Recensione Un Uomo Qualunque

Sei pallottole che cambiano la vita

Recensione Un Uomo Qualunque
Articolo a cura di

L'America: da anni luogo di stragi ingiustificate, la maggior parte delle volte commesse da studenti vessati dai compagni, o da classici impiegati "modello" stanchi della routine. Non sono poche le pellicole dedicate a tali, scottanti, tematiche, dal recente Bowling a Columbine di Michael Moore al classico Un Giorno di Ordinaria Follia. D'altronde cosa vi è di meglio, dal punto di vista cinematografico, del dramma interiore di un uomo che allo stesso tempo dia adito a scene d'azione e violenza? Psicologia e proiettili, un mix letale in grado di catturare una vasta fascia di pubblico...

Bob Maconel (Christian Slater), impiegato insoddisfatto dalla vita, odia i suoi colleghi di lavoro. Procuratosi una pistola con sei proiettili decide perciò di fare una strage, deve solo trovare il coraggio e decidere il momento giusto. La sorte vorrà che, proprio nel giorno prestabilito, un altro impiegato della ditta lo preceda, uccidendo quattro persone e ferendo gravemente la giovane Vanessa (Elisha Cuthbert), della quale Bob era da tempo innamorato senza che lei sapesse nemmeno della sua esistenza. Mosso dalla rabbia, userà i colpi della sua pistola per uccidere proprio il novello assassino, e diventerà così un eroe. Verrà promosso ai piani più alti della ditta, e avrà ogni privilegio. Scoprirà però che Vanessa è ora paraplegica, e deciderà di prendersi cura di lei. Prima lei gli chiederà di ucciderla, in seguito, riacquistata la speranza di poter tornare a muoversi, instaurerà un rapporto molto più intimo con Bob. Ma niente è veramente quello che sembra...

Si potesse giudicare una pellicola solo dall'inizio e dalla fine, Un Uomo Qualunque (in originale il più corretto "tranquillo") sarebbe un ottimo film. Peccato che tutto il resto si attesti su una qualità mediocre, con solo qualche spunto degno di nota. Il problema maggiore del film di Frank Cappello è l'ambizione di approfondire tematiche molto complesse e non adatte alla storia in questione. L'eutanasia in primis, trattata qui solo superficialmente, meriterebbe ben maggior attenzione da parte di registi e sceneggiatori, e se un Maestro come Eastwood col suo Million Dollar Baby era riuscito a commuovere e far discutere, questa si rivela un'impresa ben lontana dalle possibilità di Cappello. Tutto ciò trasforma un inizio potenzialmente interessante in un lavoro melenso e stucchevole, che non raggiunge mai il cuore dello spettatore, e anzi induce una fastidiosa noia. La trama ha i suoi punti di forza quando si sofferma sul personaggio di Bob, sulle sue turbe mentali, i suoi scatti d'ira e le sue paure più recondite, caratterizzate superbamente da un Christian Slater irriconoscibile, con gli occhialini e mezzo pelato, calato perfettamente nella parte del cosiddetto impiegato "sfigato". Finchè tutto ruota intorno a lui la pellicola funziona, con delle discrete scelte registiche, con giochi di immagine che comprimono realtà e fantasia nello stesso universo, come i movimenti delle macchine a velocità della luce mentre Bob cammina normalmente per le strade, sottolineando così l'estrema solitudine dell'uomo. Interessante anche il monologo iniziale in voice over, che ricollega il tutto agli imminenti avvenimenti: un apologo lucido ed estremo contro il progresso e la deformazione della giustizia, ormai troppo avvolta da cavilli burocratici. Lo stesso si può dire per il finale che, pur essendo azzeccato, pecca di originalità. Curiosa, ma non del tutto riuscita, la scelta di far dialogare Bob con un pesce parlante del suo acquario, quasi come fosse il suo unico amico. La pellicola è anche una critica alla società, su come un singolo gesto possa trasformare una persona fino ad allora ignorata, nel migliore dei dipendenti, per salvare e ampliare la reputazione di una ditta. Ma anche qui, vi è una certa superficialità che non riesce mai a far decollare la pellicola. La fotografia si attesta su buoni livelli, anche se la ricerca ossessiva del colpo ad effetto visivo finisce per penalizzarla, mentre la colonna sonora è più che apprezzabile con qualche canzone di sicuro impatto emotivo. Più che un uomo qualunque, è un film qualunque, che osa troppo per le sue possibilità. Bravo Slater, ma il resto non convince.

Un Uomo Qualunque Parte bene, ma si arena presto su temi toccanti e difficili, come l'eutanasia, e non riesce più a riprendersi fino ai minuti finali. Era interessante dare spazio a una figura instabile come quella del personaggio di Slater, e finchè tutto ruota intorno a lui il film regge. Il fortino crolla quando si cade nel drammatico e nel melenso, che non sembrano conformi alle doti di un regista come Cappello, tornato alla regia dopo ben 12 anni. E forse si capisce il perchè di una così lunga assenza.

5

Quanto attendi: Un Uomo Qualunque

Hype
Hype totali: 0
ND.
nd