Speciale Franklyn

Un nuovo vendicatore si aggira per le strade di Londra.

Speciale Franklyn
Articolo a cura di

Cartoline da Londra

Collocate tra i mondi paralleli della Londra contemporanea e di una metropoli futuristica e dominata dal caso chiamata Città di Mezzo (Meanwhile City), FRANKLYN ci presenta la storia di quattro anime, le cui vite sono collegate dal fato, dall’amore romantico e dalla tragedia. Nel momento in cui questi mondi collidono, un singolo proiettile determina il destino di questi quattro personaggi.


Le riprese di FRANKLYN, il lungometraggio di debutto dello scrittore/regista Gerald McMorrow realizzato dalla Recorded Picture Company cominciarono nelle location del centro di Londra nel settembre 2007.

Il cast di FRANKLYN è composto da Eva Green (CASINO ROYALE, LA BUSSOLA D’ORO, THE DREAMERS - I SOGNATORI), Ryan Phillippe (CRASH - CONTATTO FISICO, FLAGS OF OUR FATHERS, GOSFORD PARK), e il neofita Sam Riley (CONTROL) oltre a Bernard Hill, Susannah York e Art Malik.

Prodotto da Jeremy Thomas e co-prodotto da Alexandra Stone e Nick O'Hagan, FRANKLYN segna il debutto al lungometraggio del regista pluripremiato Gerald McMorrow, il cui cortometraggio THESPIAN X vinse il TCM Classic Shorts Film Competition. Peter Watson ha avuto il ruolo di produttore esecutivo.

Il team dietro la cinepresa include il direttore della fotografia Ben Davis (STARDUST, THE PUSHER) e lo scenografo Laurence Dorman (YOUNG ADAM, FOTOGRAFANDO I FANTASMI) con effetti speciali a cura della Double Negative con sede a Londra (i film HARRY POTTER, I FIGLI DEGLI UOMINI).

La Recorded Picture Company ha una lunga storia di film guidati da registi quali Bernardo
Bertolucci, David Cronenberg, Terry Gilliam, Richard Linklater e Nagisa Oshima. Il listino futuro della Recorded Picture include nuovi progetti di Bertolucci, Cronenberg, Vincenzo Natali, Whit Stillman, Phillip Noyce e David Mackenzie

FRANKLYN è finanziato dall’UK Film Council's Premiere Fund, Film 4 e Aramid, con le vendite internazionali gestite da HanWay Films.

Parla il regista.

Penso che al suo cuore Franklyn sia una favola urbana. Come in tutte le fiabe classiche, questa storia contiene elementi di amore, fede, redenzione, suspense, bene e male e il senso di un potere più alto, forse un potere quasi magico al lavoro.

Franklyn è uno sguardo all’interno del lavoro profondo del destino, sia disegnato che casuale, nel momento in cui coinvolge quattro esseri umani totalmente diversi e all’interno di ambienti completamente differenti, dalle ghiaiose vie di Londra al sorprendente mondo parallelo della metropoli religiosa della Città di Mezzo.

Seguiamo le storie di quattro personaggi complessi, ognuno di essi inesorabilmente collocato su un sentiero fatalistico. Tutti stanno cercando qualcosa - che sia l’amore della rimanente parte della famiglia, una felicità promessa, la purezza del primo amore, o semplicemente una spiegazione alla tragedia e agli orrori della vita quotidiana.

Visivamente queste quattro storie hanno la propria atmosfera e il proprio stile. Ognuna di esse si trova su una scala mobile che va dalla fantasia alla realtà. La natura eclettica della città natale di Preest, la Città di Mezzo, è un melting pot di architettura basata sulla religione, un mondo sorprendente e fantasioso dove l’ombroso vigilante John Preest scruta tra le ombre del totalitaristico controllo religioso.

Milo è romantico in fondo al cuore; l’ha solo dimenticato. La tragedia del suo fidanzamento fallito e la cancellazione del suo matrimonio contribuisce semplicemente a confermare le sue peggiori paure - che la sua possibilità di catturare il vero amore è persa, forse per sempre. Il mondo di Milo è quello della sopravvivenza banale, alla giornata, ma tra queste ore di comune lavoro egli intravede bagliori di luce, uno sguardo su un precedente e più puro modo di sentire, e lo fa nella forma di Sally, la sua amica dell’infanzia e il suo primo amore.

