Ben Hur: da Spartacus a Il Gladiatore, un viaggio alla riscoperta del peplum

Approfittiamo dell'uscita in sala del remake di Ben-Hur per dare uno sguardo a dei classici che hanno fatto la storia del peplum sul grande schermo.

Ben Hur: da Spartacus a Il Gladiatore, un viaggio alla riscoperta del peplum
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Eroi, epiche battaglie, personaggi cardine di un determinato periodo storico, che siano di provenienza biblica o saldamente ancorati al periodo della Grecia Antica della civiltà romana, hanno da sempre fatto sognare milioni di spettatori sin dai primissimi anni della Settima Arte, trovando un vero e proprio periodo di gloria a cavallo tra gli anni '40 e '50 non solo ad Hollywood, dove ovviamente hanno avuto luce le incarnazioni più spettacolari del genere, ma anche nel nostro sottobosco cinematografico con produzioni per la maggior parte a basso costo e assai ingenue dal punto di visto narrativo, non a caso ribattezzate ironicamente "sandaloni". Non è un caso che il nuovissimo remake di Ben-Hur con Jack Huston, Toby Kebbell e Morgan Freeman (leggi la recensione del film) si rifaccia proprio al caposaldo del filone, diretto nel 1959 da William Wyler e con protagonista Charlton Heston, opera dall'enorme impatto sul pubblico e sulla critica capace di vincere ben 11 Oscar, record eguagliato soltanto in tempi più recenti da Titanic (1997) e Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re (2003). Con l'uscita in sala di questo controverso remake diamo un'occhiata ai titoli che hanno fatto la storia del cosiddetto sword and sandal.

Spartacus

Solo un anno dopo il grande successo del succitato Ben-Hur esce nelle sale un altro capolavoro del peplum, diretto nientedimeno che da sua maestà Stanley Kubrick e vedente per assoluto protagonista una grande star del calibro di Kirk Douglas. Opera che, nonostante le controversie produttive (Douglas avrebbe voluto a tutti i costi Anthony Mann alla regia, e non furono poche le discussioni sul set con S.K.), si rivela ancor oggi avvincente e spettacolare. Una storia di lotta per la libertà e per i propri diritti che rimane più che mai attuale quella dello schiavo gladiatore Spartacus, iniziatore di una rivolta contro il governo di Roma destinata a concludersi nel sangue. Violento e passionale racconto epico, popolato da un cast di interpreti di prima grandezza (memorabili i personaggi di Laurence Olivier, Peter Ustinov e Charles Laughton), con scene e costumi dal potente impatto scenografico e visivo (non a caso premiati con due dei quattro Oscar totali) per tre ore coinvolgenti e appassionanti la cui possente messa in scena assume in più occasioni diramazioni quasi cristologiche.

Ben-Hur

Facciamo un passo indietro di dodici mesi e andiamo per l'appunto a parlare del Ben-Hur di William Wyler, terza trasposizione dell'omonimo romanzo di Lee Wallace già portato sul grande schermo due volte, nel 1907 e nel 1925. Ancora una storia di schiavitù, qui nata però in un contesto diverso e provocata dall'aspro conflitto nato tra due amici d'infanzia, il tribuno Messala e lo stesso Ben-Hur, allora principe di una Giudea sotto il controllo di Roma da quasi un secolo. Condannato alla prigionia l'ex regnante affronterà un lungo percorso per riconquistare la propria libertà. Non vi è dubbio che la sequenza più impressa di questa magnifica opera rimanga quella inerente all'adrenalinica corsa con le bighe, citata addirittura da George Lucas nell'episodio I di Star Wars; ma sarebbe riduttivo ricordare questo enorme kolossal solo per quello, dato che le tre ore di visione sono pregne di un senso dell'epica a tratti illuminante, ampliato da una realizzazione ancor oggi senza eguali. Oltre centomila comparse, cinquecento attori e una magnifica ricostruzione ambientale (riprese effettuate a Cinecittà) grazie ad un budget enorme per l'epoca ripagato dall'incasso ai botteghini più alto di quei tempi. Con tanto di riferimenti al personaggio di Gesù Cristo dosati con cura e senza troppa retorica, capaci di infondere se possibile un affiato ancora più leggendario all'intera operazione.

