Recensione Una promessa

Patrice Leconte porta a Venezia un intenso melodramma con protagonisti Rebecca Hall, Richard Madden e Alan Rickman

Recensione Una promessa
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Dalla seconda metà degli anni ’80, quando si impose tra pubblico e critica con i film Tandem e L’insolito caso di Mr. Hire, Patrice Leconte si è affermato come uno dei più importanti registi del cinema francese: un autore raffinato e versatile, in grado di passare dal melò sentimentale (Il marito della parrucchiera, La ragazza sul ponte) al dramma psicologico con sfumature noir (L’uomo del treno), dalla commedia di caratteri (Confidenze troppo intime, Il mio migliore amico) addirittura al cinema d’animazione (il recente La bottega dei suicidi). Il più grande successo nella carriera di Leconte resta indubbiamente lo splendido Ridicule, del 1995, un ferocissimo ritratto dell’aristocrazia francese di fine Settecento, con Jean Rochefort e Fanny Ardant; e anche il suo ultimo lavoro, Una promessa, girato in lingua inglese e presentato fuori concorso alla 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, rientra nel genere dei drammi in costume, benché in questo caso l’ambientazione sia la Germania alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.

Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore austriaco Stefan Zweig, Une promesse si inserisce alla perfezione nel filone del melodramma classico (Zweig, fra l’altro, è anche l’autore del racconto da cui il regista Max Ophüls avrebbe poi tratto Lettera da una sconosciuta), in cui l’intreccio è imperniato su un triangolo sentimentale dagli esiti potenzialmente tragici. Ludwig, un ragazzo di umile estrazione sociale ma con un ottimo istinto per gli affari (impersonato dal giovane attore Richard Madden, reso famoso da Il trono di spade), inizia una brillante carriera sotto l’egida del ricco industriale Karl Hoffmeister (Alan Rickman), di cui non tarda ad accattivarsi le simpatie. Non ci vorrà molto prima che Ludwig sia introdotto in casa di Hoffmeister e faccia la conoscenza della sua giovane moglie (interpretata da una bravissima Rebecca Hall), da cui rimane immediatamente folgorato; e fra i due si instaura una reciproca confidenza che, con il passare dei giorni, li avvicinerà sempre di più l’uno all’altra...

Se la trama di Une promesse può apparire abbastanza convenzionale, con una serie di elementi canonici mutuati da un’amplissima letteratura di riferimento (oltre alla fonte diretta, ovvero Zweig, come non pensare quantomeno a Il rosso e il nero di Stendhal?), la raffinata messa in scena di Leconte riesce comunque a conferire al film la necessaria dose di attrattiva, in particolare nei confronti del pubblico amante dei period-drama: la cura formale dell’opera è innegabile, a partire da scenografie e costumi fino alla colonna sonora di Gabriel Yared, passando per la morbida fotografia di Eduardo Serra. Il Ludwig di Richard Madden, lungi dall’essere un ambizioso seduttore alla Bel Ami, mostra al contrario una giovanile ingenuità, mentre Rebecca Hall riesce ad esprimere in maniera efficacissima i sottili palpiti e gli impulsi repressi di questa moglie alto-borghese immancabilmente divisa fra il senso di responsabilità familiare e sociale ed una passione illecita.

Ma se, almeno per la prima ora, Une promesse si configura come una pellicola convenzionale ma pur sempre pregevole, un melodramma di alta classe insomma, all’improvviso qualcosa, nel meccanismo del film, si inceppa irrimediabilmente. Un problema da attribuire forse alla sceneggiatura di Patrice Leconte e Jérôme Tonnerre, in troppi casi superficiale e sbrigativa, o più probabilmente alle scelte complessive dello stesso Leconte, che d’un tratto accelera il ritmo narrativo per condurre la storia verso un epilogo banale, frettoloso e privo di un reale impatto emotivo. Il regista, che rinuncia ad un possibile approfondimento della dimensione sociale e classista nei rapporti di potere fra i personaggi, preferisce puntare su un blando sentimentalismo da romanzetto rosa, con uno scivolone finale davvero poco giustificabile da parte di un autore di tale calibro. Mentre l’apparizione dei primi moti nazisti e delle svastiche, del tutto fuori luogo rispetto al resto del film, è un tentativo di contestualizzazione storica posticcio e a dir poco forzato.

Una promessa Patrice Leconte, regista del magnifico Ridicule, adatta un romanzo di Stefan Zweig per realizzare un melodramma in costume con Rebecca Hall, Richard Madden e Alan Rickman, interpreti di un canonico triangolo amoroso; ma al di là della raffinatezza formale, Una promessa si inceppa in prossimità dell’epilogo scivolando in un turgido sentimentalismo.

6.5

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