Speciale Diario di una schiappa - Intervista

Intervista a Jeff Kinney, autore del best seller Diario di una schiappa

Speciale Diario di una schiappa - Intervista
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In occasione della presentazione alla stampa del film Diario di una schiappa, abbiamo incontrato lo scrittore Jeff Kinney (per la prima volta in Italia) ideatore del libro di successo che ha ispirato l'omonimo film. Diario di una schiappa, che uscirà in Italia a luglio in un centinaio di copie, è solo il primo di una serie di film incentrati sul personaggio di Greg Heffley, un simpatico ragazzino alle prese con le difficoltà di ambientarsi nell'apparentemente ostile mondo delle scuole medie.

Un successo planetario

In veste sia di autore sia di produttore come ha contribuito alla stesura della sceneggiatura?

JK: In realtà ho preso parte a diverse fasi della realizzazione del film, dal casting alla postproduzione, ma non mi sono occupato direttamente della stesura della sceneggiatura.

Quando ha creato per la prima volta Greg Heffley già immaginava il successo che sta di fatto avendo?

JK: Greg mi ha portato in posti che non avrei mai pensato di raggiungere, e mi ha fatto girare il mondo in lungo e in largo. Non avrei mai immaginato tutto questo, in realtà non pensavo neanche che il mio libro sarebbe stato pubblicato...

Quanto c'è di autobiografico nel personaggio di Greg?

JK: Greg è un personaggio di finzione, e di sicuro non mi riconosco appieno nella sua vita, però ci sono senza dubbio alcune cose di lui che appartengono al mio passato.

Avete avuto difficoltà con i ragazzi durante le riprese del film?

JK: No, nessuna. Si sono rivelati tutti dei bravi professionisti e hanno svolto tutti molto bene il loro lavoro, alla fine siamo anche diventati molto amici...

È vero che inizialmente questo libro non era indirizzato a un pubblico di ragazzi, anche se poi è grazie a loro che è diventato un successo planetario. Forse perché rappresenta una specie di denuncia di tutte le piccole angherie della società. È contento che sia andata così?

JK: Originariamente ho scritto il libro per un pubblico adulto, ma poi il materiale, anche per via dei suggerimenti dell'editore, è stato recepito bene dal pubblico più giovane. E siccome il mondo dell'infanzia è universale, il libro sta avendo molto successo anche in traduzione negli altri paesi. Sostanzialmente sono contento di non aver fatto un flop colossale (ride) ma quando scrivo continuo ad avere in mente come pubblico di riferimento gli adulti. Adesso in America è appena uscito il secondo film, che ha avuto molto successo, ed è in preparazione il terzo.


Dal libro al film

Come avete lavorato sul set?

JK: Lavorare su un libro è molto diverso dal lavorare su un film. Nel primo caso si ha il controllo di tutta la fase produttiva, dalla prima all'ultima pagina, mentre nel secondo caso si tratta di un processo fortemente collaborativo. In questo caso, ad esempio, c'erano molte persone che lavoravano al film e che delle quali io non avevo alcun controllo, però in compenso c'era un ottimo rapporto con gli Studios, con il regista, e con tutto lo staff e questo è stato molto importante. Di solito quando si vendono i diritti di un libro per la trasposizione filmica è come vendere un prodotto di cui poi non si ha più alcun controllo, invece in questo caso io ho partecipato attivamente a tutte le fasi della lavorazione.

Partendo dagli sketch del libro come avete sviluppato il plot della storia?

JK: È stato un procedimento un po' strano; il mio libro è una raccolta di brevi storie divertenti mentre un film ha bisogno di una trama. Noi abbiamo cercato di rielaborare i momenti migliori, raccogliere le parti più divertenti che rimangono più impresse, per costruire una trama attorno alla quale far ruotare le vicende.

Qual è stato il suo approccio, rispetto ad altri libri o film di ambientazione scolastica?

JK: Di solito il mio approccio nello scrivere un libro per ragazzi è quello di rispettare la loro intelligenza. Greg non è un eroe però io cerco comunque di rispettare la sua personalità, il modo in cui lui vive le sue vicende.

Come è stato relazionarsi con Chloe Moretz, ragazzina prodigio di Kick-Ass? E quali sono stati i modelli, se ce ne sono, cui si è ispirato per realizzare il fumetto?

JK: Beh non ho avuto alcun rapporto con Chloe Moretz (ride). È una ragazzina molto dolce e aveva un ottimo rapporto con tutto il cast, abbiamo anche fatto una cena insieme, ma con tutto il resto della troupe (ride). Per quanto riguarda la seconda domanda, beh non avevo dei veri e propri modelli, ho semplicemente cercato di immaginare il modo migliore per rappresentare ciò che avevo in mente ed è venuta fuori l'idea del diario.

Quali sono i libri che leggeva da bambino?

JK: Mi piacevano molto Judy Blume e Beverly Cleary, ma forse qui in Italia non sono molto conosciute.

Quali pensa siano le differenze tra i bambini della sua generazione e i bambini di adesso?

JK: Adesso a scuola i bambini si sentono più al sicuro, più protetti. Nel mio racconto invece, che prende spunto dalle esperienze della mia infanzia, sembra che la scuola sia un posto pericoloso, una specie di prigione in cui non è facile sopravvivere.


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