Il mondo di Peter Esser è solitario e vuoto. È un uomo semplice impegnato in una missione solitaria a Londra, alla ricerca di suo figlio, mentalmente instabile e da cui è separato da tempo. Dalle deprimenti strade intorno ai rifugi dei senzatetto nel West End, lo guarderemo mentre cerca il mondo disperato delle anime perse di Londra. Emilia vive nella sua propria forma di dolci fantasie. Le sue grida d’aiuto, che aumentano costantemente in drammaticità, danno un senso dell’assurdo alla sua vita, il suo appartamento e la sua visuale della vita si inclinano leggermente più rispetto a quelli di Milo o Esser. In effetti, mentre la storia si sviluppa verso la risoluzione nel suo appartamento, scopriremo che è sempre più difficile raccontare separatamente la Città di Mezzo e il mondo di Emilia.

Franklyn è un bilanciamento delicato di ragione e fantasia. Ci sono due diversi modi di guardare agli eventi che si dispiegano. Il primo è un livello fondato sulla ragionevolezza, che l’esistenza della Città di Mezzo e le vite parallele dei quattro personaggi siano semplicemente coincidenze e il prodotto di problemi psicologici o delusione. L’altro è che ci sono agenti al lavoro, in questo caso sotto le sembianze di Sally e Pastor Bone (un angelo come annuncio, un custode in una parola, o forse qualcosa di leggermente più dionisiaco). Sono incarnazioni terrestri di un potere più alto, custodi dell’esistenza se preferite, che si mostrano quando la linea tra i mondi comincia a confondersi, e gli individui hanno deviato dal loro vero corso. Entrambe le visioni sono possibili e dipende dal vostro punto di vista, entrambe potrebbero essere vere.

Sono sempre stato un fan della manipolazione del pubblico/lettore e dei voli dell’immaginazione. Credo che ciò sia pesantemente riflesso in Franklyn. Ad ogni modo, ho anche un interesse fondamentale per le persone, subisco il fascino della percezione che le persone hanno dell’amore e della felicità - intrecciati in modo intricato e sensibile con la fantasia - i due veramente ad un solo passo di distanza. Ecco perché sento che il quotidiano può combinarsi così facilmente con l’inconsueto.

Infine, spero che questa storia sarà oggetto di discussione, districata, sbrogliata, e rimessa ancora insieme. Può provocare dibattiti relativi a noi stessi, all’esistenza del vero amore, e alla possibilità di rivendicare l’innocenza e la fede che gradualmente scompare da noi, quando cresciamo, diventando più saggi ma anche più cinici. Un commento sull’ossessione del mondo per il credo religioso, l’eccentricità del dogma, e la follia del potere e del controllo in nome della fede. Ma Franklyn resterà completamente un thriller permeato da fantasia emozionale, che si capovolge e si ribalta attraverso una visione del mondo come lo conosciamo illustrata in modo unico, verso un mondo che non conosciamo e verso le aree grigie lì nel mezzo.

Una favola moderna in tempi dominati dal cinismo.

Production History

FRANKLYN è una sceneggiatura originale dello scrittore/regista Gerald McMorrow, che ha tirato fuori l’idea, poco dopo aver completato il suo THESPIAN X, il cortometraggio che vinse nel 2002 il TCM Classic Shorts Film. “Quando facevo corti, ero sempre alla ricerca di idee; una di esse era l’idea di una giovane donna, sempre nel tentativo di suicidarsi, e qualcuno nell’appartamento al piano di sopra che stava pianificando di assassinare qualcuno per strada. Questo è stato il germe. Amavo l’idea che qualcuno che stava per distruggere la propria vita si trovasse improvvisamente, cinque minuti dopo, a combattere per essa”.

McMorrow ha capito che voleva sviluppare un lungometraggio basato su quest’idea originale, che finiva per essere la svolta risolutiva del film. “Ho lavorato risalendo all’indietro da questa idea iniziale” dice McMorrow. "Volevo sapere qualcosa di più di questi due personaggi. Chi era per la strada e chi si mette sulla traiettoria dell’assassino? Ha finito per essere una storia più ampia, che coinvolge le storie di quattro personaggi”.

