Speciale 12 (mila) buone ragioni per guardare Django Unchained

Le citazioni e i riferimenti agli spaghetti-western nell'ultimo film di Tarantino

Speciale 12 (mila) buone ragioni per guardare Django Unchained
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Il titolo dell'articolo sarebbe perfetto per una campagna marketing, ma - credeteci - non è così. Django Unchained, l'ultimo film di Quentin Tarantino, è un vero omaggio al genere western, zeppo com'è di rimandi, citazioni sparate in pieno volto al cinefilo incallito come un colpo di Colt. Dovreste andarlo a vedere, sul serio...
Chi lo ha già visto avrà senz'altro colto il riferimento cruciale al numero 12000, ma sarà riuscito a individuare tutti gli altri rimandi? I cameo? Gli anacronismi? I collegamenti affidati alla colonna sonora?
Noi ne abbiamo scovati guarda caso dodici. Tutti validi per spingere ad una rilettura ancora più attenta delle quasi tre ore di pellicola. E voi sapreste suggerirne altri?

SPOILER ALERT: l'articolo si rivolge prettamente a coloro che il film lo hanno già visto, discute senza freno alcuno dei colpi di scena della pellicola e svela anche il finale. Chi non l'avesse ancora visto è pregato di ritornare su questa pagina un secondo dopo la visione! Grazie.

C'è Django e Django...Unchained

Sergio Corbucci diresse Franco Nero in Django nel 1966. La fortuna cinematografica in Italia come all'estero valse a quella storia una infinita serie di riproposizioni, ma bizzarramente solo un seguito diretto (Django 2 Il grande ritorno, addirittura nel 1987!). Il nome del personaggio fu sfruttato fuori dai confini nazionali per promuovere il filone western nostrano (è il caso di Dio perdona...io no distribuito in Germania come Gott vergibt... Django nie!) e viceversa (il brasiliano O Cabeleira del 1963 divenne in Italia Se incontri Django cercati un posto per morire).
Tra sequel ufficiali, produzioni apocrife, omaggi molto sinceri come quello di Mike con Sukiyaki Western Django, arriviamo al Django Unchained di Tarantino. Che però con il film del 1966 ha davvero poco in comune: aldilà del colore della pelle, il Django originario nutre vendetta contro coloro che hanno assassinato la sua moglie mentre quello contemporaneo rivolge la propria vendetta contro il generico sistema schiavista degli Stati del Sud impersonato in un secondo momento da Calvin Candie.
In Unchained ci sono moltissimi inserti originali a livello di sceneggiatura, ma purtroppo manca alcun riferimento diretto alla bara che Django si portava appresso per l'intero film. Solo a metà pellicola il contenuto della bara veniva svelato: si tratta di una gatling con cui Django falcidiava un gruppo di manigoldi. Benvenuti nel magico mondo degli Spaghetti-western!

Franco Nero é Django

Sergio Corbucci una volta disse: "Ford aveva John Wayne, Leone aveva Clint Eastwood, io ho Franco Nero". Aveva ragione: mentre Sergio Leone dopo varie peripezie trovò in un americano il suo attore feticcio, l'altro Sergio incappa in Franco Sparanero senza uscire dai confini nazionali. La barba incolta e gli occhi tenebrosi ne fanno un perfetto attore western: Django lo lancia nell'Olimpo del cinema italiano e da allora il cow boy dilaniato dalla vendetta lo accompagnerà lungo tutta la sua carriera.
Anche oggi questo ruolo lo perseguita: insieme ad alcuni produttori americani vuole portare in scena un Django in pensione in Django Lives!, ma non ha potuto dire di no a Tarantino per un cameo. Ritroviamo così Franco Nero nella scena del primo incontro con Calvin Candie: l'attore italiano veste i panni del proprietario del mandingo Luigi, uscito sconfitto dal combattimento mortale contro il lottatore appena comprato da Candie. Per rinfrancarsi dalla sconfitta si avvicina all'open bar e lì scruta il Django interpretato da Jamie Foxx: un fugace scambio di battute ("Come ti chiami?" chiede, "Django, la D è muta" riceve in risposta), il giovane attore tarantiniano mantiene lo sguardo basso come in segno di riverenza (proprio lui che nel viaggio verso Candiland sarà sfrontato con chiunque!).
Un minuto scarso di scambio di battute che ha tutto il sapore di un passaggio di consegne!

