Recensione Weekend con il morto

La simpatica commedia di Ted Kotcheff piccolo cult dei primi anni '90

Recensione Weekend con il morto
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Se solo pochi anni prima Ted Kotcheff aveva raccontato di un personaggio "morto dentro" nel primo leggendario episodio di Rambo, nel 1989 il regista canadese fa il grande passo proponendo come involontario co-protagonista un trapassato vero in Weekend con il morto, commedia semi-cult assai familiare per chi è cresciuto nei primi anni '80, sottoscritto incluso. Un successo più che buono ai botteghini diede addirittura origine ad un seguito, assai meno riuscito, realizzato quattro anni dopo con gli stessi protagonisti e il cambio in cabina di regia con l'entrata di Robert Klane. Va comunque detto il capostipite nacque prettamente come un prodotto figlio del suo tempo e ad oggi, a differenza di altri classici del periodo, è invecchiato meno bene nonostante una buona dose di divertimento sia ancora garantita sia per i neofiti che per chi, con nostalgia, lo riguarderà.

Chi va con il morto...

Larry Wilson e Richard Parker sono due amici / colleghi che lavorano per un'importante agenzia di assicurazioni. Quando scoprono che la loro compagnia è stata truffata i due decidono di avvertire il loro capo, Eddie Lomax, ignari che è proprio il boss della compagnia ad aver organizzato la truffa. Lomax decide così di invitare Larry e Richard nella sua villa al mare per eliminarli tramite dei sicari appartenenti alla banda del boss Vito. Ma il criminale, la cui moglie ha una storia segreta proprio con Lomax, decide invece di far fuori lui. Quando Larry e Richard arrivano alla villa, trovano il corpo esanime di Lomax e inizialmente pensano di avvertire la polizia. Ma dopo aver ben ponderato la situazione i due giovani scelgono di far finta che l'uomo sia ancora vivo per poter sfruttare la cosa a proprio vantaggio... inconsapevoli dei rischi che si troveranno a correre.

Sympathy for the dead

Commedia degli equivoci che più classica non si può, Weekend con il morto arriva a giocare scherzosamente, sempre sul territorio della farsa più innocuo, su temi anche non proprio allegri inserendo in una gag anche un nascosto atto di "ignara" necrofilia. D'altronde la visione si mantiene sempre su un basso livello di volgarità che amplia il range di pubblico anche verso i bambini, dovendo perciò rinunciare a una sana dose di cattiveria che ne avrebbe reso meno traumatico il trascorrere del tempo. A venticinque anni dall'uscita infatti il film risulta più banale e ripetitivo di quanto si potesse ricordare, e si notano tutte le forzature di una sceneggiatura dal plot esplosivo non sempre sviluppato pienamente. Ridere si ride ancora, in certi momenti anche a crepapelle, ma manca quella dose di freschezza che poteva risultare più ampia ai tempi dell'uscita. In pratica il racconto, dopo la parte iniziale, si concentra quasi solamente sulle gag che vedono involontario protagonista il cadavere di Lomax, che viene sballottato ovunque nelle situazioni più assurde mentre intorno tutti, esclusi Larry e Richard, pensano ingenuamente che questi sia ancora vivo. La fiera dell'improbabile offre perciò modo di creare situazioni grottesche che giocano divertite col macabro, non mancando di inserire anche un'opinabile love story nello svolgersi della vicenda. Le interpretazioni, con menzione particolare per il credibilmente "deceduto" Terry Kiser, non sono propriamente memorabili ma Andrew McCarthy e Jonathan Silverman hanno la giusta dose di simpatia e Catherine Mary Stewart una fresca bellezza.

Weekend con il morto Ted Kotcheff dopo l'exploit di Rambo torna alla sua rassicurante medietà nel 1989 con Weekend con il morto, commedia di un certo successo e piccolo cult tra i ragazzini di quegli anni, che però ad oggi mostra diverse pecche, soprattutto in fase di sceneggiatura. Questa sagra degli equivoci che sfiora amabilmente il grottesco riesce comunque ancora a divertire grazie alla simpatia dei protagonisti e all'assurdità di certe gag.

6.5

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