Recensione Una giornata particolare

Il grande classico di Ettore Scola rivive in versione restaurata alla Mostra del Cinema di Venezia

Recensione Una giornata particolare
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La “giornata particolare” è quella del 6 maggio 1938, la data in cui Adolf Hitler arriva in una Roma in festa per incontrare il suo alleato, Benito Mussolini. Subito dopo i titoli di testa, gli spezzoni dei cinegiornali dell’epoca ci mostrano le immagini di quel giorno fatidico e i filmati della trionfale accoglienza riservata dal regime fascista e dai cittadini romani al Führer tedesco. Al termine di questo antefatto, la prima inquadratura è quella di una bandiera con la svastica appesa nel cortile interno di un tipico caseggiato popolare degli Anni ’30; la macchina da presa inizia quindi a ruotare verso le finestre del condominio, cogliendo frammenti dei preparativi per il grande evento, fino ed introdursi nell’appartamento di Antonietta (Sophia Loren), una dimessa casalinga di mezza età. In un lungo piano sequenza, la cinepresa segue Antonietta da una stanza all’altra, mentre sveglia i sei figli e il marito Emanuele (John Vernon), impazienti di uscire per assistere alla grande parata militare in onore di Hitler. Pochi minuti più tardi Antonietta rimarrà sola all’interno dell’appartamento, mentre dagli altoparlanti delle radio si ascolta la cronaca in diretta di uno dei momenti pivotali nella storia del regime fascista.

Un grande classico di Ettore Scola

Sono le scene di apertura di Una giornata particolare, uno dei maggiori classici del cinema italiano degli Anni ’70, diretto e sceneggiato (in collaborazione con Ruggero Maccari e Maurizio Costanzo) da un maestro quale Ettore Scola, già autore di titoli di culto come C’eravamo tanto amati e Brutti, sporchi e cattivi. Presentato al Festival di Cannes 1977, Una giornata particolare ottenne un’immediata consacrazione internazionale, aggiudicandosi il Golden Globe e la nomination all’Oscar come miglior film straniero, e ancora oggi rimane una delle opere più significative del nostro cinema; per questo motivo, nel 2014 la pellicola è stata riproposta al pubblico della 71° edizione della Mostra del Cinema di Venezia in una versione restaurata da CSC - Cineteca Nazionale nella sezione Venezia Classici, ricompensata con il premio per il miglior film restaurato. Un’occasione per riscoprire una pellicola che come poche altre ha saputo rappresentare il clima della società italiana durante l’apogeo del ventennio fascista, mettendo in evidenza lo stridente contrasto fra i toni declamatori ed autocelebrativi del regime mussoliniano e la sommessa infelicità di chi, nell’ottica di società imposta dal regime, era relegato ad un ruolo subalterno (le donne) o era vittima di disprezzo ed emarginazione (gli omosessuali e tutti coloro che non corrispondevano all’archetipo del “vero uomo fascista”: marito, padre e soldato).

Un incontro di solitudini

Sarà un evento casuale, la breve fuga del pappagallo di famiglia, ad indurre Antonietta ad uscire di casa per andare a bussare alla porta del suo dirimpettaio, Gabriele (Marcello Mastroianni), un ex annunciatore radiofonico appena licenziato. Colpita dai modi eleganti e dalla cortesia dell’uomo, agli antipodi rispetto alla rozza volgarità del marito, Antonietta si intrattiene a parlare con quello sconosciuto tanto affascinante e gentile, fino ad invitarlo in casa sua per bere un caffè; nel frattempo, la rispettabile madre di famiglia che colleziona articoli di giornale e foto del Duce inizia a vagheggiare un flirt con il suo vicino e, con timida civetteria, si fa scendere un ricciolo sulla fronte. Eppure Gabriele, che quella stessa mattina aveva meditato il suicidio, comincia a mettere in crisi le certezze della donna, in un incontro di solitudini che porterà entrambi ad aprirsi l’uno con l’altra, lasciando scivolare progressivamente le barriere della formalità e della diffidenza. Lo sguardo di Scola non abbandona mai lo spazio circoscritto del caseggiato, dividendosi fra l’appartamento di Antonietta, quello di Gabriele, il pianerottolo e la terrazza, mentre la fotografia di Pasqualino De Santis desatura i colori per accentuare l’atmosfera di squallore e di tristezza che grava sui due protagonisti.

Follia e disincanto

Al dialogo fra Antonietta e Gabriele, di volta in volta ironico, tenero o drammatico, si oppone il controcanto della radiocronaca in diretta dei festeggiamenti per Adolf Hitler: un elemento di invasiva prepotenza che sottolinea il senso di oppressione di questi due personaggi magnifici, i quali trovano in Sophia Loren e Marcello Mastroianni due interpreti a dir poco perfetti. La Loren depone ogni traccia di glamour per immedesimarsi in una casalinga quarantenne dalla bellezza sfiorita, mentre Mastroianni, candidato all’Oscar come miglior attore, si mantiene in sapiente equilibrio tra l’irrefrenabile vitalismo e la frustrazione repressa di un uomo costretto a nascondere la propria omosessualità e privato del diritto ad una vita dignitosa e serena. Emozionante pur senza patetismi, Una giornata particolare si dimostra straordinariamente efficace nel demolire gli aspetti più ingannevoli e la sfacciata ipocrisia di un fascismo che, prima di connotarsi come progetto politico, agisce innanzitutto a livello socio-culturale (come dichiara la bieca portiera del condominio: «Uno può esse pure un mascalzone, che vuol dì? Quello che bisogna vedé è se è fedele o no al Partito»). E la vicenda di Antonietta diventa pertanto il racconto di una dolorosa presa di coscienza: un primo sintomo di disincanto in un paese ancora ebbro della follia collettiva che, di lì a breve, avrebbe trascinato l’Italia verso una deriva (le leggi razziali, l’entrata in guerra) perfino più tragica e rovinosa.

Una giornata particolare Un classico senza tempo del cinema italiano, firmato dal grandissimo Ettore Scola, in grado di restituire in maniera formidabile un momento fatidico della storia del nostro paese attraverso il punto di vista di due personaggi comuni le cui solitudini si incroceranno per la prima ed unica volta nel corso di una “giornata particolare”. E l’eccezionale coppia di protagonisti, Sophia Loren e Marcello Mastroianni, regala delle interpretazioni indimenticabili.

8.5

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