Texas 1858

A inizio film Tarantino rivela l'anno di inizio della storia che intende raccontare: il 1858, tre anni prima dello scoppio della Guerra di Secessione. E' un fatto insolito per un western: le avventure di cowboy, indiani e cacciatori di taglie possono trovare accomodamento tanto ai primi dell'Ottocento quanto ai prodromi della Prima Guerra Mondiale come mostrato dal videogioco Red Dead Redemption.
Tuttavia Django Unchained quando ci comunica la datazione dei fatti non intende assolutamente certificarli storicamente, ma è quasi un gioco con lo spettatore nel riconoscere tutti gli anacronismi e quegli elementi del futuro che compaiono nel film solo per il piacere dello spettatore.
La dinamite anzitutto: Alfred Nobel produsse il preparato di nitroglicerina e farina fossile solo nel 1867. Gli occhiali da sole nell'America del XIX secolo non potevano esserci e infatti il primo paio non comparirà prima del 1929, quando Sam Foster inizierà a venderli in un piccolo market presso New York.
E ancora la riproduzione del busto di Nefertiti che si intravede nell'atrio di casa Candie non fu ancora scoperto nell'anno degli eventi del film. Il busto sarà infatti ritrovato da una spedizione tedesca nella tomba di Tutmose presso Amana (Egitto) nel 1912.
Anche l'arte di spillare la birra non era conosciuta nell'Ottocento: allora la si versava semplicemente nel bicchiere da botti situate dietro il bancone, mentre l'idea di sfruttare la schiuma per preservare la birra dall'aria fu ideato nel 1936 e si diffuse in tutta Europa solo a partire dagli anni 50. Apprezziamo la perizia con cui il dottor Schultz leva la schiuma in eccesso con una spatola (metodo belga), ma no all'epoca proprio non era possibile farlo!

Per Elisa

Nel dopocena alla tenuta di Calvin Candie, gli ospiti si rilassano in attesa della firma del contratto di vendita di Broomhilda. Il dottor Schultz, però, è quantomai nervoso: la delusione per lo scoperchiamento dell'inganno è acuita dall'arpeggiare di Per Elisa di Beethoven in maniera insolitamente ossessiva, nonchè dalla continua riproposizione delle scene di violenza dei cani che dilaniano lo schiavo fuggiasco.
Le scene di inaudita violenza prefigurano un esplosione di sangue e ammazzamenti (come di lì a poco avverrà...) secondo uno schema già visto in Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Di contro la sonata di Per Elisa è uno dei tanti falsi storici presenti nel film: la celebre composizione sarà pubblicata soltanto nel 1867, nove anni dopo gli eventi del film. Ma anche questo "errore" è voluto dal regista: un riarrangiamento del brano era già udibile nei titoli di testa di Bastardi senza gloria, a sua volta preso di peso da un altro spaghetti-western ovvero La resa dei conti di Sergio Sollima con un Lee van Cleef nei panni di un cacciatore di taglie.

Il cavallo Fritz

Se chiamate un cavallo Fritz e questo starnutisce ogni volta che pronunciate il suo nome, cosa vi sovviene? Forse la Frau Blücher del Frankenstein Junior di Mel Brooks, il cui appellativo scaturiva un nitrito in lontananza. Questa era semplice da riconoscere: in Django Unchained il dottor Schultz presenta il proprio destriero in due occasioni, nella primissima scena in notturna quando libera Django e in seguito quando giungono alla piantagione di Big Daddy per eliminare i fratelli Brittles.
Ma noi vi diciamo qualcosa in più: il cavallo di Schultz e il ronzino di Django (alias Tony) non sono altro che rimandi a due superstar equestri del cinema muto!

