Speciale Antonio De Curtis

Omaggio al principe della risata

Speciale Antonio De Curtis
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Everyeye torna nuovamente con i suoi articoli in bianco e nero, questa volta per raccontare a voi lettori le avventure del celeberrimo principe della risata: il grande Antonio De Curtis, in arte Totò. In occasione del quarantesimo anniversario della morte di Totò, datata 15 aprile 1967, Movieye vi propone questo speciale, sperando di riuscire a rendere degnamente omaggio alla figura del grande Antonio, rinfrescando la memoria dei vecchi estimatori come dei "consumatori" più occasionali.
Totò comincia la sua carriera teatrale da giovanissimo, debuttando in teatro grazie a numeri costituiti da qualche imitazione e una serie di battute non troppo considerate dal pubblico. Ma, dopo pochi anni di "tirocinio", Totò inizierà a scrivere quella che sarà una pagina molto importante della sua vita: il Cinema. Con un curriculum di oltre cento apparizioni, sia in televisione che sul grande schermo, il grande principe resta nel cuore di tutti noi, grazie al suo spirito forte e vivace, ma soprattutto umile per la sua grande generosità e la sua purezza d’animo.

Beati gli ultimi...(che si accontentano)

Riportare un'essenziale biografia è quasi d'obbligo: Antonio De Curtis nasce il 15 febbraio 1898, nella bella e favolosa Napoli, figlio di Anna Clemente, che registra il figlio all’anagrafe sotto il nome di Antonio Clemente, considerata il momentaneo rifiuto di riconoscerlo da parte del padre, il sarto Giuseppe De Curtis. Nell’anno 1933, il marchese Francesco Maria Gagliardi adotterà Antonio (in cambio di una generosa rendita, a dimostrazione di come per l'attore fosse stata dolorosa l'assenza di una figura paterna degna di tale nome), ormai 35enne, trasmettendogli i suoi vari titoli. Il nome Totò viene inventato da donna Anna, che per chiamarlo più in fretta, gli conferisce questo nomignolo stravagante e insolito. All’età di 14 anni abbandona gli studi per dedicarsi alla pittura, diventando aiuto bottega da un certo mastro Alfonso, pittore di appartamenti. Col passare del tempo, però, riconosce che la pittura non è la sua vera aspirazione, e decide di dedicarsi al teatro. Abbandonata la bottega e la scuola, quindi, il piccolo Antonio comincia a recitare piccole scenette e imitazioni in locali poveri e malridotti, conquistandosi non molto più di qualche critica da parte del pubblico. Comprensibilmente sfiduciato, ma soprattutto non convinto delle opportunità che una carriera del genere avrebbe potuto garantirgli, Antonio decide di arruolarsi come volontario nell’esercito, venendo giocoforza a contatto con l’organizzazione gerarchica, che come prevedibile non è destinata ad incontrare le sue simpatie. Per evitare, quindi, il proseguimento della carriera militare, riesce a farsi ricoverare e a evitare tra l’altro il richiamo in prima linea allo scoppio della prima guerra mondiale.
A guerra conclusa Antonio, insieme alla famiglia, si trasferisce a Roma deciso a presentarsi al teatro Jovinelli recitando il repertorio di Gustavo De Marco. Arriva finalmente il successo. Non c’è cartello pubblicitario o giornale che non rechi il suo nome scritto a caratteri cubitali. In soli trent’anni riesce a concepire ben 99 pellicole e 9 episodi tv. Al culmine del suo successo, nel 1955, Renato Libassi, amministratore del principe, ha un’idea che sembra più che buona: far produrre direttamente da Totò i suoi film. Nasce così, con il coinvolgimento dell’ex socio di Ponti, la società D.D.L. (de Curtis, De Laurentiis, Libassi). La casa di produzione dura fino al 1960, ma Totò se ne estrania quasi subito. Ha infatti scoperto che, come imprenditore, non percepisce stipendio. “E chi mi paga?”, aveva chiesto, sgomento, ai soci. “Come, chi ti paga? I produttori siamo noi. I guadagni dipendono dagli incassi”. La prospettiva aveva sconvolto l’attore, che si considerava un impiegato dello spettacolo e si aspettava per ogni prestazione un introito garantito e prestabilito.
Oltre ad essere un magnifico attore Totò era anche un grande poeta e scrittore: impossibile non ricordarlo anche per canzoni come “la malafemmina” o per la raccolta di poesie intitolate “A livella”. Totò ha scritto in totale più di settanta canzoni, tra le quali spicca senz’altro la già citata Malafemmena, che ebbe come primo interprete, nel 1951, Giacomo Rondinella, uno dei cantanti preferiti dal principe De Curtis. Composta in dialetto, canta in modo appassionato la delusione e la nostalgia di un uomo abbandonato. Le poesie di Antonio De Curtis sono spesso, infatti, il risultato di una sofferta riflessione. Il risultato più alto è ottenuto con ‘A livella, folgorante meditazione sulle vanità umane (solo i vivi danno importanza a certe pagliacciate, come la differenza di classe sociale, ‘a livella, cioè la morte, ci rende più seri: “Sti pagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie... appartenimmo a morte!”). Prima di morire le sue poesie furono raccolte in un volume, che prende il titolo proprio dalla più famosa.
Il 15 aprile 1967, verso le tre e mezzo del mattino, in seguito a un rapido susseguirsi di attacchi cardiaci, Antonio si spegne. Due giorni dopo la sua salma viene trasportata nella chiesa di Sant'Eugenio in Viale delle Belle Arti.

