Recensione Vorrei vederti ballare

Romanticismo, commedia e dramma nell'esordio di Deorsola

Recensione Vorrei vederti ballare
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Su sceneggiatura del Giuseppe Fulcheri che compose la colonna sonora de L'ultimo Crodino (2009) di Umberto Spinazzola, Nicola Deorsola - con alle spalle una carriera di assistente alla regia e autore di backstage per cineasti del calibro di Carlo Vanzina, Matteo Garrone e Giovanni Veronesi - esordisce dietro la macchina da presa tramite una pellicola datata 2010 che, nelle sue parole, nascerebbe dal desiderio di raccontare il sentimento umano più immediato e più profondo, ma, per questo, spesso criptico e irrazionale: l'amore.
Con il volto del Giulio Forges Davanzati poi rivisto in Ci vediamo a casa (2012) di Maurizio Ponzi, ne è protagonista il ventenne orfano di madre Martino, il quale, svisceratamente appassionato di tartarughe e solito rintanarsi nel cinema d'essai alla cui cassa si trova la simpatica e avvenente cassiera Giusy alias Paola Barale, attrice mancata che cita a memoria i suoi film preferiti, s'innamora della coetanea danzatrice Ilaria che, interpretata dalla Chiara Chiti di Un gioco da ragazze (2008), non solo spia dalla vetrata della scuola dove lei si esercita alla sbarra, ma scopre anche essere paziente del severo padre psicoterapeuta, incarnato da Alessandro Haber.

Lo psicoterapeuta e la ballerina

Un padre che tanto vorrebbe che il figlio, pigro studente universitario, seguisse le sue orme, e che, invece, a sua insaputa, arriva a sostituirlo nel proprio studio, spacciandosi per un collega, al fine di avere vicina la ragazza.
Quindi, una storia che, sulla carta, possiede un'idea di base piuttosto originale e diverse potenzialità che finiscono, però, per andare perse nel suo passaggio sul grande schermo.
Infatti, sebbene Deorsola dimostri una certa padronanza del mezzo tecnico, realizzando immagini che sembrano valorizzare a dovere anche la fotografia di Daria"I padroni di casa"D'Antonio, è impossibile non notare una direzione degli attori che lascia in più occasioni alquanto a desiderare.
Sarebbe sufficiente osservare come tutt'altro che convincente appaia la solitamente ottima Giuliana De Sio nel ruolo della madre di Ilaria, coinvolta in un cast che, al di là dell'infallibile Haber, individua il suo migliore elemento proprio nella Chiti, in grado di non scadere mai nel ridicolo.
Per il resto, sorvolando su un Gianmarco Tognazzi posto nei panni della macchietta Gastone, destinato a rendersi protagonista di gag tutt'altro che capaci di strappare risate, possiamo salvare, inaspettatamente, una Barale alle prese in maniera non disprezzabile con il suo personaggio sopra le righe.
Mentre quello che era partito come un tipico lungometraggio romantico nostrano, indirizzato al pubblico dei giovani e orchestrato tra storia d'amore e burrascosi rapporti genitori-figli, finisce per trasformarsi, strada facendo, in una sorta di derivato dei lacrima-movie degli anni Settanta (filone che vide tra i suoi maggiori successi L'ultima neve di primavera di Raimondo Del Balzo, per intenderci).
Ma in maniera narrativamente fiacca e, di conseguenza, noiosa e poco interessante.

Vorrei vederti ballare Una storia d’amore e di rapporti familiari volta a far emergere le conflittualità che possono nascere tra genitori e figli. Questo si propone di affrontare l’esordio alla regia di Nicola Deorsola, proveniente dai backstage e che assembla un nutrito cast comprendente, tra gli altri, i veterani Alessandro Haber, Giuliana De Sio, Luis Molteni e Gianmarco Tognazzi. Ma il risultato, continuamente in bilico tra la commedia romantica e il dramma, non riesce nell’impresa di apparire convincente, sia a causa di un cast non sempre diretto a dovere, sia - e soprattutto - perché a regnare è una certa fiacchezza generale.

4.5

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