Da Josh Trank a M. Night Shyamalan: registi 'prigionieri' di un flop

Nel mondo di Hollywood vali tanto quanto il tuo ultimo film: scopriamo chi è sopravvissuto al suo ultimo flop e chi invece se l'è cavata.

Da Josh Trank a M. Night Shyamalan: registi 'prigionieri' di un flop
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Hollywood, si sa, non è un posto facile. Molti lo descrivono come un covo di tagliagole, un posto dove i sogni si vanno ad infrangere. Per uno che riesce a sfondare, altri nove devono farsi da parte. Abbiamo deciso di portarvi a spasso fra le celle di una prigione molto particolare. Alcuni di questi detenuti hanno avuto una sentenza a vita, altri sono usciti per buona condotta, altri ancora sono stati messi ai lavori forzati. Benvenuti nella Director's Jail!


Un reato piuttosto comune

Cos'è questo carcere per registi? Trattasi di luogo fittizio, ma neanche tanto, in cui un regista finiva, per aver commesso innominabili crimini contro uno studio, ed in particolare contro i suoi profitti. Un tempo le motivazioni per finire nella director jail erano semplici: quando c'era un grosso flop qualche testa doveva cadere, e di solito a pagarla per tutti era quella persona il cui nome era attaccato al film, il regista appunto, che di solito costituiva il grattacapo maggiore da gestire per i boss delle case cinematografiche. Dopotutto, lo stesso Orson Welles, per fare un esempio fra tanti, dopo due film con esiti al botteghino disastrosi (Quarto Potere, da tutti considerato un capolavoro ed un'opera imprescindibile nella storia della cinematografia mondiale fu, incredibile a dirsi, un flop clamoroso quando uscì nel 1941) , vide la sua carriera da regista giungere ad una brusca virata: lottò per lavorare a pochi progetti, che gli furono concessi sotto stretta supervisione dei produttori, e spesso arrivò ad autofinanziarsi o a rivolgersi a piccoli studi indipendenti, per avere la libertà creativa necessaria, non concessagli più dalle grandi case di distribuzione cinematografiche. Insomma ad Hollywood vige la regola non scritta: sei buono quanto l'ultimo film che hai fatto; è una regola flessibile, per carità, altrimenti non assisteremmo a registi che, nonostante flop su flop, continuano a lavorare. Come abbiamo già detto, alcuni non si sono mai ripresi dal fallimento di un film, altri invece hanno avuto una seconda occasione, altri ancora sono emigrati verso altri lidi, dove la pressione è meno intensa, ovvero la tv. In fondo i registi di blockbuster dagli enormi budget sono consci del tipo di pressione che comporta gestire tali colossi, e sanno che la colpa quasi sempre ricadrà su di loro. Non importa se lo studio ha contribuito al caos o è stato troppo ingerente durante la produzione (o se la star s'è comportata da idiota e ha reso la vita difficile a tutti), c'è il nome del regista nei credits, quindi la responsabilità finale di un prodotto ben riuscito è ascrivibile unicamente a lui. Anche un filmaker sulla cresta dell'onda, nel caso si trovi fra le mani un così importante e costoso fallimento, difficilmente potrebbe trovare un nuovo lavoro, e, come si suol dire, il suo telefono smetterebbe di squillare, delle volte per anni, delle volte per sempre. Andiamo a vedere qualcuno fra i più fulgidi esempi, scopriamo quali film sono responsabili per aver affossato la carriera di quei grossi nomi che leggevamo sulle locandine.