Filmografia

Con l’avvento del sonoro, avvenuto nel 1930, Totò comincia ad interessarsi al cinema. Stefano Pittaluga, un produttore ligure in quel periodo responsabile della realizzazione del 95% delle pellicole italiane, decise di fare un provino al giovanissimo attore napoletano, che in quel periodo brillava in tutti i teatri d’Italia. Il suo primo e famoso provino venne dapprima inspiegabilmente perso, per poi essere in seguito fortunatamente ritrovato e restaurato. Ancora oggi visibile, viene considerato un pezzo d’antologia del grande Totò: già nello spazio di questa breve pellicola è evidente la sua modernità, supportata anche dalla scioltezza che sfoggia nell’esibirsi nei suoi peculiari movimenti burattineschi. Nel 1937, Totò, apparve al cinema in Fermo con le mani!, in cui riprese le sue già celebri parodie ispirate alla colorita realtà locale. Dopo una serie di apparizioni in film di non altissima levatura (Animali pazzi 1939, San Giovanni decollato 1940, L’allegro fantasma 1941, Due Cuori fra le belve 1943, Il ratto delle Sabine 1945), la sua carriera ripartì nel 1947 con I due Orfanelli, diretto da Mario Mattoli, parodia frenetica dei modelli e dei clichè del melodramma strappalacrime. I suoi tre film seguenti, Fifa e Arena (1948), Totò al giro d’Italia (id.), I Pompieri di Viggiù (1949), ottennero un successo popolare favoloso e gli permisero di sperimentare creazioni comiche quasi surreali, ricche di gag. Sempre più richiesto da registi di valore, recitò in Napoli milionaria (1950), Guardie e ladri (1951), Dov’è la libertà (1953), l’episodio pirandelliano di La Patente in Questa è la vita (1954), I soliti ignoti (1958), Arrangiatevi! (1959), Uccellacci e uccellini (1966). Durante il periodo dell’autoproduzione, Totò recitò in Destinazione Piovarolo e Il Coraggio, il cui successo rappresentò un ulteriore spunto di riflessione per l’artista napoletano. In seguito riuscì a elaborare una perfetta “trilogia” che vede protagonisti i bisogni primari tipici della maschera di Pulcinella. Sotto la regia di Mario Mattori, vennero infatti prodotti: Un Turco Napoletano (sulla bramosia delle donne), Miseria e Nobiltà (sulla voglia di cibo) e Il Medico dei Pazzi (sulla sanità mentale). Nel 1963, Totò recitò nel suo centesimo e primo film drammatico: Il Comandante, malinconica storia di un comandante ormai in pensione, scritta da Rodolfo Sonego e diretta da Paolo Heusch, regista conosciuto dai più per aver girato nel 1958 il primo film fantascientifico italiano, La morte viene dallo spazio, in seguito trasformato dallo stesso Totò in parodia, Totò nella luna, suo ottantesimo film.
Impossibile non spendere, nella prossima pagina, qualche parola per ricordare alcune delle opere di maggior successo del grande comico. A seguire troverete la filmografia completa.

