materiali o continuare gli studi, gli altri 30.000 sono destinati all'istituto di appartenenza del vincitore per creare un laboratorio audio visuale per gli altri studenti.

...e attori

Come vi siete trovati in questo rapporto di marito e moglie?
SO: Benissimo. Ovviamente era un mio piccolo sogno. Stimo immensamente Luciana e la ritengo un'attrice completa. Di solito cerco di stare nelle situazioni in cui posso essere utile, ma spesso nel cinema comico italiano ho sentito poco questa possibilità, perché si costituisce sulla figura di una maschera centrale. Un merito di Giovanni è quello di aver creato un ponte con altri tipi di attori, creare delle storie in cui questi attori possono essere utili, ed io credo di esserlo stato nel rapporto con lei.
LL: Quando mi hanno detto che sarei stata la moglie di Silvio Orlando mi sono subito gasata. È un attore di cinema consumato ed ho pensato di poter imparare qualcosa da lui. Noi non sappiamo il passato di questi due esseri umani. Loro già litigano ad inizio film, su qualsiasi cosa. Il mio personaggio è nevrotico, sempre indaffarato, con un marito fragilissimo, senza spina dorsale. In più mi fidanzo con un balengo, mentre invece vorrei costruire questa famiglia allargata... è una donna che continuamente deve fare i conti con dei fallimenti, però è viva e lotta, discute, sbraita ed è anche sensibile. È molto difficile, perché è tante cose insieme, come sono le donne di adesso, che fanno seimila cose insieme, tendenzialmente male.
SO: In più tutta questa costruzione si regge grazie ai suoi occhi (indicando Chiara Passarelli). Senza questi occhietti che passano attraverso tutte queste brutture, se così le si vuole chiamare, il film non avrebbe acquisito la stessa vena poetica... lei è la nostra piccola Alice nel paese delle volgarità. Ha la forza di esprimere il suo candore e contemporaneamente opporsi alle cose. Forse è questo il messaggio più forte: fa quello che vuole fare lei, quando lo dice lei e con la persona che dice lei.
GV: Chiara è stata una fortuna. Mai come stavolta ho sentito suonare l'orchestra degli attori così bene: è perfetta, non c'è un momento di stonatura. Il film ha una musicalità sua grazie agli attori... che sono importantissimi. Devono riuscire a passare sopra le volgarità, essere sottili, far ridere e far commuovere a distanza di poco tempo. Non è sempre detto che la bravura di un attore lo possa portare ad avere queste due facce improvvise così ravvicinate, come io invece volevo in questo film.Tra i motivi di litigi c'è la partecipazione al Grande Fratello...
GV: Il Grande Fratello è un espediente per farli litigare. Sono discussioni tanto per discutere, in cui la soluzione si è trovata all'una di notte, ma si prosegue ad urlare fino alle quattro. Una delle cose più antipatiche su cui discutere è che tuo figlio, l'essere che dovrebbe portare avanti la tua eredità, faccia una scelta così estrema, così categorica, cercare una vita facile e per me, professore di 60 anni, che ho lavorato duramente, è inconcepibile. Non riesce nemmeno a dire la parola Grande Fratello. È un argomento che indigna molte persone, mentre i ragazzi no... è facile schierarsi con Placido, perché il Grande Fratello è una bischerata. Ma bisogna capire quanto una reazione del genere sia ottusa da parte di un genitore che non sa argomentarla. Ho sempre pensato che in qualche modo avesse ragione il padre, mentre invece bisogna saper argomentare il proprio no, perché questi ragazzi non hanno 12 anni ed una reazione del genere provoca litigate continue e finte andate via di casa. Sono destinati a discutere su tutto.

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