Speciale Cinquanta Sfumature di Erotismo... parte 2

Alla scoperta dei cult dell'erotismo nel grande Cinema, parte 2

Speciale Cinquanta Sfumature di Erotismo... parte 2
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E torniamo ad alzare le temperature, con Cinquanta sfumature di grigio che, come e più del previsto, sta sbancando il box-office mondiale: 94 milioni di dollari negli USA nei primi quattro giorni di programmazione, 8,5 milioni di euro sul mercato italiano e, a livello internazionale, una cifra che ha già oltrepassato i 260 milioni di dollari complessivi. Insomma, mentre nelle sale impazza il discutibile fenomeno tratto dalla trilogia erotica di E.L. James (con buona pace dei vari film da Oscar in sala), noi torniamo a parlare del connubio fra cinema ed eros: dopo la prima parte del nostro speciale, dedicata ad alcune fra le pellicole più ‘scandalose’ e trasgressive degli Anni ’60, ’70 e ’80, proseguiamo ora il nostro “viaggio a luci rosse” tuffandoci nel decennio degli Anni ’90, per arrivare fino ai giorni nostri. Quali film, nel corso degli ultimi vent’anni o poco più, hanno segnato maggiormente l’immaginario erotico sul grande schermo, spesso anche con esiti di tutto rispetto dal punto di vista artistico?

EROS E PERVERSIONI DEGLI ANNI ’90: DA BASIC INSTINCT...

Il trionfo di Attrazione fatale (vedi articolo precedente) a Hollywood apre la strada ad un autentico filone di thriller a sfondo erotico, dagli esiti alquanto disparati: accanto a titoli di cassetta molto chiacchierati e di grande successo, ma a dir poco dimenticabili in quanto a spessore narrativo (si vedano i vari Rivelazioni - Sesso è potere e Proposta indecente), a fare scuola è però, nel 1992, Basic Instinct. Film iconico quanto sopravvalutato, il thriller di Paul Verhoeven consacra la fama della sex-symbol più bollente del decennio, Sharon Stone, nell’indimenticabile ruolo della scrittrice, femme fatale (e presunta serial-killer) Catherine Tremell, che seduce il detective Nick Curran (Michael Douglas) e, nella celeberrima scena dell’interrogatorio, accavalla le gambe lasciando intravedere la totale assenza di biancheria intima. Nello stesso anno, sull’altra sponda dell’Atlantico, il regista spagnolo Bigas Luna, maestro dell’eros d’autore ispanico, consegnava al pubblico il suo film più apprezzato, Prosciutto, presciutto, ardente melodramma premiato con il Leone d’Argento al Festival di Venezia, ricordato anche per aver lanciato i due futuri divi (e coniugi) Javier Bardem e Penélope Cruz, qui accanto a Jordi Mollà e Stefania Sandrelli (nove anni dopo La chiave di Tinto Brass).

...A POLANSKI, CRONENBERG E KUBRICK

Sempre nel 1992, è un gigante del cinema mondiale, il polacco Roman Polanski, a scuotere il pubblico con uno dei suoi film più controversi e maliziosi: Luna di fiele, riflessione ironica e grottesca sull’Eros come strumento di potere e di umiliazione a partire dal romanzo di Pascal Bruckner, con il racconto della relazione distruttiva fra Oscar e Mimi (Peter Coyote ed Emmanuelle Seigner) che si intreccia con il ménage fra i giovani sposini Nigel e Fiona (Hugh Grant e Kristin Scott Thomas). Meno irridente, ma al contrario ben più cupo ed inquietante, ai limiti dell’orrorifico, è Crash, trasposizione dell’omonimo romanzo di James G. Ballard da parte dell’eclettico regista canadese David Cronenberg, vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes 1996: l’erotismo, in questo caso, è coniugato con le derive più estreme del body horror, con l’angosciante messa in scena delle ossessioni del protagonista (James Spader) nel segno del binomio fra passione sessuale e attrazione necrofila per la deturpazione del corpo e la morte. Gli oscuri e tortuosi sentieri dell’eros, ma in una dimensione psicologica che sconfina nell’allucinazione e nell’incubo, sono percorsi invece nell’ultimo, grande film del leggendario Stanley Kubrick: Eyes Wide Shut, anch’esso tratto da un’opera letteraria (Doppio sogno di Arthur Schnitzler), che nel 1999 desta scalpore per la sua impietosa disamina dell’equilibrio (?) coniugale fra Bill e Alice Harford, ai quali prestano volti e corpi la coppia allora più ammirata di Hollywood, Tom Cruise e Nicole Kidman.