Quer pasticciaccio brutto de Fantastici Quattro

È uno degli esempi più recenti, ed illuminanti della lista. Avremmo potuto intitolare il paragrafo anche come "tutto quello che un regista non dovrebbe fare", nel caso voglia ancora lavorare per una major. Vi raccontiamo in breve il 'behind the scene' dei Fantastic Four di Josh Trank. La faccenda è davvero ingarbugliata, ma possiamo affermare con sicurezza che i problemi tra Trank e la Fox sono cominciati fin dalle fasi iniziali della produzione. Si legge, fra più fonti, che la major abbia cominciato a nutrire dei dubbi sulle capacità del giovane regista di Chronicle sin dalle scelte iniziali di cast e script, e che ci siano state lotte sia sull'attribuzioni dei ruoli, sia nelle svolte narrative della pellicola. La Fox, dapprincipio aveva concordato una certa versione di Fantastic Four con Josh Trank, salvo poi ritrattare giorni prima della messa in produzione e decidere di tagliare tre importanti scene d'azione. Lo studio ha inoltre continuato ad interferire ed a creare confusione durante il corso di tutte le riprese, e lo scontro con il cineasta è deflagrato durante la fase di montaggio. Pare che Josh Trank sia stato letteralmente tenuto fuori dalla sala di editing, e che sia stata la stessa casa di produzione a produrre il taglio finale del comicbook movie, inserendo delle scene aggiuntive neanche girate dal giovane regista californiano. Ma cosa ha combinato Trank per meritarsi questo trattamento? Perché in effetti sembra che sia solo lo studio a fare la parte del cattivo. Da più fonti anonime all'interno della crew, arrivavano indicazioni sempre più frequenti di comportamenti aggressivi ed erratici del regista. Ad esempio, i rumor sul fatto che Trank abbia causato danni alla casa che gli era stata data dalla produzione si sono rivelati fondati. Si parla di danni dell'ammontare di 100 mila dollari, e dopo che il padrone di casa ha provato a sfrattarlo, pare che il buon Trank abbia vandalizzato ulteriormente l'abitazione. Il proprietario lo ha denunciato alle autorità locali, dando il via ad una causa civile, i cui contenuti sono sotto sigillo. E questi sono fatti. Sul set le cose non andavano per nulla meglio, anzi la situazione si era fatta molto tesa. Uno dei membri della crew descriveva Trank come molto introverso e ha raccontato di come abbia fatto montare una tenda nera attorno al monitor su cui seguiva le riprese giornaliere, per potersi isolare dal mondo esterno. Quando si trattava, però, di interagire con i quattro attori principali Miles Teller, Kate Mara, Michael B. Jordan e Jamie Bell, il regista diventava molto scontroso, arrivando persino a dire quando qualcuno dovesse sbattere le palpebre o respirare, spingeva affinché la performance fosse la più piatta possibile. La stessa fonte forniva una spiegazione al comportamento bizzarro del filmmaker, come diretta conseguenza del taglio operato dalla Fox delle scene d'azione inizialmente concordate, ed anche di un importante ritocco al budget, ridotto di decine di milioni di dollari. Lo scontro culminò nella post-produzione, con Josh Trank messo in panchina, e Simon Kinberg che provava a salvare il salvabile, girando nel caos scene aggiuntive con i membri del cast che erano ancora disponibili, e convocando un team di sceneggiatori (tra cui Drew Goddard) per tamponare le falle nel flusso narrativo. Il comportamento erratico del regista di Chronicle non si esaurì qui: qualche settimana prima dell'uscita in sala, mandò una mail collettiva ai membri del cast ed alcuni dei produttori, affermando che quello che avevano girato era uno dei migliori comicbook movie di tutti i tempi, salvo poi (dopo le prime critiche impietose apparse online) scrivere su Twitter, il giorno prima dell'esordio nei cinema, "Un anno fa avevo una versione stupenda di questo film, una versione che avrebbe ricevuto grandi recensioni. Non la vedrete mai. Questa è la realtà, purtroppo." Dite che si è bruciato qualche ponte, disconoscendo il proprio film, giusto nella fase più delicata, ovvero il weekend di apertura? Dite bene. A Josh è stata tolta la regia di uno degli spinoff di Star Wars, ed al momento non si profila, per lui, nessuna novità professionale all'orizzonte. Quanto durerà il suo soggiorno nella Director's Jail non c'è dato saperlo. Comunque il ragazzo è in buona compagnia. Vediamo chi altro c'è.


Scatole misteriose, pattinaggio estremo, e l'ultima direttiva del vecchio Robocop: far fuori la carriera del suo regista

Al secondo regista della lista siamo molto affezionati, e non è l'unico fra i detenuti che vedremo, con il quale abbiamo un forte legame. Ma il suo Donnie Darko è stato un poetico casino, quel tipo di film per cui ore ed ore di discussioni, davanti a una birra, si sono resi necessari per districarsi tra wormhole, cellar door, conigli giganti dall'occhio cavo. Richard Kelly sembrava destinato a diventare il nuovo David Lynch; la sua opera prima era un concentrato di teen drama misto a sci-fi, visioni apocalittiche, e tante stranezze inquietanti. Da molti critici, all'epoca, fu definito un genio, la next-big-thing che tutti profetizzavano fra i filmmaker della nuova generazione. Ricordiamo ancora con tenerezza i poster del film in cui campeggiava la scritta "Nella lista dei 100 film più belli di sempre di Imdb." Che è successo al giovane genio? Tutti aspettavano con ansia il prossimo exploit, e poi... Arriva nel 2006 Southland Tales - Così finisce il mondo, una sci-fi drama comedy che, già dal genere, appare piuttosto confusa, con The Rock e Sean William Scott fra i protagonisti. Il montaggio originale di due ore e mezza fu mostrato in anteprima, dove fu accolto fra fischi e boati di disapprovazione. Kelly prese un paio di forbici e provò a salvare il film, ma riuscì a renderlo solo più corto e più confuso. Aldilà dei critici, anche la reazione del pubblico non fu per nulla positiva: fu riconosciuta l'ambizione dietro le scelte registiche, ma la pellicola passò quasi inosservata. Gli incassi furono irrisori, ma non è a causa di questo che il buon Richard Kelly per ora passeggia nel cortile della prigione dei registi. All'autore di Donnie Darko fu data una seconda chance: nel 2009 arrivò nelle sale un altro tentativo di sci-fi, The Box, questa volta con protagonisti Cameron Diaz e James Marsden. Il film fallì sia nel ricevere buone recensioni che nel recuperare i costi di produzione. Da allora di Kelly si son perse le tracce. Speriamo che venga rilasciato presto per buona condotta.