Girato nel 1949, Totò le mokò è lo specchio della spensierata, allegra visione dell'esistenza che da sempre è stata propria di Antonio. La trama del film prende il via proprio dove ha termine il lungometraggio di Julien Duvivier “Il bandito della Casbah”. “Antonio Lumaconi, suonatore napoletano ambulante riceve una lettera che lo induce a dirigersi ad Algeri per dirigere una banda, banda musicale secondo il suo pensiero, in realtà la gang del bandito Pépé le Moko, suo parente, morto a causa di un conflitto a fuoco contro la polizia. In seguito a un susseguirsi di equivoci, Antonio capisce ciò che i briganti esigono da lui: nientemeno che prendere le redini della banda più famigerata di Algeri. Compresa la gravità della situazione, Antonio cerca di salvare la pelle giocando d’astuzia, aiutato da una miracolosa pozione che rende momentaneamente imbattibili. Non sarà così facile, però, arrivare all'agognato lieto fine...
Totò le Mokò, pellicola in bianco e nero, realizzata in tre sole settimane, rappresenta per Totò l’occasione d'oro, che il nostro non mancherà di sfruttare con genialità: fino a quel momento apprezzato soprattutto come protagonista dell’avanspettacolo, Antonio convince definitivamente pubblico e produttori che la sua forza comica, il suo spiccato sarcasmo, è dirompente anche sul grande schermo.

La trama del celeberrimo capolavoro in questione, ricavata dal repertorio di Eduardo Scarpetta, è costruita su misura per la sensibilità di Totò. In Miseria e Nobiltà (1954), lo scrivano Felice Sciosciammocca (Totò) e l’ambulante fotografo Pasquale (Enzo Turco), sono ridotti alla miseria più nera, tanto da essere costretti a condividere un appartamento. Coinvolti dal marchesino Eugenio, decidono di fingersi suoi aristocratici parenti, onde chiedere la mano della bella Gemma (Sofia Loren). L’intera famiglia si assicura, così, un bel periodo lontano dalla completa miseria, per sguazzare nella più totale nobiltà. Ma ovviamente non è tutto oro quello che luccica...
Miseria e nobiltà, capolavoro assoluto di Totò, è accolto dai contemporanei come una pellicola di prim’ordine. Quando il lungometraggio uscì nei cinema, nel 1954, il contenuto divise la critica, peraltro percepita da Totò come sempre compatta e a suo sfavore. Intanto, sulle pagine de Il Corriere della Sera, il critico Arturo Lanocita si lamentava sì delle scenografie, da lui definite “di carta”, ma nel contempo applaudiva esaltato ed entusiasta alle battute del principe Antonio.