McMorrow si è assicurato il supporto del produttore vincitore di un Oscar, Jeremy Thomas. Thomas è conosciuto per aver supportato diversi registi al loro esordio, e ha lanciato le carriere di numerosi registi inclusi Jonathan Glazer (SEXY BEAST - L’ULTIMO COLPO DELLA BESTIA) e David Mackenzie (YOUNG ADAM). “Mi è piaciuta l’originalità della sceneggiatura e l’ho trovata molto appassionante quando l’ho letta. Aveva un finale enormemente soddisfacente. Sono sempre tentato dalle sceneggiature con un gran finale. Pensavo che THESPIAN X fosse eccezionale, che nonostante il basso budget avesse molti effetti speciali ambiziosi, che Gerald aveva costruito in modo artigianale”. Il produttore veterano era anche rimasto impressionato dalla sua sicurezza e dalla sua visione delle cose. “Pensavo che Gerald avesse davvero capito cosa voleva fare, ed è riuscito a portare in vita il film davanti a me la prima volta che l’ho incontrato. Questa visione originale è stata trasportata nelle riprese, cosa rara in un regista al suo primo film”.
FRANKLYN, un neo-noir, ci presenta una scissione narrativa, collocata simultaneamente nella Londra contemporanea e in una metropoli di un mondo parallelo e di fantasia, governata dal fervore religioso, la Città di Mezzo. È la storia di quattro anime divise da due mondi paralleli. Preest è l’eroe mascherato della Città di Mezzo, il cui obiettivo è rintracciare L’Individuo, il capo di un culto religioso, ma nel mondo reale Preest è David, un giovane uomo emozionalmente disturbato, in lotta per affrontare i suoi demoni.
Emilia è una donna bella e giovane, infelice della sua vita, arrabbiata col mondo, impegnata a orchestrare i suoi tentativi di suicidio come installazioni d’arte. C’è anche Milo, che è stato scaricato all’altare e cerca di trovare la felicità quando riaccende la sua amicizia con il suo amore dell’infanzia, l’enigmatica Sally. Infine c’è Esser, il padre disperato in cerca del figlio scomparso. Queste anime perse sono, in più di un modo, intrecciate, in quanto tutte si muovono verso una collisione inevitabile dei due mondi spezzati.

McMorrow descrive la trama complessa in poche parole. “I quattro protagonisti ruotano attorno ad un polo che li avvicina sempre di più, man mano che la storia si sviluppa”. Ryan Phillippe, interpreta Preest, il vigilante mascherato che vuole vendicare una morte. McMorrow era entusiasta di aver trovato un attore perfetto per un ruolo così insolito.
"La cosa bella è che guardando le scelte passate di Ryan si nota da subito che sono scelte molto interessanti. Ed è ammirevole il fatto che siano decisioni particolari, si vede che è felice di fare scelte anche un po’ strane”. Phillippe era entusiasta delle sceneggiatura: "Appena l’ho presa in mano mi sono accorto di quanto fosse originale, ben scritta, non solo o bianco o nero. E questo è quello che ho sempre cercato come attore, qualcosa che non ho mai vissuto, che non avrei mai voluto vivere. Dopo aver incontrato Gerald, mi sono reso conto che aveva in mente, fin nei minimi particolari, ciò che voleva; per me è stato facile credere in lui. Ci sono quattro storie, diverse tra loro, il mio personaggio non è ciò che sembra; ho pensato che era un progetto talmente visionario che non vedevo l’ora che si sviluppasse il suo punto di vista sull’amore, sulla speranza, sul destino”.

Phillippe, cintura nera di Tae Kwon Do, non ha usato controfigure. “Ho iniziato a studiare arti marziali quando avevo otto anni e Gerald se ne è accordo subito. La cosa più difficile però è stata indossare la maschera ed i tacchi contemporaneamente. Prima di iniziare le riprese mi sono preparato fisicamente, mi sono allenato tanto ed ho studiato molti fumetti così da poter assimilare le movenze dei personaggi. C’è qualcosa nel mio personaggio che mi ricorda quegli eroi.”

Eva Green ricopre il ruolo di Emilia, una studentessa di arte i cui tentativi di suicidio fanno parte di un progetto per il suo diploma. Ma ricopre anche il ruolo di Sally, l’amica d’infanzia di Milo. McMorrow ha sentito Eva completamente immersa nella parte. "Eva è Emilia. Non potevo immaginarmi nessun’altro in quel ruolo. Rappresenta perfettamente quella coesistenza di bellezza e profondità, dolcezza e pericolosità. Avrei difficilmente trovato qualcuno di più adatto alla parte; c’è qualcosa di spirituale nel personaggio, come c’è qualcosa di inafferrabile in Eva.”

