Speciale Ca' Foscari Short Film Festival - Terza Edizione

Il festival di cortometraggi veneziano tra impegno e storie al femminile

Speciale Ca' Foscari Short Film Festival - Terza Edizione
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La terza edizione del Ca' Foscari Short Film Festival si è tinta di rosa: tutte al femminile le storie che hanno conquistato la giuria composta da Piera Detassis, Ko Un e Giulio Scarpati. A vincere il Concorso Internazionale è stato il cortometraggio Mitten Und Rand - The Ground is Lava, diretto dalla regista Laura Lackmann Popescu, con la seguente motivazione: "Per la capacità di cogliere, con elementi di linguaggio innovativi e solidarietà emotiva, il difficile passaggio d'età di due amiche adolescenti, sospese tra ribellione, voglia di normalità e affetti famigliari intensi ma squilibrati".
Tematiche importanti e attuali anche quelle alla base della trama delle altre tre opere che portano a casa un premio al termine dell'evento veneziano. La menzione speciale Volumina è stata, infatti, assegnata a Anna et Jérôme di Mélanie Delloy, una delicata storia d'amore tra una madre e il figlio affidato alle cure del padre, mentre quella promossa da RaroVideo all'opera a tinte dark Eat di Moritz Krämer, dedicata al dramma dell'anoressia. Rae della regista belga Emmanuelle Nicot ha, infine, ottenuto il Premio Speciale della Giuria grazie all'estrema sensibilità con cui ha saputo avvicinarsi al dramma della violenza subita dalle donne, mostrandone la difficoltà a ricominciare a vivere.
Il Ca' Foscari Short Film Festival, anche grazie alle sezioni Concorso Veneto (dedicato agli studenti delle scuole superiori) e VideoConcorso Pasinetti, ha dimostrato come i giovani registi e autori cinematografici sappiano riflettere e raccontare con bravura le difficoltà e i problemi che stanno segnando la società contemporanea.
Trenta le opere del Concorso Internazionale, provenienti da 14 paesi, tutte di ottimo livello registico e interpretativo, i cui autori e protagonisti potrebbero essere tra i nomi di punta del cinema del futuro.
Ecco una selezione dei dieci titoli più originali, intensi o curiosi.

Anna et Jérôme - Regia di Mélanie Delloye

Una donna osserva da lontano una coppia felice e il loro bambino mentre si trovano al supermercato. Il piccolo Jérôme riconosce in quello sguardo sua madre e corre da lei. Anna sogna di poter ricominciare tutto da capo insieme a suo figlio, progetta una fuga, è decisa a cambiare... La regista Mélanie Delloye segue i due protagonisti mantenendo la giusta distanza e mostrando la voglia di rinnovamento e l'impulsività di Anna, imprigionata dai suoi stessi errori e sbalzi d'umore. I colori freddi della spiaggia sassosa si scontrano con il calore rivolto al "piccolo leone", e l'epilogo è in perfetto equilibrio tra consapevolezza e speranza.

Bawdi - Regia di Vivek Soni

Una grande industria contrapposta all'agricoltura dei piccoli proprietari terrieri di un villaggio indiano mette a rischio il matrimonio tra una giovane coppia innamorata. Rimasti senza acqua a causa di una fabbrica di bibite fresche che consuma tutte le risorse idriche disponibili nella zona, gli abitanti sono sull'orlo della crisi economica. Un ragazzo del luogo si trova di fronte a una scelta difficile: accettare un lavoro nell'azienda che ha causato la rovina di tante famiglie e avere i soldi per sposarsi, o rimanere fedele agli insegnamenti del padre e rinunciare alla donna amata pur di continuare a lottare. Una trama dalla struttura molto semplice, ma ben costruita sui cambiamenti della società, e la splendida fotografia, che evidenzia il valore simbolico di terre aride e pozzi sperduti a cui le donne arrivano dopo aver camminato molte miglia, rendono Bawdi un'opera convincente e interessante.

Eat - Regia di Moritz Krämer

Una modella impegnata su un set fotografico. La sua bellezza non nasconde un disagio profondo che si manifesta nei suoi occhi, nel non riuscire a distogliere lo sguardo dal panino che sta mangiando l'assistente del fotografo, nel corpo ormai teso e nervoso. Il cortometraggio ha una svolta dark quando la bella Helen entra in camerino e un semplice yogurt non basta a saziarla. Tutto diventa quindi commestibile: fiori, mobili, trucchi, i muri, persino la televisione.
La fame senza limiti della protagonista denuncia con estrema durezza il dramma dell'anoressia. Quello che colpisce in Eat è la capacità di rappresentare la solitudine, la disperazione, la trasformazione estrema di una donna solo in apparenza serena e perfetta. Moritz Krämer riesce in pochi minuti a denunciare con grande efficacia e a far riflettere.

