Cannes blocca Netflix: è ancora guerra fra tradizione e progresso

Il Festival di Cannes accetterà dal 2018 soltanto film che saranno distribuiti al cinema in Francia: ritorna l'eterna lotta fra tradizione e progresso.

Cannes blocca Netflix: è ancora guerra fra tradizione e progresso
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Dopo l'avvento di internet, ma soprattutto l'arrivo delle linee veloci e della fibra ottica, il mondo dell'intrattenimento è profondamente cambiato. Oggi bastano pochi clic di mouse, oppure pochi tasti di un telecomando, per avere film e serie TV a portata di mano. Questo ha modificato, innegabilmente, anche l'industria, il modo di produrre e di distribuire nuovi prodotti, non è un caso se molti film in uscita nel 2017 non vedranno neppure lontanamente il buio della sala, ma nasceranno direttamente sul web. A promuovere questo nuovo modello di fruizione è certamente - fra gli altri - Netflix, il colosso americano dello streaming online, che nelle ultime settimane ha portato scompiglio anche al Festival del cinema di Cannes. Ecco in poche parole cosa sta succedendo: lo scorso 13 aprile il presidente del Festival francese Thierry Fremaux ha annunciato tutti i titoli che avrebbero partecipato quest'anno alla competizione, fra cui anche due film prodotti direttamente da Netflix. La società americana, ovviamente, non ha la minima intenzione di portare in sala i suoi prodotti, al contrario tutto ciò che produce è fatto esclusivamente per arricchire il proprio catalogo online. Da qui la disputa: il Festival di Cannes può promuovere una politica simile, mettendo da parte la sala cinematografica?

Cinema o morte

Stando alla dichiarazione ufficiale di ieri pomeriggio, ancora no: il Festival ha infatti dichiarato che dal 2018 potranno partecipare alla competizione soltanto film che avranno una distribuzione nei cinema francesi. Si tratta, per forza di cose, di una manovra mirata a tenere buone le associazioni degli esercenti, ovviamente spaventate dal nuovo andazzo dei tempi, ma che rischia seriamente di essere da subito antiquata. In molti saranno d'accordo con la scelta del Festival, soprattutto chi è più legato alle buone vecchie tradizioni, ma bisogna essere realisti e accettare nuovi compromessi. Il progresso, in questo preciso momento della nostra storia, è internet, il web, lo streaming - e noi italiani lo sappiamo molto meglio di altri. La situazione in Francia è molto diversa dalla nostra, tutte le grandi catene offrono tessere illimitate per poter andare al cinema quante volte si vuole, anche più volte al giorno, pagando una quota di abbonamento irrisoria (20 euro circa). Un sistema che non solo porta milioni di persone al cinema durante tutto l'anno, ma che coinvolge anche le sale minori e indipendenti (grazie a partnership e accordi), creando così un parco titoli incredibilmente ampio. La gente può trovare in sala qualsiasi cosa, dal Blockbuster al documentario impegnato e di nicchia, mentre noi italiani andiamo al cinema sempre meno e con possibilità di scelta sempre più limitate.

Pellicola contro digitale

Un pomeriggio al cinema, nelle grandi catene, costa ad ogni italiano dagli 11 ai 22 euro, se magari aggiungiamo poltrone VIP, 3D, dei pop-corn e una bibita, e abbiamo a disposizione quasi soltanto i grandi film del momento. Motivo per cui sempre più persone si affidano allo streaming per vedere film e serie TV di successo, che al cinema neppure si avvicinano. Discorso simile avviene anche negli USA, non a caso patria di Netflix e dei maggiori network televisivi, che da tempo offrono lo streaming dei loro contenuti esclusivi. Sembra quindi cosa buona e giusta accettare questo cambiamento epocale, basato su internet e su tutte le sue sfumature. Questo non perché il web sia il segno ultimo del declino, al contrario può rappresentare la rinascita di un settore - quello cinematografico - sempre più in crisi. Consideriamolo un passaggio necessario, quasi scontato, come quello avvenuto fra pellicola e digitale. Appena qualche anno fa per poter partecipare allo stesso Festival di Cannes, così come ad altri eventi simili come il Festival di Venezia, era necessario che ogni film candidato fosse girato in pellicola. In questo modo si garantiva al pubblico la massima qualità e venivano tagliati fuori prodotti amatoriali e di dubbia natura.

Se le organizzazioni avessero mantenuto questa regola attiva, oggi non esisterebbe più alcun festival, poiché qualsiasi nuovo prodotto è girato grazie al digitale, che velocizza il processo di lavorazione e ottimizza i costi. Ora è ancora presto, ma fra qualche anno i festival potrebbero svuotarsi di nuovo per lo stesso motivo, per aver escluso tutti quei film prodotti esclusivamente per lo streaming, ovvero il futuro. Lo sa bene Reed Hastings, CEO di Netflix, che ha risposto al Festival di Cannes in maniera fiera, decisa e polemica.

Netflix non si piega, né si spezza

"L'establishment ci sta chiudendo le porte in faccia. Voi guardate Okja su Netflix a partire dal 28 giugno, un film che le catene cinematografiche vogliono estromettere dalla competizione di Cannes" ha scritto su Facebook, dichiarando dunque che non si piegherà di fronte a niente e nessuno. Neppure davanti al Festival cinematografico più potente del mondo, che storicamente è lento ad accettare cambiamenti e rivoluzioni. Noi ovviamente non desideriamo che le sale cinematografiche chiudano, diventando così un lontano ricordo; guardare un film nel buio della sala è e resterà sempre un'esperienza unica, ma non è detto che questa resti l'unica possibile. Siamo soltanto realisti, ci limitiamo a guardare dove sta andando il mercato, dove noi stessi lo stiamo portando, e tentare di fermare tutto tirando con violenza il freno d'emergenza non è di certo la strada adatta.