Recensione Viva la sposa

Ascanio Celestini, alla sua seconda esperienza come regista cinematografico, racconta la storia di un saltimbanco romano -poeta triste ma non rassegnato- che si incrocia con quella di tanti altri disgraziati della periferia come lui...

Recensione Viva la sposa
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Quella di Nicola è una vita ai margini: sopravvive di espedienti e, quando non beve, è un bravo saltimbanco e artista girovago, capace di far divertire grandi e piccini con l'arte ereditata per via paterna. Tutto questo, però, quando è lucido: il suo passatempo preferito, oramai, è bere... raccontandosi sempre la balla che quello sarà l'ultimo goccetto di Sambuca che manderà giù in vita sua. Nicola, tuttavia, non è disperato, ma solo tristemente fatalista, e ha molto a cuore la madre, l'amica Sofia (con cui ha un rapporto decisamente particolare) e un ragazzino, Salvatore, che potrebbe essere suo figlio... o forse no. A lui non importa di chi sia figlio perché gli vuole bene a prescindere. La quotidianità di Nicola, in seguito ad un bizzarro incidente, viene ad incrociarsi con quella di altri disgraziati di buon cuore come lui, che hanno imparato l'arte di arrangiarsi e non perdere tempo ad autocommiserarsi. Tanto, nessuno volge lo sguardo verso di loro: tutti sono impegnati a urlare "Viva la sposa" all'indirizzo della televisione perennemente accesa nelle case e nei bar, morbosamente impegnata nel seguire il tour della bellissima attrice e sposina americana in visita di beneficenza nel nostro Paese...

"Io bevo. Non faccio solo questo. Ma bevo."

Attore, drammaturgo, scrittore, regista, cantautore e artista a tutto tondo: Ascanio Celestini è una delle voci più interessanti sulla scena italiana ormai da almeno quindici anni. Con Viva la sposa torna ora alla regia cinematografica, dopo La pecora nera, con un film dalla tematica sempre attuale e anzi rinverdita dagli afflati da reality show che hanno da anni preso forzatamente piede nelle televisioni. Celestini pone il suo sguardo alle periferie e ai "poveri cristi" che le abitano con poco in tasca ma molta dignità, anche quando sono costretti alle brutture, a lavori degradanti, alle piccole furberie. Gente che è abituata a campare d'aria e ha accantonato i grandi sogni per accontentarsi delle piccole cose. Gente della quale non si interessa solitamente nessuno, che se solo potesse avere un'opportunità cambierebbe volentieri vita, ma si ritrova solamente a sognarla tramite i personaggi che vede sul teleschermo: figure idealizzate, che si riempiono la bocca di belle -quanto vuote- parole.
Viva la sposa è una tragicommedia piena di quello humor nero di chi sa sorridere di fronte ad una disgrazia, per non lasciarsi abbattere ma, imperterrito, continuare a lottare anche solo per un tozzo di pane e un bicchiere di vino.

Viva la sposa Ricca di metafore e significati nascosti, la nuova opera di Celestini Viva la sposa si piazza dalla parte dei più deboli senza rancore ma con tanta tristezza nel cuore, consolati -almeno in parte- dall'abilità del saper ridere delle avversità tipica di chi in vita sua ne ha viste tante e "ride per non piangere". Poesia e denuncia sociale in un film girato con pochi mezzi ma tanta professionalità, denso di personaggi ben scritti e altrettanto ben interpretati. Una proposta diversa dai soliti drammi borghesi degli ultimi anni e decisamente più vicina a un neorealismo declinato in salsa moderna.

7

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