L'incertitude d'Heisenberg - Regia di Richard Gérard

La crisi economica è solo sullo sfondo del cortometraggio belga. Il protagonista è Rémi: un ingegnere in ambito nucleare che da sempre lavora insieme all'amico Bastien. Di fronte alla notizia che solo uno di loro due rimarrà nell'azienda, l'amicizia verrà messa a dura prova. Il regista si concentra sulle scelte e le loro conseguenze, facendo emergere le incertezze del protagonista con un ottimo ritmo narrativo e una sceneggiatura mai banale.

Mee - Regia di Letty Felgendreher

Dalla Germania arriva questo corto che in poco più di quattro minuti fa riflettere con ironia e leggerezza sul tema dell'identità di ogni individuo e del concetto di famiglia attraverso un'animazione in continua mutazione. Mee è stata abbandonata e adottata da una famiglia straniera e tutti le pongono tante, troppe domande.

Mitten am Rand - The Ground is Lava - Regia: Laura Lackmann Popescu

Tutta al femminile la storia di Mitten am Rand. Charlotte ha una famiglia ricca e apparentemente felice, ma fa emergere i suoi dubbi e le sue ansie inventandosi storie drammatiche. Lola, invece, non confida a nessuno che la madre è entrata in depressione e si rifugia nell'alcool. Le due migliori amiche vivono in una realtà dolorosa da cui cercano, ognuna a proprio modo, una via di fuga. Le prime esperienze sessuali, la voglia di essere amate, e l'incomunicabilità in famiglia sono alla base di un'opera intelligente e sensibile. Le due protagoniste sono intense ed espressive, mentre Laura Lackmann Popescu dimostra di possedere la capacità di gestire al meglio dramma e leggerezza, inserendo elementi più poetici e sognanti in un contesto a tratti molto duro.

More than Ice- cream - Regia di Riley Leung

Da Hong Kong arriva una lezione per i giovani, e non solo, di tutto il mondo. Il regista racconta la vita di un ottantottenne venditore di gelati, mostrandone una giornata di lavoro che è sempre uguale da ben settanta anni. C'è orgoglio, dignità, fierezza e calore umano negli occhi e nelle parole di questo anziano commerciante ormai lento e ingobbito che ha provveduto alla sua famiglia giorno dopo giorno, senza mai vergognarsi del suo lavoro semplice. La sua capacità di essere grato per le piccole cose, di rinunciare a ciò che non è essenziale, e la sua totale dedizione sono un esempio per tutti. Le immagini di questo anziano signore, piegato dalla stanchezza e dall'età, che si allontana piano circondato da macchine e grattacieli possiedono una poeticità rara e preziosa.

Rae - Regia di Emmanuelle Nicot

La storia tutta al femminile narrata dalla regista belga, purtroppo, non ha confini geografici. Rae è la nuova arrivata in un Rifugio per donne che hanno subito violenza in famiglia. Mentre lei fatica a spezzare il legame con chi le ha lasciato ferite e lividi, la sua compagna di stanza ha trovato la forza per rialzarsi e ricominciare a vivere. Le ottime interpretazioni delle protagoniste e la scelta di contrapporre chi arriva e chi è pronta ad andarsene, rendono Rae un ritratto realistico ed emozionante di un dramma vissuto da milioni di donne.

Sing Under - Regia di Sao Jung Hee

Inquietante e disturbante, il film sperimentale porta in scene paure ancestrali e possibili alienazioni future del genere umano. I contrasti cromatici tra la purezza del bianco e l'ignoto liquido nero, espulso da una figura femminile rinchiusa in un ambiente misterioso, colpiscono per la ricerca di un simbolismo forte e poetico da parte del regista.

Son dos días - Two days - Regia: Andrés Lopetegui Santos

Una donna si reca sulla tomba del marito di notte, disperata dalla sua morte che le sembra aver tolto ogni speranza. Dalla terra emergono i defunti che, a passo di musica, le proveranno a far capire che la vita non va mai sprecata. Divertente, grottesco e surreale, Son dos días mescola generi e cita film, ironizza sul genere musical obbligando la moglie a cantare, e sfrutta bene un umorismo cinico e tagliente distruggendo in pochi attimi l'immagine di marito perfetto suggerita all'inizio del cortometraggio.