Recensione Une enfance

Il regista francese Philippe Claudel dirige Une enfance, doloroso ritratto umano di un'infanzia negata da una realtà adulta infantile e irresponsabile. Un film dal grande potenziale che, suo malgrado, non sfrutta al meglio il suo ottimo materiale.

Recensione Une enfance
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Jimmy ha solo tredici anni ma ha addosso il peso di tante responsabilità. In una periferia francese di poche aspettative, il tredicenne vive la sua vita assieme a una madre assai immatura (uscita da poco di prigione), il di lei ultimo compagno (senza un lavoro ma con tanti giri illeciti per 'le mani'), e il fratellino più piccolo (bisognoso di lui come di un padre). In una realtà adulta fatta di incertezze, droga e irresponsabilità galoppante, Jimmy sembra essere il piccolo eroe del suo mondo, quotidianamente impegnato a badare al fratellino e a fare da spalla (all'occorrenza) anche alla madre. Nella sua trafelata esistenza di bambino già grande, dove il tempo per pensare alle cose di scuola e della sua età è sempre troppo poco e inadeguato, Jimmy sembra non avere nel cassetto nemmeno un sogno, impensierito da un'idea di vita che pare già essere molto più pesante e pressante dei suoi 13 anni. Le uniche fugaci distrazioni sono rappresentate dall'attrattiva esercitata dai campi da tennis e dalla ‘simpatia' per una sua coetanea, così bella e spensierata da incarnare tutto ciò che invece lui sembra non poter avere: la libertà di un'infanzia senza problemi. In una vita che davvero non pare fatta a uso e consumo di un bambino, Jimmy dovrà apprendere e crescere molto in fretta pur di non soccombere a quella vita disastrosa che la sua genitrice ha ‘scelto' per lui.

Au revoir les enfants

Altre tematiche e altri momenti storici, ma la frase, emblematica, sembra essere ancora la stessa: au revoir les enfants. Arrivederci ragazzi. Ma se nel celebre film di Louis Malle quell'arrivederci era indirizzato a una gioventù negata, a causa delle persecuzioni naziste, qui, nella Francia pseudo-contemporanea di Une enfance, l'arrivederci è indirizzato a una giovinezza mai sperimentata, sacrificata troppo presto sull'altare della sopravvivenza. Philippe Claudel (francese, classe 1962) realizza con questa sua ultima opera un'altra dolorosa pagina di infanzie rubate, precocemente spezzate da un entourage sociale quanto mai difficile e ostile. Con il garbo che da sempre gli appartiene, il cinema francese sonda ancora una volta il terreno impervio di piccole vite ai margini, costrette a reinventarsi precocemente adulte . L'opera di Claudel è ricca di immagini, suggestioni, spunti e fa leva sulla straordinaria bravura di un piccolo protagonista inchiodato senza tregua alla sua sofferenza di vita, tant'è che il miraggio di un sorriso non riesce a transitare sul suo volto. Come per la farfalla liberata dalla vessazione dell'ape, Jimmy fa da angelo custode alla madre, liberandola ogni volta dai colpi di coda dalla vita oppressiva che in qualche modo si è scelta. Eppure, carico di pensieri e responsabilità, Jimmy non può far altro che abbandonare uno stato infantile di spensieratezza per sporcarsi precocemente le mani con gli ‘affari' sporchi di un mondo adulto infantile e traviato. Il film di Claudel racchiude in sé una grande bellezza, trascinato dall'emotività repressa del suo piccolo protagonista e dalla freschezza di un linguaggio per immagini che parla dritto al cuore, con il sostegno di una colonna sonora perfettamente aderente al mood del film. Eppure si ha l'impressione che il materiale da elaborare fosse troppo e che in fase di montaggio non tutti i tasselli abbiano trovato il loro giusto collocamento. Ne consegue la sensazione di un film che pur racchiudendo un grande potenziale, non ha saputo esprimersi al suo meglio. Un vero peccato per un'opera che, con una maggiore rifinitura e un fine lavoro di sottrazione, avrebbe raggiunto una compiutezza e una forza senza dubbio sorprendenti.

Une enfance Dalla Francia un’opera che parla di vite bambine ai margini, costrette a (con)vivere in un mondo adulto fatto di irresponsabilità e violenze, miseria (umana) e povertà (materiale). Un film complesso con tanti spunti narrativi e numerose suggestioni emotive, che ha come punto di forza la veracità delle interpretazioni (specie quella del piccolo Alexi Mathieu nei panni di Jimmy) e come punto di debolezza l’incapacità di ottimizzare il proprio materiale, non riuscendo a far confluire con perfetta efficacia ogni tassello di questo durissimo ritratto infantile.

6.5

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