Totò Esposito, aspirante attore a Cinecittà, viene ricoverato in una clinica psichiatrica a causa di una lite piuttosto accesa con il capocomparse. Una volta in manicomio, descrive allo psichiatra che lo visita le sue più grandi avventure e (di gran lunga preponderanti) disavventure, ma soprattutto opererà una classificazione del genere umano in due particolarissime categorie (coniando una distinzione ancora oggi molto acclamata): Uomini, appartenenti al basso ceto, e Caporali, individui sfruttatori e prepotenti che sempre hanno avuto la meglio su tutto.” In Siamo uomini o caporali, Totò descrive al meglio la differenziazione tra le due più improbabili categorie sociali di tutti i tempi: Uomini e Caporali. La pellicola, in bianco e nero, girata nel 1955 e prodotta dalla Lux Film Italia, parte da un ben preciso assunto: dai tempi della seconda guerra fino ai giorni della vicenda, gli Uomini, buoni e sfortunati, sono stati perseguitati dai Caporali, beceri sfruttatori che hanno come unico scopo il rendere intollerabile la vita a chi non è altrettanto fortunato. Doveroso ricordare alcune delle scene più significative, parte dell’antologia di Antonio De Curtis: in primis la sequenza del duetto musicale con Fiorella Mari, al ritmo della canzone “E llevate a’ camisella”, o ancora l’interpretazione indimenticabile di Totò di una delle sue più belle canzoni (Core analfabeta).

Antonio Bonocore, portiere di un grande condominio (da lui definito “alveare”), entra in possesso di una valigetta contenente dei clichet e della carta filigranata. Un uomo onesto dovrebbe, perlomeno in teoria, distruggere il contenuto, ma l’idea di una vita nel lusso e nella più totale nullafacenza spinge il nostro Antonio a non disfarsi della valigetta. Armato quindi di coraggio e sangue freddo organizza una zecca clandestina con un modesto pittore e un tipografo di quartiere, che nonostante la prospettiva di ricchezza non sembrano impegnarsi particolarmente nella buona riuscita del progetto...La banda degli onesti, perfetto incrocio tra realismo e comicità, è lo specchio che rappresenta l’Italia, ma soprattutto gli uomini del dopoguerra. La pellicola, in bianco e nero, girata nel 1956, si annovera nella produzione della famigerata D.D.L..

Totòtruffa ’62, girato sul finire del 1961, e ancora prodotto dalla D.D.L., ha come regista Camillo Mastrocinque, uno degli autori preferiti da Totò. “Antonio (Totò) e Felice (Nino Taranto) ex attori fortemente rimpianti dal pubblico (si fa ovviamente per dire), improvvisano varie truffe e raggiri, agevolati dalla loro maestria nel travestimento e nella recitazione. Il ricavato delle suddette imprese viene consegnato da Antonio nelle mani della direttrice di uno dei più lussuosi collegi femminili della zona, al quale è iscritta la figlia Diana. La ragazzina, che immagina il padre uno stimato professionista, si innamora di Franco, figlio del commissario che sta dando la caccia ai due attori-truffatori. Il castello di carta però non regge a lungo...”. Alla scelta degli attori protagonisti di Totòtruffa ’62 ha partecipato anche lo stesso Antonio de Curtis (non risparmiando neanche in questa occasione il consueto sarcasmo), che deciderà di impiegare una delle sue più stimate “spalle” di sempre: Nino Taranto, che interpreta egregiamente le diverse parti assegnategli. Altri attori degni di nota, seppur non protagonisti sono Luigi Pavese, nel ruolo del padrone di casa che tenta di riscuotere l’affitto invano, e Mario Castellani, non molto attivo in questa particolare pellicola ma una delle costanti nella filmografia di Totò.

