Recensione Una Piccola Impresa Meridionale

La seconda fatica registica di Rocco Papaleo arriva infine al cinema

Recensione Una Piccola Impresa Meridionale
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Aggiudicatosi ben tre David di Donatello (miglior regista esordiente, miglior musicista e miglior canzone), l'acclamato - da pubblico e critica - Basilicata coast to coast ha segnato nel 2010 l'esordio dietro la camera di ripresa per il lucano classe 1958 Rocco Papaleo, il quale, al di là delle sue trasferte sanremesi al fianco di Gianni Morandi, vanta un vasto curriculum d'attore al servizio di cineasti del calibro di Paolo Virzì (Ferie d'agosto), Carlo Vanzina (Il pranzo della domenica) Giovanni Veronesi (Viola bacia tutti), Leonardo Pieraccioni (Ti amo in tutte le lingue del mondo) e Alessandro D'Alatri (Commedia sexi).
Esordio incentrato su quattro musicisti intenti, insieme alla collaboratrice di un giornalino parrocchiale, a raggiungere il festival del teatro-canzone di Scanzano Jonico, concretizzando una commedia corale on the road, picaresca, canterina, malinconica e stralunata, oltre che giostrata su equivoci e inaspettati incontri.
Esordio co-sceneggiato dallo stesso Valter Lupo che, partendo dal romanzo Una piccola impresa meridionale, a firma dello stesso Papaleo, si trova nuovamente ad affiancarlo in fase di script per questa sua opera seconda.

Rocco e i suoi fardelli

Opera seconda che lo vede impegnato nel ruolo di Costantino, ex prete confinato in un vecchio faro dismesso dalla madre Stella, incarnata dalla teatrante Giuliana Lojodice, in modo da trovarsi lontano da occhi indiscreti per evitare che in paese vengano a sapere che si è spretato.
Perché la donna già ha da affrontare lo scandalo della figlia Rosa Maria alias Claudia Potenza, scappata con un misterioso amante dopo aver lasciato il marito Arturo, interpretato da Riccardo Scamarcio e pronto a rivolgersi al cognato.
Infatti, sebbene fosse stato pensato come posto atto a garantire un isolamento al protagonista, il faro non tarda a trasformarsi in un rifugium peccatorum, in quanto finisce per attirare non poche persone; dalla ex prostituta Magnolia e sua sorella Valbona, rispettivamente con le fattezze di Barbora Bobulova e Sarah Felberbaum, a una stravagante ditta di ristrutturazioni chiamata per riparare il tetto.
Stravagante ditta di cui fanno parte Raffaele, Jennifer (che, nonostante il nome, è un uomo!) e Mela, ovvero Giovanni Esposito, Giampiero Schiano e Mela Esposito, figlia del primo anche nella vita reale.

Umanità coast to coast

Del resto, è ristrutturando la fatiscente costruzione che i suoi abitanti finiscono per ristrutturare se stessi, compiendo un percorso di emancipazione, scavalcando la soglia del pregiudizio e delle proprie personali paure; man mano che le occasioni per spingere lo spettatore a sorridere vengono giocate in particolar modo sui segreti nascosti e le verità pronte a essere spesso rivelate in maniera esilarante.
E perfino Scamarcio, qui impegnato anche a cantare, si cimenta per la prima volta in un personaggio volto a far emergere il suo inedito lato comico, complice la simpatia di Papaleo, spesso preso a duettare con lui; mentre il cast sfodera l'immancabile Giorgio Colangeli e la Bobulova ci dispensa della sua personale interpretazione di Sole spento di Caterina Caselli.
Nel corso di un insieme che, pronto a tirare in ballo anche la tematica della coppia omosessuale durante la sua oltre ora e quaranta di visione, nonostante il prezioso e ben diretto comparto attoriale riesce nella miracolosa impresa di non rimanere intrappolato nella morsa dello spettacolo di taglio teatrale incastonato all'interno dello schermo, in quanto non poco si fa sentire il lavoro svolto dalla macchina da presa.
Una macchina da presa che, a differenza della precedente fatica registica del buon Rocco, non del tutto salvabile, non permette all'elaborato d'infiacchirsi periodicamente e di manifestare le fattezze di cartolina turistica su celluloide... anche se qualche minuto in meno avrebbe ulteriormente giovato alla gradevole operazione.

Una Piccola Impresa Meridionale Dopo l’acclamato Basilicata coast to coast (2010), che gli fece guadagnare diversi premi, tra cui il David di Donatello, Rocco Papaleo torna dietro la macchina da presa per concretizzare un’opera seconda tratta dal suo primo romanzo e dedicata al compianto truccatore Francesco Nardi. Opera seconda che non spinge davvero a gridare a un nuovo miracolo del cinema italiano, ma che, rispetto alla precedente, penalizzata da un taglio indeciso sulla strada da prendere, risulta molto più compatta e coinvolgente. Per merito anche di un cast ben assemblato e diretto con grande professionalità, oltre che di una camera che sembra saper svolgere dignitosamente il proprio dovere di immortalare sia gli splendidi paesaggi naturali che i momenti in cui c’è bisogno di spingere il pubblico a sorridere. Quindi, una piccola impresa... abbastanza riuscita.

6

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