Recensione We are the best!

Vera chicca della sezione Orizzonti, il film di Lukas Moodysson è un inno alla vita molto anni '80

Recensione We are the best!
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Potrebbero codificare un nuovo genere, quello dei film che ti instillano la “voglia di vita”. No, non sono biunivocamente le commedie: esistono commedie che non riescono in questo (poche sono quelle che effettivamente vi riescono), ed esistono film che ti nutrono di voglia di vita e non sono commedie. Esempio in questione è We are the best!, una delle chicche di Venezia 70 che siamo riusciti a recuperare grazie alle Vie del cinema a Milano. Riconoscenti quindi a questa importante rassegna milanese che da ben trentacinque anni si impegna a portare in anteprima schiacciante rispetto alla sala (se non in visione inedita, com’è stato e come purtroppo sarà per molti film) i migliori titoli di festival come Venezia, Cannes, Locarno, Torino e, da quest’anno, anche un paio da Pesaro e dallo stesso Milano Film Festival! Non solo i film di sicura distribuzione come Gravity, ma anche lungometraggi più defilati e meno appariscenti come La vida despues e, appunto, We are the best! (il titolo originale svedese è letterale: Vi är bäst!). Il risultato non è così inatteso: a curare l’adattamento del fumetto da cui è tratto e a capitanare la macchina registica è, d’altronde, un pilastro della filmografia svedese come Lukas Moodysson, autore del film-caso Fucking Amål sull’amore fra due ragazze nella società svedese degli anni Novanta. Indagatore delicato e dalle venature poetiche, caratteristica dei film di Moodysson è focalizzarsi sugli outsider, sulla diversità o la minoranza, trattandola a volte con quel mix delicatezza e violenza tipico di Fucking Amål (operazione non dissimile dal recente film iraniano Circumstance) e a volte con quel zigzagante rincorrersi tra toni commediali e malinconici, quasi drammatici, come nel film in questione. We are the best! è effettivamente difficile da catalogare, ma una cosa è certa: instilla una gran voglia di vivere. Come ha detto Moodysson stesso: «Volevo fare un film che mostrasse che la vita - malgrado tutto sembri provare il contrario - vale la pena di essere vissuta».

Bobo e Klara sono due ragazzine di tredici anni con una vita monotona e ai margini, fatta di famiglie a pezzi, emarginazione a scuola («Stare con gli sfigati è un atto politico», lo dice Klara) e niente più che una fervida devozione per gli ultimi strascichi di musica punk. Il luogo è Stoccolma, l’anno è il 1982. Quasi per caso si trovano a strimpellare con una batteria e un basso, i primi risultati sono disastrosi ma poi... la scelta: due ragazzine, macchiette punkettone tra compagni di scuola fin troppo tradizionali, fanno qualcosa di straordinario. Addocchiano la bravura di Hedvig con la chitarra e la coinvolgono, superando iniziali scetticismi e diffidenze: lei perbenista e timorata da Dio, loro “casiniste” e infarcite di polemica. Cosa può succedere quando la chierichetta numero uno e le punkettone della scuola, un trio di soggetti emarginati in piena regola e senza amici, si incontrano e mettono su un gruppo? E’ ciò che ci mostra questo godibile e intrigante film svedese, intriso di malinconia, dei nodi inestricabili dell’adolescenza (o meglio, della preadolescenza), dei sorrisi-nonostante-tutto e della musica che supera ogni barriera, ma le supera in modo diverso, non convenzionale, tra ubriacature precoci, trasferte disastrose e questioni sentimentali. E’ un film che piace, è un film che fa anche ridere, ma in realtà è un film che contiene anche molta drammaticità e di certo l’insofferente cappa claustrofobica della Guerra Fredda e di quei muri alti che nel film si fanno sentire a più riprese, tra i cori da stadio e canzoni di denuncia come Breznev Reagan (nel film si allude anche, indirettamente, alla recente scomparsa di Breznev, un mese prima del tempo della storia).

We are the best! Vera chicca della sezione Orizzonti (la più pirotecnica di Venezia, in genere), We are the best! è un film promosso a pieni voti, da non lasciarsi scappare e da consigliare. E che si tira dietro una buona metà di filmografia di Moodysson, se ancora non avete visto film come Fucking Amål e Lilja 4-ever.

8

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