Per Eva Green dare vita a due personaggi è stata la sfida maggiore, ma anche la cosa più affascinante. “È un film metafisico sul destino. La pazzia che la caratterizza, rende la sceneggiatura affascinante; è una storia di quattro anime perse, quattro personaggi soli. Io do il volto a due diversi individui, ed è stato davvero interessante. Emilia è un personaggio oscuro, che esprime il suo malessere attraverso l’arte, registrando i suoi numerosi tentativi di suicidio. Il tutto è drammatico ed al tempo stesso divertente; Emilia pretende molto da se stessa, forse non è mai completamente soddisfatta, è una vera artista. Poi c’è Sally, una persona serena che ama la vita, il perfetto contrario di Emilia, e in questo risiede la vera sfida”.

Eva Green ha lavorato molto con il dialogue coach, con il costumista e con il truccatore per definire appieno i due caratteri e le loro caratteristiche peculiari. “Abbiamo lavorato parecchio sul timbro della voce dei due personaggi, Emily ha una voce più bassa e tormentata, mentre Sally, a rispecchiare il suo carattere, ha una voce più leggera, serena. Anche il loro look è molto diverso, Sally ha i capelli rossi e sembra uscita da un film degli anni ‘50. Emilia invece si nasconde dietro ai suoi abiti, quasi come se fossero dei costumi, così come si nasconde dietro al trucco nero dei suoi occhi ed ai suoi capelli scuri. Sally non usa make up, è una creatura pura.”

Sam Riley è Milo, il ragazzo romantico con il cuore spezzato. McMorrow spiega che Sam inizialmente era stato cercato per il ruolo di Preest.
“Sam è arrivato da noi preparando una parte del copione di Preest. Ma in Sam c’è un’innocenza e una purezza che traspaiono, non lasciando spazio a quel sentimento di rabbia e sofferenza indispensabili per il personaggio di Preest; al tempo stesso ci siamo resi conto che era perfetto per incarnare Milo”.

Riley era contento di avere quel ruolo."Ho amato l’idea del film, volevo farne parte e Milo è un personaggio molto interessante. È romantico, è un’anima pura, gentile, e mi piaceva anche il fatto che fosse un po’ matto, senza essere un pazzo vero e proprio. Gerald mi disse che quel personaggio aveva molto di se stesso, ma credo che ci sia molto di Gerald in tutti i personaggi del film. Mi è piaciuto da subito come persona, ed ho amato il suo cortometraggio THESPIAN X. Sapevo che avrebbe creato una Città di Mezzo perfetta e visionaria.”

Riley ci ha parlato del film e di cosa significa per lui: “è una storia sul destino e sull’amore vero, sugli orrori della guerra, su come potrebbe trasformarsi un città in mano al fanatismo religioso, ed è anche un film d’azione molto coinvolgente”.
Nel cast c’è anche Bernard Hill che ha la parte di Peter Esser, il padre che cerca il figlio. "Bernard è il genere di persona che chiunque vorrebbe avere come padre” dice McMorrow. “È l’uomo della porta accanto, che fa sempre la cosa giusta, ma che nasconde anche quella tristezza e quella solitudine che caratterizzano il suo personaggio”.

La Città di Mezzo, il mondo alternativo in cui chiesa e stato coincidono, è stata ricreata in varie settimane di riprese in tutta Londra. McMorrow ha dato ai due mondi due immagini molto differenti. “La Città di Mezzo non è più colorata di Londra, ma abbiamo utilizzato una sola fonte di luce ed uno stile di colori più intensi. Nello stesso istante abbiamo ripreso la realtà come fantasia e la fantasia come realtà”.