Dov'è Tarantino?

Quentin Tarantino si divertente un sacco ad apparire in cameo più o meno accreditati nei propri film. Per pochi secondi abbandona la macchina da presa e si improvvisa attore, facendo spesso delle figure di palta o morendo nei modi più assurdi.
Quello inscenato per Django Unchained non solo è spassosissimo, ma ha anche una certa finalità con la storia del personaggio. Per chi non se ne fosse accorto il regista è uno dei tre cowboy che scortano Django verso la miniera dopo il massacro a casa di Calvin Candie e la morte del dottor Schultz. Quando si prospetta una fine ingloriosa per l'eroe, egli estrae un asso nella manica ed imbambola proprio Tarantino con la promessa di una taglia; riceve in seguito una pistola carica e "con i mirini appena tarati", fa fuori i due sgherri e infine impiomba Tarantino con un colpo di pistola che però innesca prontamente la dinamite che teneva nella propria bisaccia. BOOM!!

C'era una volta il Ku Klux Klan

All'indomani della conclusione della Guerra di secessione, la segregazione razziale fu abolita dal XIII, XIV e XV emendamento alla Costituzione, ma negli Stati del Sud permanevano alcuni "nostalgici". I primi rigurgiti di razzismo confluirono nel Ku Klux Klan fondato a Nashville nel 1865: suoi simboli principali sono la croce che brucia e gli adepti incappucciati.
In Django Unchained vi è una lunga scena in cui una simile organizzazione si lancia all'inseguimento di Django e del dottor Schultz, ma non prima di essersi lamentati in maniera patetica dei fori per gli occhi troppo stretti. Anche la presenza del Ku Klux Klan nel film è un anacronismo visto che esso è posteriore al 1858, eppure anche in questo caso vi è una spiegazione: nel Django del 1966 il protagonista si batteva proprio contro un'organizzazione schiavista e razzista, i cui membri si riconoscevano immediatamente per una vistosa sciarpa rossa indossata per proteggere il volto.

La ragazza dalla sciarpa rossa

La si vede in appena due inquadrature, brevi secondi in cui una ragazza dagli occhi cerulei e una chioma bionda compare sulla scena. Elemento distintivo: una vistosa sciarpa rossa, unico rimando all'accessorio indossato nel Django di Corbucci dai segregazionisti.
Vi stareste chiedendo chi si cela dietro quella sciarpa? quale ruolo ha esattamente nell'economia della pellicola? Ebbene l'attrice è Zoe Bell e il ruolo è assolutamente inutile. Tarantino l'ha voluta assolutamente in una particina nel film, in segno dell'amicizia e dei congiunti trascorsi lavorativi: è la quarta volta che i due si incrociano sui set, la prima nel 2003 per Kill Bill come stuntman di Uma Thurman, quindi nel ruolo di attrice in Grind House, di nuovo stuntman in Bastardi senza gloria e infine come cameo in Django Unchained.
Peccato solo che la particina non vale alla bella attrice il record di collaborazioni attoriali con il regista americano, che viene proprio bissato nel western. Il detentore è Samuel L. Jackson, il convincente interprete di Stephen il fidato consulente nero di Calvin Candie, a quota 5: è in Pulp Fiction dove riceve una nomination all'Oscar, in Jackie Brown, fa una breve comparsata in Kill Bill Vol. 2, è il narratore in Bastardi senza gloria e infine Django Unchained.

Mississippi

La seconda parte della pellicola si svolge in Mississippi. La nuova ambientazione è introdotta con un'esagerata scritta scorrevole che non fa altro che sottolineare l'apoteosi di consonanti doppie nel nome dello Stato, mentre sullo sfondo una teoria di schiavi rende immediatamente conto della tematica che sarà di lì a poco sviscerata.
Ebbene la gigantesca scritta che scorre da destra verso sinistra altro non è che una citazione di Via col vento il cui titolo compariva nei primi minuti con un effetto simile.

