Speciale Cannes 2015 - Vincitori e vinti

Una piccola disfatta italiana e tre francesi sul podio di Cannes: un verdetto che fa discutere, non solo in casa Italia, ma di cui vedremo il reale valore solo nel tempo durante la prossima stagione cinematografica.

Speciale Cannes 2015 - Vincitori e vinti
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Mai come quest'anno il nazionalismo italiano a Cannes si è fatto sentire, fin dalla conferenza stampa d'apertura. Quando Thierry Fremaux aveva annunciato i film selezionati del concorso nominandone tre nostrani (Mia madre, Il racconto dei racconti, Youth) l'interesse del pubblico per il festival si è fatto subito più alto, la competizione è stata seguita al pari di un campionato di calcio e l'unica risposta che i nostri connazionali cercavano era quella alla domanda "ma gli italiani a Cannes come stanno andando?", domanda a cui critici e pubblico hanno risposto regalandoci buone speranze. Per i giornalisti italiani a Cannes, il gioco della mattina era cercare nei daily i voti dei critici internazionali per controllare come fossero andati i nostri tre moschettieri al giudizio della stampa estera. Il gran numero di piccole palme disegnate sulla colonna del film di Nanni Moretti ci ha fatto sognare tanto quanto la notizia dei famigerati 20 minuti di applausi alla proiezione ufficiale del film di Paolo Sorrentino, ma alla fine a portare a casa i premi sono stati altri (qui l'elenco dei premi) e le pellicole nostrane, a giudicare da ciò che ha detto l'almodovariana giurata Rossy de Palma, non sono state nemmeno considerate. Ma perché?

Tre italiani a Cannes per un gran successo senza premi, portati a casa dalla Francia

È stata proprio Rossy de Palma quella più aperta al dialogo quando la famosa domanda sulle nostre pellicole ha iniziato a serpeggiare: "Non abbiamo mai veramente preso in considerazione i film italiani per il Palmares, quest'anno. Il film di Moretti è molto commovente e ci ha fatto piangere tutti, ma non ha nulla di innovativo, avrebbe potuto essere fatto anche dieci anni fa. Il film di Garrone invece è troppo altalenante, ce ne erano di migliori".
La giuria, considerando queste parole, sembra aver quindi premiato l'innovazione bocciando idee e stilemi già visti: un'innovazione che devono aver visto nel film di Jacques Audiard, il Dheepan Palma d'Oro, il primo premio per tre francesi che a dispetto della debolezza della loro compagine sono riusciti a portare a casa i tre premi più importanti, tra cui miglior attrice (ad Emmanuelle Bercot per Mon Roi, in ex aequo con Rooney Mara in Carol) e miglior attore (a Vincent Lindon per La loi du marchè). Tre premi decisamente inaspettati e che hanno lasciato interdetta quasi tutta la critica, decisamente convinta soprattutto nelle ultime ore di altri film: i più quotati hanno preso premi minori, come Laszlo Nemes e Hou Hsiao-Xsien, mentre un altro favorito come Jia Zhang-Ke è rimasto, come gli italiani, fuori dal palmares.

Cosa resterà di questo Cannes numero 68?

A guardare il Palmares finale, sembra che a vincere sia stata più l'importanza di raccontare certi temi che lo stile con cui vengono raccontati: il cinema che fa sognare, quello che porta lontano dalla realtà e parla di storie più particolari sembra essere stato lasciato da parte in favore di un tema scottante ed incredibilmente attuale come quello dell'immigrazione, di certo uno dei grandi crucci dell'Italia come dell'Europa intera. A confermare questa tendenza la giuria capitanata dai fratelli Coen ha premiato con il Grand Prix il film Saul Fia ed il suo racconto sui generis dell'olocausto, il cui senso di colpa si fa sentire ancora nell'europa intera da parecchie generazioni.
Due argomenti politici che schiacciano gli altri film in concorso di cui tuttavia sentiremo sicuramente parlare più avanti: il Festival di Cannes è la prima importante vetrina per la stagione dei premi, in cui di sicuro non mancheranno né Cate BlanchettTodd Haynes con Carol, che tanto ha affascinato la critica, o Justin Kurzel ed il Macbeth di Michael Fassbender e Marion Cotillard, acclamato soprattutto dalla critica internazionale. Ci sarà indubbiamente spazio anche per Paolo Sorrentino e per i suoi attori, e chissà che a febbraio 2016, a Los Angeles, non si arrivi addirittura a portare di nuovo qualche statuetta a casa, che faccia dimenticare agli italiani questa piccola sconfitta festivaliera così come è stato l'anno scorso per La grande bellezza.

Cannes 2015
2 Recensione Cinema Amy
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Amy