Un tirchio quasi perfetto: la recensione del film con Dany Boon

Un uomo che ha vissuto l'intera esistenza facendo economia su ogni cosa è al centro di Un tirchio quasi perfetto, commedia con protagonista Dany Boon.

Un tirchio quasi perfetto: la recensione del film con Dany Boon
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Che noi genovesi si sia spesso accusati di tirchieria secondo il luogo comune è un dato di fatto ben radicato nella penisola italica, ma anche Oltralpe devono avere dei problemi con le finanze almeno a giudicare dalla caratterizzazione ben oltre sopra le righe del protagonista di Un tirchio quasi perfetto, interpretato dalla star delle commedie sbanca-botteghini Dany Boon. Qui il popolare attore francese, conosciuto dal pubblico nostrano in particolare per Giù al nord (2008), veste i panni di François Gautier, un apprezzato violinista attaccato morbosamente al dio denaro: per risparmiare quanto più possibile l'uomo infatti, tra i tanti escamotage, acquista solo prodotti scontati e centellina in maniera capillare i consumi di acqua, luce e gas. La sua esistenza da moderno avaro sarà destinata a cambiare prima con l'innamoramento nei confronti di una sua bella collega ed in seguito con l'entrata nella sua vita della figlia adolescente che non ha mai saputo di avere.

Soldi e sentimenti

Dany Boon può essere tranquillamente considerato come la versione transalpina di Adam Sandler: un attore capace impegnato per buona parte di carriera in commedie di bassa qualità artistica. Un tirchio quasi perfetto è infatti il titolo ideale costruito su misura per il "peggior grande pubblico", operazione che inghiotte il cinismo iniziale e i potenziali spunti originali in una narrazione telefonata ben presto indirizzata verso il più scontato buonismo per famiglie. Il film ha un delirante prologo influenzato da Il favoloso mondo di Amélie (2000), con tanto di bebé nel pancione materno ricreato in CG, che ci mostra infanzia e adolescenza del Nostro, inizio che faceva presagire soluzioni più coraggiose di quelle poi messe in scena, includenti l'ovvio innamoramento nei confronti di una bella collega e risvolti strappalacrime nel rapporto con la figlia mai conosciuta: questi due elementi, topoi fin troppo abusati del filone, incanalano ben presto gli eventi verso il più prevedibile degli epiloghi con ovvio ravvedimento del protagonista che scopre di aver sbagliato tutto nella vita e si trova pronto a sperperar quattrini come se non ci fosse un domani. Una manciata di sequenze, in particolare la cena ad un costosissimo ristorante impreziosita da un'esilarante citazione di Shining (1980), possono anche strappare qualche, trattenuta, risata e le interpretazioni del cast sono di discreto livello (con Boon comunque vittima di un personaggio a tratti quasi odioso nei suoi esasperati e inverosimili comportamenti), ma la vicenda è troppo fiacca e impostata a tavolino per risultare genuinamente divertente.

Un tirchio quasi perfetto Ottimo regista di action-thriller quali Pour Elle (2008) e À bout portant (2010), Fred Cavayé esordisce nella commedia con un titolo stereotipato e banale vedente per protagonista un uomo che ha costruito la sua intera esistenza sulla più insensata spilorceria, naturalmente pronto a redimersi quando due donne (una collega e la figlia mai conosciuta) entreranno nella sua vita. Un tirchio quasi perfetto viaggia su un binario prestabilito privo di deviazioni rendendo mere e involontarie macchiette anche il gruppo di personaggi principali, ai quali non bastano le comunque buone performance del cast per suscitare emozioni e un numero minimo di risate da parte del pubblico.

4.5

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