Cleopatra

Un breve salto temporale in avanti e ci troviamo nel 1963 quando Elizabeth Taylor si trova a vestire sul grande schermo i panni della regina Cleopatra nell'omonimo film del grande regista Joseph L. Mankiewicz. Quattro ore e rotti di puro spettacolo sontuoso e magniloquente, non sempre perfetto come i suoi sopracitati predecessori d'eccellenza ma a suo modo affascinante e in grado di mantenere alto l'interesse per tutta la sua lunga durata. Clamoroso e ingiustificato fiasco al botteghino che mise in seri problemi finanziari la Fox, quest'ennesima versione che ci introduce alla love-story a tre tra la regina d'Egitto, Marc'Antonio e Giulio Cesare, con tanto di conclamata tragedia finale, fa degnamente il suo dal punto di visto dell'intrattenimento visivo, con un'epica battaglia navale a movimentare l'intenso menage sentimentale. Opera da prendere senza fare troppi confronti e da godere per quello che è, con una Liz più convincente di quanto spesso sostenuto e qui al centro di un caso mediatico anche fuori dal set, giacché proprio durante le riprese nacque la passione con Richard Burton, relazione scandalosa per i tempi in quanto entrambi erano già sposati.

Scontro di titani

Facciamo un bel balzo in avanti per giungere al 1981 con la prima proposta "fantastica" di questo speciale, titolo non tanto imprescindibile in sé ma ricordato per gli avveniristici effetti speciali. Stiamo naturalmente parlando di Scontro di titani, film diretto nel 1981 da Desmond Davis. Un peplum qui inscenato in una cornice fantasy atta a raccontarci la missione di Perseo, figlio di Zeus e Danae, intento a salvare la bella Andromeda che diverrà poi sua sposa e sgominare creature di grande potere tra cui il kraken o Medusa, il tutto con l'aiuto del suo fido cavallo alato Pegaso. Pur popolato da grandi attori britannici, con sir Laurence Olivier nei panni del signore dell'Olimpo, il film non può definirsi certo memorabile ma si rivela comunque un'operazione interessante e assai superiore all'improbabile remake firmato nel 2010. A conquistare maggiormente in questo carrozzone mitologico sono però come detto in apertura i magnifici effetti speciali del mago Ray Harryhausen, capace di utilizzare soluzioni in stop-motion in maniera innovativa e dannatamente efficace sul piano spettacolare: le sequenze in cui compaiono i succitati mostri posseggono ancora oggi un fascino del tutto impareggiabile.

Il gladiatore

Sembrava il film destinato a sancire la rinascita di un genere, rivelatosi poi soltanto una fiammella nella più fitta tenebra: ma con quanto fuoco ha bruciato l'omaggio al filone diretto nel 2000 da Ridley Scott. Kolossal monumentale, nonostante Roma ricreata per buona parte al computer e le numerose incongruenze storiche, che ha riportato quella sana epica istintiva e diretta all'attenzione del grande pubblico, pullulante di frasi e sequenze memorabili che ancor oggi ne fanno uno dei più grandi classici del nuovo millennio. Il gladiatore, oltre a lanciare le future star Russell Crowe (vincitore dell'Oscar) e Joaquin Phoenix, vive di una passione bruciante nel raccontarci la personalissima vendetta dell'ex generale Massimo, costretto a combattere nelle arene per ottenere giustizia nei confronti del crudele imperatore Commodo, reo di aver trucidato per gelosia la sua famiglia. Dall'inizio alla fine popolato di sanguinose e furenti battaglie e scontri all'arma bianca, permeato da un notevole e mai retorico impatto melodrammatico, capace di coniugare magnificamente sostanza e apparenza e con un duello finale destinato ad entrare nell'immortalità come il suo protagonista.

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