Creed & Il risveglio della Forza: l’eredità degli anni ‘80

Due icone del cinema giunte al settimo capitolo delle loro rispettive serie. L'una guarda al passato sfruttando molto il fattore nostalgia, l'altra al futuro e punta agli Oscar. Due modi diversi di crescere per personaggi e spettatori.

Creed & Il risveglio della Forza: l’eredità degli anni ‘80
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Il 16 dicembre è arrivato nelle sale Star Wars - Il risveglio della Forza, l'evento dell'anno, che come prevedibile sta ora scalando le classifiche dei botteghini di tutto il mondo puntando direttamente al primato di ‘miglior incasso di sempre' attualmente detenuto dall'Avatar di James Cameron. Al di là delle qualità intrinseche della pellicola, molto del suo successo è dovuto chiaramente proprio al suo marchio. Star Wars è un'icona degli anni '80 (e '70, in parte), che ha coinvolto per quarant'anni diverse generazioni, e oggi le riunisce, nonni, padri, figli e nipoti, di fronte allo schermo, facendo leva sulla loro passione comune.
Un discorso analogo si potrebbe fare per Creed - Nato per combattere (in arrivo il 14 gennaio). Come Il risveglio..., è un settimo capitolo (presentato come spin-off, ma su questo torneremo) di una lunga serie di film, quelli con protagonista il Rocky di Stallone, partita grossomodo negli stessi anni (il primo film di Rocky è del '76, il primo Guerre Stellari del '77), altrettanto iconica e altrettanto amata da una fascia di pubblico che, almeno anagraficamente, spesso corrisponde. Chi era bambino negli anni '80 ha fatto - con buona probabilità - il tifo per Rocky Balboa esattamente come per Luke Skywalker, e oggi è contento di ritrovarli entrambi in sala.

NOSTALGIA ED EVOLUZIONE

Le analogie però si fermano qui. Ed è interessante notare come i due film in questione divergano moltissimo per approccio, appeal e struttura. Il risveglio... guarda al passato e punta moltissimo sul fattore nostalgia, e con risultati eccezionali, come abbiamo visto dato il favore riscontrato nel pubblico. La pellicola è strutturata in maniera molto simile all'episodio primigenio della serie (Il quarto, oggi conosciuto Una nuova speranza). I momenti topici sono incentrati sul ritorno in scena di personaggi, oggetti e situazioni a cui il pubblico è affezionato. Han Solo pronuncia la sua battuta tipica (‘Ho una brutta sensazione') e gli spettatori vanno in brodo di giuggiole. Su questo si basa anche il principale colpo di scena, un ‘effetto shock', trucco magistrale per colpire al cuore chi è legato a questi character e a questo mondo. Magistrale e facile. Il resto è tutto ritmo incalzante, citazioni a manetta (e non importa se l'apparizione del Millennium Falcon sembra obbligata e artefatta, perché il sussulto che provoca negli appassionati supera ogni richiesta di senso logico e di rapporto di causa/effetto. Del resto, è la Forza che fa accadere tutto), il tema di John Williams rivisitato per l'occasione, il suono ritrovato delle spade laser sguainate (musica per orecchie cinefile anche più dello score) e una sceneggiatura lineare ed efficace che procede ‘per fasi', come quella di un videogioco dove l'avanzamento sblocca magicamente porte fino ad allora rimaste inaccessibili. E ancora una fotografia un po' vintage e qualche bel pupazzone rigorosamente ‘non in cgi', estremamente limitata in questa prova che tende a funzionare come prodotto perfetto per i nostalgici, ma è confezionata bene quel tanto che basta anche per i neofiti, con il condimento essenziale del beneficio del dubbio, un elemento importante almeno quanto l'abilità di regia di J.J. Abrams, perché questo in fondo è solo il primo film di un'altra (ennesima) trilogia e per giudicarlo appieno è giusto aspettare gli altri due. Creed si muove su coordinate totalmente opposte, raccontando una storia perfettamente autonoma e fruibile anche da chi non ha mai visto un solo film della serie. Non c'è bisogno di ulteriori spiegazioni, di corollari o aggiunte. L'emozione non viene dalla nostalgia né dalle situazioni lacrimevoli - e il rischio era alto - e ancor meno per l'apparizione di luoghi e situazioni note, ma per la costruzione di un impianto che stravolge con raziocinio ed eleganza ogni sicurezza conosciuta fino ad oggi su questa serie e su questi personaggi. La celebre ‘fanfara' musicale di Rocky si sente pochissimo (giusto un accenno), e tutti gli elementi di contorno all'universo Rocky (la moglie Adriana, il cognato Paulie, perfino il figlio, allontanatosi per paura di restare schiacciato dall'ingombrante ombra paterna) sono spariti. Di loro restano accenni, ricordi, qualche fotografia. C'è anche qui, come ne Il risveglio... , il problema di lasciare un'eredità. Lì a figli traviati dal male o ad allievi che già prima di incontrare un maestro dimostrano di averlo superato. Qui al figlio, forse indegno, dell'antico rivale Apollo (Michael B. Jordan, convincente e in cerca di gloria dopo il flop di Fant4stic).Ma è proprio nello sfumare, lentamente ma inesorabilmente, verso il futuro, un futuro che sa anche di sconfitta - senza dare troppi dettagli, in questo capitolo Rocky è malato di cancro e la sua lotta è contro la malattia e gli effetti della chemio - che il personaggio raggiunge vette altissime e permette a Stallone quella che sarà ricordata probabilmente come la sua miglior prova d'attore in assoluto, tanto che è stata meritatamente premiata con il Golden Globe per la miglior interpretazione come attore non protagonista, e ci si aspetta conseguentemente almeno una nomination agli Oscar.


