Blade Runner 2049 bocciato in 3D: questa tecnologia ha ancora senso di esistere?

Roger Deakins, DoP di Blade Runner 2049, ha sconsigliato la visione del film in 3D: questa tecnologia ha ancora senso di esistere?

Blade Runner 2049 bocciato in 3D: questa tecnologia ha ancora senso di esistere?
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Spesso davanti alle casse di un cinema ci troviamo di fronte ad un curioso problema, arriviamo ad un bivio che ci mette faccia a faccia con una scelta: vedere il film in 3D oppure nelle classiche, "banali" due dimensioni? La questione non è certo da sottovalutare, perché scegliere la proiezione sbagliata può compromettere l'intera esperienza - e dopo aver sborsato magari più di 10 euro per uno spettacolo non si corre di certo a comprarne un secondo. Passato il boom di qualche anno fa, quando ogni cosa sembrava essere nata appositamente per sbalordire in tre dimensioni, il fenomeno è andato via via scemando, decretando così la morte del mercato casalingo (che ha fatto spazio al più sicuro 4K) e il declino di quello cinematografico da multisala. Nonostante questo però le distribuzioni continuano ad offrire talvolta il 3D accanto alle proiezioni standard, ma vale ancora la pena di affidarsi agli occhialetti per passare una gustosa serata davanti ad un grande schermo? A sollevare l'ennesimo dubbio è stato Roger Deakins, uno dei più grandi direttori della fotografia viventi (se non il più grande) che ha lavorato insieme a Denis Villeneuve per Blade Runner 2049.

Il caso Blade Runner 2049

Il film, sequel diretto dell'originale Blade Runner del 1982, ha una potenza visiva senza pari, almeno in questo 2017. Nel corso di quest'anno difficilmente riuscirete a nominare un'opera migliore dal punto di vista fotografico, e questo potrebbe far pensare che in tre dimensioni la Los Angeles distopica del futuro appaia ancor più avvolgente e suggestiva. In realtà le cose non stanno affatto così, al contrario lo stesso Deakins ha in qualche modo sconsigliato la visione in 3D. Questo perché il direttore della fotografia ha curato personalmente, frame per frame, soltanto la versione in 2D (e 2D HDR) in formato panoramico, l'unica in grado di restituire colori e contrasti esattamente come pensati dal proprio autore. Il 3D al contrario degrada facilmente non solo l'illuminazione, anche la resa cromatica e i toni generali, restituendo al di qua degli occhiali un'opera diversa dall'originale. Questo concetto è ovviamente valido per tutte le opere proposte in questo formato, o almeno per quelle soltanto riadattate.

Nascere in 3D

Arriviamo infatti al problema cardine di questa tecnologia, motivo principale per cui ha sempre fatto fatica a decollare: un vero film 3D necessita di una costruzione tridimensionale a priori, non si può riadattare un flusso di immagini nato in 2D. O meglio, tecnicamente lo si può fare, ma con risultati spesso e volentieri scadenti. Lo stesso vale per il contrario: un film nato in 3D, girato con due camere in parallasse, difficilmente sarà efficace in due dimensioni. Quante volte vi è capitato di vedere un personaggio in primo piano in 3D con uno sfondo sfocato dietro di lui? L'industria ha usato da sempre questo escamotage per far uscire i personaggi dallo schermo, ma è proprio questo il primo sintomo di una conversione errata. Un reale ambiente 3D avrebbe tutto a fuoco, lo sfondo così come il personaggio in primo piano, che grazie all'illusione stereoscopica si vedrebbe in risalto. Uno sfondo sfocato può invece appartenere soltanto al mondo 2D, laddove bisogna scegliere un piano da mettere a fuoco per creare profondità su due dimensioni "piatte". Allo stesso modo un mondo tutto a fuoco ha senso con il 3D ma non in due dimensioni, dove sarebbe tutto statico, quasi amatoriale. Parliamo dunque di due tecnologie del tutto incompatibili, che l'industria ha sempre e comunque usato in modo parallelo per catturare più pubblico possibile - e rovinando talvolta un'esperienza, talvolta l'altra.


Il viale del tramonto

Per scegliere davvero bene, davanti alla cassa del nostro cinema, dovremmo dunque sapere come ha lavorato la casa di produzione per quel determinato film. Se il 3D è stato utilizzato in modo nativo (cosa comunque alquanto rara, che in pochi hanno potuto fare sino ad oggi) o meno, perché dipende tutto da questo, da come è stato concepito il prodotto sin dall'inizio. Blade Runner 2049, per ricollegarci al primo paragrafo, è stato sempre pensato e lavorato in due dimensioni, il suo 3D non porterebbe assolutamente nulla di più all'esperienza, al contrario toglierebbe fedeltà, colori, contrasti e quant'altro. Soltanto prodotti mirati e concepiti esclusivamente in 3D potrebbero risollevare questa tecnologia, anche se l'ora del tramonto sembra sempre più vicina. I biglietti 3D staccati (più cari per giunta di quelli standard) sono sempre meno, il pubblico potrebbe aver già deciso la sua sorte.

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