Il prossimo regista della lista non è finito in galera in senso figurato, ma proprio in senso letterale. E non stiamo parlando di un tizio qualsiasi. Stiamo parlando del regista, fra le altre cose, di Predator, del primo e terzo Die Hard (quindi dei migliori!), di Caccia ad Ottobre Rosso, di Last Action Hero e così via; cos'ha fatto John McTiernan per finire al gabbio, sia quello vero che quello fittizio? Tutto risale alla lavorazione del suo penultimo film, Rollerball, un film di fantascienza del 2002, remake dell'omonimo film del 1975, che parlava di uno sport violento sui pattini, in un'ambientazione distopica. McTiernan entrò in forte contrasto con uno dei produttori del film, ovvero Charlie Roven; i loro dissidi riguardarono il tipo di film che Rollerball sarebbe dovuto essere. McTiernan stufo delle continue interferenze, assunse un investigatore privato, che trovasse delle prove per metter in cattiva luce Roven con la casa cinematografica, e magari avere di conseguenza più libertà sul set. McTiernan fu condannato per aver intercettato illegalmente Roven, e per spergiuro, quando fu interrogato dall'FBI. Fu incarcerato dall'aprile del 2013 al febbraio del 2014. Durante la sua prigionia, dichiarò bancarotta ed ebbe difficoltà a pagare le spese legali. Il suo ultimo sforzo produttivo risale al mistery-thriller Basic, rilasciato nel 2003. Da allora non si sa più nulla di prossimi suoi lavori. Un altro per cui ci piange davvero il cuore è Fred Dekker, regista di Scuola di Mostri, per cui abbiamo tuttora una passione sfrenata. L'unica sfiga di Fred Dekker fu quella di aver accettato un progetto di nome Robocop 3. Tuttora Dekker viene ricordato come colui che ha ucciso il primo franchise di Robocop: non è assolutamente così, semmai è stato il contrario. In fondo il poliziotto cyborg è stato resuscitato dal reboot di un paio di anni fa, mentre per quanto riguarda Dekker, l'unica speranza che abbiamo è quella di vederlo all'opera col fido compagno Shane Black sul prossimo Predator. Noi incrociamo le dita. La detenzione è stata fin troppo lunga.


Rilasciati su cauzione

Beh, in questo caso un esempio viene in mente, forse il più eclatante di tutti. Un tempo M. Night Shyamalan veniva accostato a gente come Spielberg e Hitchcock. Riusciva a cesellare con gran maestria thriller, buttandoci dentro grandi personaggi, suspense, e twist narrativi, almeno nei suoi primi due film (anche se, a dover essere onesti, a noi Signs e The Village non ci sono affatto dispiaciuti). Comunque, dopo II sesto senso, sembrava esser ben avviato sulla via dei più grandi, ma i problemi hanno cominciato ad arrivare con una serie di flop consecutivi, che avrebbero distrutto la carriera di qualsiasi altro filmmaker. Andiamo ad esaminarli a ritroso: After Earth, con Will Smith e prole, sarebbe dovuto esser il proverbiale ultimo chiodo sulla bara per la sua cinematografia. Dopotutto Shymalan veniva fuori da una triade di disastri niente mali: Lady in the water, E venne il giorno e L'ultimo dominatore dell'aria. After Earth sembrava esser la sua ultima chance, cercando di trovare un compromesso con i grandi studios, accettando di nuovo un lavoro su commissione, e rinunciando a progetti più personali. Le cose non andarono per il verso giusto. Ma l'esilio dai set non è durato poi molto: l'autore di origine indiana s'è rimesso in gioco, e sia tramite la serie televisiva Wayward Pines, sia con il ritorno alle origini, con un soggetto originale, M.Night ha avuto il suo pass per uscire dalla director's jail. Unendo le sue forze con quel furbastro di Jason Blum, Shyamalan ha realizzato l'horror dal budget irrisorio, The Visit, ottenendo un ottimo riscontro economico, oltre che delle critiche positive. Insomma ha recuperato una certa credibilità, ma da qui a vedergli affidato un nuovo blockbuster...beh per quello sospettiamo ne passerà di acqua sotto i ponti.

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