COSA RESTERA' DI QUESTI ANNI ‘80?

Se lo chiedeva il cantautore Raf in un celebre successo radiofonico del 1989. Questa coincidenza di uscite cinematografiche è un buon momento per domandarselo ancora una volta. Nella loro divergenza nel modo di affacciarsi a una nuova epoca, le due saghe non fanno, del resto, che esplicitare la loro appartenenza di genere. Da un lato il fantasy, il mondo fiabesco prima del tempo, ambientato in una galassia lontana lontana, destinato a rimanere sempre fanciullesco e grossomodo identico a sé stesso (con piccoli ritocchi di ritmo e linguaggio, per adattarsi al gusto del pubblico moderno e giovane, dove risiedono i maggiori acquirenti di gadget, videogiochi e affini), dall'altro il dramma - al di là della competizione sportiva, che è un fattore secondario - di una vita e di una carriera che crescono, evolvono, decadono e probabilmente finiscono in maniera rovinosa. Creed è uno spin-off solo per modo di dire, e solo perché Rocky non combatte sul ring. Per il resto è il suo punto di vista a coincidere con quello dello spettatore, solo che oggi, guardare e apprezzare questo film richiede l'attenzione e la maturità, intesa anche come ‘sofferenza', dello spettatore adulto. Rocky è cresciuto con lui e oggi la saga è più che mai matura e pronta a un nuovo passo (il sequel, o prequel, è già annunciato). Ma è improbabile immaginare oggi dei bambini a fare il tifo per il relitto di un grande puglie, che fatica a camminare, vomita e perde peso e capelli, mostrando devastato e decrepito quel fisico un tempo asciutto e smagliante, tante volte associato al mito americano del 'self made man'. E il suo potenziale successore è, se vogliamo, ancora più sgradevole e insicuro di lui, ossessionato com'è dall'ansia di affermazione e riscatto. Nemmeno è suo parente, interrompendo così ogni possibilità di 'saga familiare' - se intesa in senso letterale - che invece è uno degli assi portanti dell'universo starwarsiano (sono tutti figli, nipoti o parenti di qualcuno, tanto che su Internet è 'caccia' all'albero genealogico, per ora non rivelato, della protagonista Rey). E i bimbi di oggi, così come quelli di ieri, ancora fanno tutti il tifo per Star Wars. Per fortuna sono solo film, e si può scegliere di seguire entrambe le strade (specie se nel frattempo si è diventati genitori), ma certamente l'affiancarsi del ritorno di queste due ‘icone' e il loro raffrontarsi ‘di fatto' segna un nodo focale attorno a cui la percezione dello spettatore anni '80 sceglie probabilmente - più o meno consapevolmente - il modo di guardare al cinema (e cosa aspettarsi da esso) a partire da oggi e per i prossimi anni.

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