-Fermo con le mani! (1937)
-Animali pazzi (1939)
-San Giovanni decollato (1940)
-L'allegro fantasma (1941)
-Totò nella fossa dei leoni (1943)
-Due cuori fra le belve (1943)
-Il ratto delle Sabine (1945)
-I due orfanelli (1947)
-Totò al giro d'Italia (1948)
-Fifa e arena (1948)
-Yvonne la nuit (1949)
-Totò le Moko (1949)
-Totò cerca casa (1949)
-I pompieri di Viggiù (1949)
-L'imperatore di Capri (1949)
-Totò sceicco (1950)
-Totò cerca moglie (1950)
-Totòtarzan (1950)
-Le sei mogli di Barbablù (1950)
-Napoli milionaria (1950)
-Figaro qua, Figaro là (1950)
-47 morto che parla(1950)
-Totò terzo uomo (1951)
-Totò e i re di Roma (1951)
-Sette ore di guai (1951)
-Guardie e ladri (1951)
-Totò e le donne (1952)
-Totò a colori (1952)
-Dov'è la libertà... ? (1952)
-L'uomo, la bestia e la virtù (1953)
-Una di quelle (1953)
-Un turco napoletano (1953)
-Tempi nostri (1953)
-Siamo donne (1953)
-Il più comico spettacolo del mondo (1953)
-I tre ladri (1954)
-Totò cerca pace (1954)
-Totò all'inferno (1954)
-Miseria e nobiltà (1954)
-Il medico dei pazzi(1954)
-L'oro di Napoli (1954)
-Questa è la vita (1954)
-Totò e Carolina (1955)
-Siamo uomini o caporali? (1955)
-Racconti romani (1955)
-Destinazione Piovarolo (1955)
-Il coraggio (1955)
-Totò, Peppino e...la malafemmina (1956)
-Totò, Peppino e i fuorilegge (1956)
-Totò, lascia o raddoppia ? (1956)
-La banda degli onesti (1956)
-Totò, Vittorio e la dottoressa (1957)
-La legge è legge (1958)
-Totò, Peppino e le fanatiche (1958)
-Totò nella luna (1958)
-Totò e Marcellino (1958)
-Totò a Parigi (1958)
-I soliti ignoti (1958)
-Gambe d'oro (1958)
-Totò, Eva e il pennello proibito (1959)
-I tartassati (1959)
-I ladri (1959)
-La cambiale (1959)
-Arrangiatevi ! (1959)
-Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960)
-Signori si nasce (1960)
-Risate di gioia (1960)
-Noi duri (1960)
-Letto a tre piazze (1960)
-La culpa fue de Eva (1960)
-Chi si ferma è perduto (1960)
-Totò, Peppino e la dolce vita (1961)
-Totòtruffa '62 (1961)
-Sua Eccellenza si fermò a mangiare (1961)
-I due marescialli (1961)
-Totò e Peppino, divisi a Berlino (1962)
-Totò diabolicus (1962)
-Totò di notte n°1 (1962)
-Totò contro Maciste (1962)
-Lo Smemorato di Collegno (1962)
-Il giorno più corto (1962)
-I due colonnelli (1962)
-Totò sexy (1963)
-Totò e Cleopatra (1963)
-Totò contro i quattro(1963)
-Gli onorevoli (1963)
-Le motorizzate (1963)
-Il Monaco di Monza (1963)
-Il comandante (1963)
-Totò d'Arabia (1964)
-Totò contro il pirata nero (1964)
-Che fine ha fatto Totò baby? (1964)
-Le belle famiglie (1964)
-Rita, la figlia americana (1965)
-La Mandragola (1965)
-Gli amanti latini (1965)
-Le streghe (1966)
-Uccellacci e uccellini (1966)
-Operazione San Gennaro (1967)
-Capriccio all'italiana (1968)
-Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca (1968)

Antonio De Curtis In tutta la sua splendida, ma anche tormentata vita, Antonio De Curtis non venne mai preso seriamente in considerazione, addirittura rimase quasi sempre sottovalutato. Cinque anni dopo la sua morte cominciò un vero e proprio revival, le cui tappe principali sono senz'altro Totò a Colori, Totò Story o ancora SuperTotò. Ancora oggi spopolano videocassette e dvd interamente incentrati sulla sua vita e carriera, come anche libri dedicati alle sue poesie e canzoni. Antonio De Curtis, in arte Totò, è stato, secondo molti, il più grande attore comico di tutti i tempi, e forse l’unico attore italiano ad aver conquistato la quinta generazione.