DOMINATRICI E SOTTOMESSE: LA PIANISTA E LA SEGRETARIA

Con larghissimo anticipo rispetto a Cinquanta sfumature di grigio, i rapporti di dominazione e sottomissione e le pratiche erotiche degradanti e di carattere sadomasochista erano già stati descritti - e in maniera assai più affascinante e profonda - in due film di inizio millennio, infinitamente più trasgressivi rispetto al patinato romanzetto rosa di Sam Taylor-Johnson. Basato sull’omonimo libro della scrittrice premio Nobel Elfriede Jelinek e diretto dal più rigoroso e implacabile regista d’Europa, l’austriaco Michael Haneke, il capolavoro La pianista fece sensazione nel 2001, aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e i trofei per i due protagonisti: una straordinaria Isabelle Huppert, nella performance più coraggiosa della sua carriera, nel ruolo di Erika Kohut, insegnante di pianoforte sessualmente repressa e dedita al voyeurismo e ad atti di autolesionismo; e Benoît Magimel nei panni di Walter Klemmer, giovane studente che accetta di farsi coinvolgere da Erika in un rapporto costruito sulla feroce dialettica fra schiavo e padrone, ma con esiti imprevedibili. Un rapporto analogo a quello che lega la segretaria Lee Holloway (Maggie Gyllenhaal), altro personaggio in preda all’autolesionismo, e l’avvocato - nomen omen - Edward Grey (James Spader), alle prese con bondage e sadomasochismo nella commedia nera Secretary, diretta nel 2002 da Steven Shainberg.

LUSSURIA IN SALSA D’AUTORE, FRA SOGNATORI E NINFOMANI

Concludiamo infine con tre grandi autori, molto diversi per background e provenienza geografica, che negli scorsi anni hanno fatto notizia proprio per la loro rappresentazione esplicita - e spesso controversa - della sensualità e dell’eros. Cominciamo con Bernardo Bertolucci, già citato per Ultimo tango a Parigi e, trent’anni dopo, ancora nella capitale francese per raccontare con The Dreamers (da un libro di Gilbert Adair) un torbido ménage-à-trois: quello fra l’americano Matthew (Michael Pitt) e i gemelli francesi Isabelle (Eva Green) e Theo (Louis Garrel), ventenni dissoluti e in odore di incesto; sullo sfondo, le prime sommosse politiche della primavera del 1968. Al Festival di Venezia 2007, il taiwanese Ang Lee conquista il suo secondo Leone d’Oro grazie a Lussuria - Seduzione e tradimento, da un romanzo di Zhang Ailing: una storia di spionaggio ambientata nella Shanghai degli Anni ’40, che suscita l’attenzione dei media e del pubblico anche per le torride scene di passione tra la fascinosa la spia Wang Jiazhi (Tang Wei) e Mr. Yee (Tony Leung Chiu-Wai), uomo chiave dei servizi segreti giapponesi. Ed è impossibile non citare, in chiusura, il danese Lars von Trier, forse il regista più discusso dei nostri tempi, che dopo i visionari abissi erotici di Antichrist (2009) l’anno scorso è tornato a raccontare gli aspetti più tenebrosi e perversi dell’erotismo nel dittico Nymphomaniac, ovvero l’educazione alla sessualità, fra vertici di piacere e di sofferenza, della protagonista Joe, impersonata dalla sua attrice-musa Charlotte Gainsbourg: un conturbante viaggio fra sadomasochismo, orge e umiliazioni autoinflitte, che non esita a mostrarci anche i “lati oscuri” dell’eros... insomma, altro che le sculacciate di Christian Grey!

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