Lo scenografo Laurence Dorman ha trovato subito la prima sfida: creare la Città di Mezzo. “Il venti per cento del film è un film a grande budget fatto come un film a basso budget. Gerald aveva già in mente un sacco di idee su come dovesse essere la Città di Mezzo: è una Londra immaginaria filtrata dal fanatismo religioso. Chiunque è praticante, tutto ha a che fare con la religione. Creare qualcosa di questo genere è stato liberatorio”. Città del Messico ha ispirato il cast tecnico, vista come un mondo quasi dominato della religione. "C’è una sorta di convivenza e conflittualità nei confronti della religione” ci dice McMorrow. "Ero in un centro commerciale e mi sono reso conto che due piani erano completamente pieni di oggetti religiosi. Quel posto era lì per soddisfare i tuoi bisogni di fedele, e mi ha fatto capire come stavano le cose. Ho pensato che finché hai una fede religiosa, puoi essere manipolato, che tu sia un militante musulmano o un cristiano del Midwest. Lo potremmo riassumere con una massima di Epicuro: la religione è considerata vera dalle persone comuni, falsa dai saggi e utile ai potenti.”

"La nostra idea era quella di avere un’architettura che ispirasse un cupo senso religioso e farla trascendere da ogni riferimento temporale, renderla atemporale in qualche modo" commenta Dorman. Il responsabile dei costumi, Leonie Hartard, ha da parte sua ideato dei costumi che sottolineano personaggi e scenografia, specialmente nella Città di Mezzo. “È stato entusiasmante leggere una sceneggiatura così predisposta all’attenzione ai costumi. È una combinazione di una graphic novel e un film noir. Abbiamo discusso subito su che gamma di colori utilizzare per fare in modo che l’effetto sabbiato e scuro si sposasse bene con i costumi, che sono risultati un mix tra un look medioevale e fetish. Sono stati utilizzati anche elementi tipici di varie religioni (amish, indù, buddisti e tanti altri) senza però farli appartenere a nessuno di specifico”.

Lo scenografo, Laurence Dorman, come il costumista, ha creato un mondo di riferimenti religiosi “Ho creato un luogo che sembra un luogo di culto, evitando di riferirsi ad una religione unica. Ho preso ispirazione anche dal carnevale di Notting Hill”.
Ryan Phillippe descrive la città immaginaria in cui si muove il suo personaggio, il vigilante mascherato “La Città di Mezzo è un’alternativa alla realtà, e non ci sono riferimenti temporali forti, non si riesce a dargli una connotazione temporale. Tutti devono essere credenti, i poliziotti sono preti e la città è in mano al fanatismo. È un’allegoria ovviamente, si può comprendere l’ispirazione ma non c’è nulla di reale”.

“Gerald ha una grande conoscenza ed un grande amore per i graphic novels e per i fumetti, ed ha sempre avuto ben chiara la sua visione di Preest. Credo che lui avesse in mente come dovesse essere la maschera ancora prima che iniziasse a scrivere la sceneggiatura”. McMorrow spiega l’effetto che voleva ottenere: “La maschera ha lo scopo primo di rendere anonimi. È lineare, ci sono gli occhi, ma non ha espressioni. È interessante vedere il senso di inadeguatezza, di imbarazzo e fastidio che crea nelle persone quando se la trovano davanti.”

Phillippe commenta. "L’ottanta percento del tempo ho recitato con una maschera; ho fatto scene difficili e indossandola diventavano ancora più complicate. Ho dovuto studiare approfonditamente i movimenti, il linguaggio del corpo. È stata una vera sfida, è stato motlo interessante essere sul set con una maschera, così che nessuno poteva vedere il tuo volto, leggere le tue emozioni.”

McMorrow era determinato a sfruttare appieno le location uniche di Londra; “Sono nato a Londra, la conosco bene e abbiamo cercato di scoprire delle parti di Londra fuori dai soliti cliché. Ad esempio abbiamo girato sul tetto del Victoria and Albert Museum, all’interno della Abbey Mills Pumping Station”.

Sam Riley ha preso parte ad alcune scene nelle strade di Londra “Abbiamo girato ad Oxford Street in una domenica pomeriggio piacevolmente fresca. Abbiamo anche girato sui tetti del Victoria and Albert Museum e in molte altre location più o meno riconoscibili”.

Per il produttore Jeremy Thomas è stato entusiasmante girare in parti di Londra mai utilizzate prima “Abbiamo visto Londra già in moltissimi film, così per ambientare una storia che non è una storia comune, non potevamo utilizzare location comuni e troppo conosciute. È stata una vera e propria sfida”.


Movieye ringrazia Mediafilm per il fondamentale contributo

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