Recensione Weekend tra amici

Quattro amici, una riunione... una tragedia!

Recensione Weekend tra amici
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Prima c'è stato Una vita nel mistero, del 2010, ispirato a una storia vera e incentrato su una non più giovane coppia sposata che, afflitta dal pensiero del tumore maligno al seno della donna, si trovava presto ad avere a che fare con strani fenomeni in realtà legati alla devozione verso Padre Pio.
Poi, l'anno successivo fu la volta di Unfacebook, tratto dal racconto di Gordiano Lupi Il prete e riguardante un sacerdote che, stanco di assolvere i peccati dei parrocchiani quotidianamente confessati, ricorreva all'ipnosi non solo per spingerli al suicidio, ma anche al fine di crearsi attraverso la web chat del titolo un gruppo di seguaci da sfruttare per l'eliminazione degli immorali.
Per il suo terzo lungometraggio, invece, il giovane pugliese Stefano Simone si affida ad una sceneggiatura a firma dell'abruzzese Francesco Massaccesi - autore del Dizionario del cinema horror americano 1980-2000, del documentario Alex Prager: This picture is on e di altri lavori nazionali e internazionali - che sembra distaccarsi del tutto dalle tematiche relative alla fede affrontate nei suoi due precedenti, citati lavori per sfruttare un plot la cui idea di partenza non può fare a meno di richiamare vagamente alla memoria quella alla base di due classici degli anni Ottanta come Il grande freddo di Lawrence Kasdan e Compagni di scuola di Carlo Verdone.

Vite nel mistero?

Infatti, rispettivamente con i volti di Michele Bottalico, Peppe Sfera, Matteo Perillo e Filippo Totaro, ne sono protagonisti i quattro amici di vecchia data Marco, Fabrizio, Gianni e Stefano: il primo gestore di un ristorante insieme alla moglie fedifraga propensa al divorzio, il secondo avvocato dalle tendenze politiche fortemente fasciste, il terzo impiegato sposato e con figli che non se la passa molto bene dal punto di vista economico, il quarto, single, che svolge l'attività di dentista.
Quattro amici che, come ogni anno, si radunano per trascorrere un week-end all'interno di una casa di campagna presa in affitto in occasione del quadrangolare di calcio prenatalizio che vede coinvolte le squadre per cui fanno il tifo; man mano che, tra scherzi e partite a pallone, non tardano a emergere invidie e vecchi rancori.
Perché il week-end in questione non finisce per rappresentare altro che il pretesto per poter dare uno sguardo al clima economico-sociale italiano d'inizio terzo millennio, del quale ognuno dei quattro protagonisti rappresenta un aspetto; tra il decidere se essere bestie o potenti, persone dal futuro già deciso e altre che, al contrario, non hanno alcuna opportunità e si trovano costrette a dover mantenere famiglia con soli mille euro di stipendio.
Per non parlare della solitudine, destinata a condurre verso eccessi drammatici la seconda parte di poco più di un'ora totale di visione che, avviata tramite toni tutt'altro che distanti da quelli della commedia, arriva a concedere un minimo di spazio addirittura a spargimenti di sangue.
Mentre trova il tempo anche di ricordare che il cosiddetto "cinema alto" non fa incassi e le efficaci musiche del fido Luca Auriemma - già autore delle colonne sonore degli altri due film di Simone - accompagnano efficacemente il tutto, costruito in maniera discreta su un lento crescendo di tensione e penalizzato solo in parte da una recitazione non sempre convincente e dai pochissimi mezzi a disposizione.

Weekend tra amici Terzo lungometraggio del pugliese Stefano Simone, dopo Una vita nel mistero (2010) e Unfacebook (2011), comincia come una commedia per poi sfociare nel dramma a tinte quasi horror; mentre tratteggia chiaramente - in maniera allegorica - uno sguardo su schermo alla situazione economico-sociale dell’Italia d’inizio terzo millennio. Quasi del tutto girato in interni, privilegia un’impronta di chiara derivazione teatrale, anche se la prova del cast non sempre risulta convincente. Ma si lascia seguire tranquillamente, man mano che la tensione sale a suon di dialoghi.

6

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