Recensione Valzer con Bashir

Un'opera autobiografica di grande valore storico

Recensione Valzer con Bashir
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Passato dimenticato

Che alcuni cartoon stiano diventando veri e propri prodotti d'autore, dedicati a un pubblico adulto, è ormai un incontrovertibile dato di fatto. Il successo di critica ottenuto da un piccolo gioiellino come Persepolis non ha certo lasciato indifferente il panorama cinematografico mondiale. Non c'è da sorprendersi quindi che il nuovo film di animazione di Ari Folman, documentarista, regista e sceneggiatore israeliano, abbia vinto il Golden Globe come miglior film straniero, battendo solidi sfidanti tra i quali l'italico Gomorra. L'Opera di Folman è un qualcosa che travalica il puro genere "cartoon", se così si può definire, ma si pone come ariete in grado di scardinare le coscienze e mostrare tutte le brutalità di una guerra. Il film è quanto mai attuale, infatti parla del conflitto tra israeliani e palestinesi durante la guerra in Libano del 1982, con l'assedio di Beirut e il drammatico massacro conclusivo di Sabra e Shatila. Come detto dall'autore stesso, qui anche scrittore e produttore, la storia è ispirata ai fatti realmente accaduti, e si muove come una sorta di autobiografia, attraverso interviste a personaggi realmente esistenti, che ripercorrono il sentiero della memoria per ritrovare quelle pagine dolorose ormai perse nel tempo. Il protagonista perciò è lo stesso Folman in versione animata, il quale però non riesce a ricordare nulla del suo trascorso bellico, se non attraverso uno strano sogno che lo inquieta ogni notte: lui e due commilitoni si trovano su una spiaggia deserta, in una città arida, finchè non si vedono correre incontro decine di donne palestinesi, quasi spettri tormentati nella notte, che li avvolgono con i loro gelidi sguardi. Per cercare di fare chiarezza Folman incomincia un viaggio che lo porta a ritrovare i vecchi compagni d'armi, e piano piano i ricordi riaffiorano. La vicenda così si alterna tra passato e presente, con rimandi anche all'attuale conflitto che da troppi anni martoria i due popoli. Il titolo fa riferimento a Bashir Gemayel, carismatico presidente della Repubblica Libanese, ucciso in un attentato il 14 settembre 1982, fatto che darà poi il via al terribile eccidio dei palestinesi, dove si calcola furono sterminati più di 700 civili inermi.

Lucidi ricordi

Valzer con Bashir non fa sconti: è un film crudo, violento, a tratti disturbante pur nella suo apparente distacco dal reale. L'animazione, d'un fascino sgraziato ma incisivo, rende i personaggi ancora più umani e le violenze ancora più brutali. Non si rimane indifferenti anche a certi "siparietti" drammaticamente ironici e volutamente irreali, nei quali l'esercito israeliano finisce per bombardare e uccidere chiunque gli capiti a tiro in maniera quasi "buffa" non si trattasse di una tematica tanto atroce. E' facile entrare nella mentalità dei soldati, che finiscono per diventare, volenti o nolenti, delle vere e proprie macchine da guerra, senza però eliminare completamente le loro paura più nascoste. Perchè per quanto combattenti,  la maggior parte rimasero uomini con affetti e dolori. Lo scopo di Folman, isrealiano, non era quello di fare una pellicola schierata ma solo di mostrare il volto più segreto di un conflitto recente ma semi-sconosciuto alle nuove generazioni, se non per il suo evolversi continuo che si è protratto fino a oggi. Durante la strage di Sabra e Shatila infatti l'esercito israeliano appare ignaro, o comunque impossibiliato a fermare la meschina ritorsione dei Cristiani libanesi, in cerca di vendetta per la morte di Gemayel. Se mai si danno le colpe ai piani alti, e in una telefonata all'allora attuale ministro della difesa Ariel Sharon si trovano tutti i perchè intesi da Folman. Il regista realizza un prodotto che supera ogni più alta aspettativa, che si trasforma in un dramma di immenso valore storico e che riesce a toccare i cuori nel profondo, senza risultare mai stucchevole o retorico. Il fatto di non schierarsi rende il tutto ancor più meritevole, poichè qui tutti sono vittime e tutti sono carnefici, in una lotta impari dell'essere Uomo contro la Bestia chiamata Odio. I cinquanta secondi finali vengono affidati a delle riprese del periodo e servono per contestualizzare l'essenza reale del film, che è sì un prodotto d'animazione ma purtroppo ispirato a drammatiche vicende reali. E all'inizio dei titoli di coda, come un morso al cuore cattura lo spettatore, lasciandolo sfiancato ma ammaliato da novanta minuti di grande Cinema. Di quel cinema con la c maiuscola, che fa sempre rima con Arte.

Rock'n roll in the war

Interessante le scelte effettuate per la colonna sonora, che varia un pò per tutti i generi. Se troviamo classici del periodo, da Enola Gay a canzoni rock / punk degli eighties, non va dimenticato anche la presenza di Bach. La scena che da il titolo del film, in cui un soldato in un momento di furiosa pazzia si mette a sparare allo scoperto a decine di cecchini che stavano sterminando i suoi compagni, e contemporaneamente mostra delle movenze simili a un Valzer, è una delle più intense e visivamente potenti di tutta la pellicola.

Valzer con Bashir Valzer con Bashir è uno di quei film da mostrare nelle scuole, un esempio di cultura realizzata attraverso un uso intelligente delle tecniche d'animazione. Si parla del conflitto in Libano, ma si mostra come un prodotto contro tutte le guerre e lo fa con una durezza e crudezza inaspettate da una "graphic novel". Un'opera autobiografica di grande importanza, mai schierata, ma semplicemente specchio lucido e tormentato dei ricordi del regista. Immenso.

9

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