Un cavadenti

Il personaggio del dottor Schultz, interpretato con acume da Christoph Waltz, è un cacciatore di taglie che da 5 anni non esercita più la professione di dentista (ma non ha rinunciato al bizzarro carro con il molare coindolante). Di dentisti e western parla anche un classico degli spaghetti western I lunghi giorni della vendetta di Florestano Vancini e con Giuliano Gemma (il volto angelico del western all'italiana): qui un dentista, lo spagnolo Pajarito, salva il protagonista e se lo porta via sulla sua carrozza. L'intero film non è altro che una versione con cowboy e pistoleri de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, romanziere citato in più occasioni nel film di Tarantino. Inoltre un brano della colonna sonora di tale film faceva da sottofondo musicale allo spezzone sulla biografia di O-Ren Ishii realizzato in animazione dalla Production I.G. in Kill Bill Vol. 1.
A proposito di Christoph Waltz: come è noto egli interpretava il cattivo Hans Landa in Bastardi senza gloria, mentre qui è dalla parti dei buoni. I due ruoli hanno in comune la provenienza tedesca (l'attore comunque è austriaco), ma è curioso come due scene topiche che li riguardano abbiano a che fare con un banchetto: nella Germania nazista era l'incontro con Shoshanna in cui ammetteva una passione per lo strudel, mentre nell'America ottocentesca è la contrattazione per l'acquisto di Broomhilda ma qui i dolci proprio non riesce a sopportarli!

La regia

Chi conosce la filmografia di Tarantino forse meglio del regista statunitense ha già individuato innumerevoli movimenti di camera e posizionamenti dell'inquadratura ripresi dalle sue precedenti pellicole. Al tempo stesso lo stile registico si imbeve di continui rimandi e situazioni del genere western a cominciare dal piano americano, in cui il personaggio è inquadrato dalla cintola in su così da mostrare la fondina della pistola.
Anche se mancano duelli in grande stile il gioco di sguardi e tensione tra Calvin Candie e il dottor Schultz ricrea la classica situazione dello stallo alla messicana, già proposto da Tarantino in Bastardi senza gloria e ne Le iene. Quest'ultimo film aveva già omaggiato il Django di Corbucci riproponendo la macabra scena del taglio dell'orecchio.
Mancano purtroppo i primissimi piani in cui di un personaggio si mostrano appena gli occhi sullo stile di Sergio Leone: ve n'è uno nella prima scena, in un paio di occasioni Calvin Candie è raggiunto da una bruciante zoommata dell'inquadratura, ma l'emulazione del maestro del western all'italiana si ferma qui.

The End

Il finale della pellicola è in pure stile Spaghetti Western. Brutale, iper-violento, carico di tensione, ma sostanzialmente favorevole al buono della situazione che anche in questo caso si ricongiunge all'amata.
La vittoria finale è sancita dal tema fischiettabilissimo de Lo chiamavano Trinità composto da Franco Micalizzi, i cui versi raccontano di un ragazzo che a prima vista sembra uno sciocco ma che fa fischiare le sue Colt 45 come nessun altro. Django Unchained spartisce con questa conosciutissima pellicola un più marcato spirito umoristico rispetto ai soliti western, sebbene tenuto a bada per non sconfinare nella facile parodia.
Presi dalla conosciutissima canzone non tutti avranno notato la brillante citazione a Il buono, il brutto e il cattivo: proprio nel finale mentre il pistolero interpretato da Clint Eastwood se ne va via a cavallo, l'ormai sconfitto Tuco (il volto incorniciato dal cappio) grida a pieni polmoni "Sei figlio di una grandissima puttana"...ma l'ultima sillaba è tagliata dal "waaa" del tema di Morricone.
Stephen fa più o meno la stessa fine e l'ultima frase pronunciata è la medesima, solo che l'ultima sillaba è censurata dall'esplosione della dinamite!

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