Un Natale al Sud: la recensione del film con Massimo Boldi

Massimo Boldi se la vede con youtuber, fashion blogger, influencer e l'amore 2.0 in Un Natale al sud, esordio alla regia di Federico Marsicano.

Un Natale al Sud: la recensione del film con Massimo Boldi
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Cosa succede se un maresciallo dei carabinieri in un paese su un lago lombardo e sua moglie fanno amicizia con una coppia di turisti napoletani in una chiesa di montagna e scoprono che i rispettivi figli sono accomunati dal vivere entrambi delle relazioni solo virtuali via chat con due ragazze che abitano in città diverse e che non hanno mai incontrato di persona? Succede che, se la prima coppia è formata da Massimo Boldi e Debora Villa e la seconda da Biagio Izzo e Barbara Tabita, prima vengono al corrente del fatto che i due fidanzamenti online sono avvenuti tramite la chat di incontri Cupido 2.0, poi decidono di aiutare i ragazzi a trasformare i rapporti in reali iscrivendoli a loro insaputa ad un meeting previsto in Puglia, ripromettendosi di parteciparvi essi stessi. Ragazzi che possiedono i connotati dei veri youtuber Riccardo Dose e Simone Paciello, in quanto è proprio l'amore attraverso internet a fare da argomento portante di Un Natale al sud, debutto dietro la macchina da presa per il veterano assistente alla regia Federico Marsicano.

Boldi, Izzo e i giovani d'oggi

Argomento decisamente interessante se consideriamo che, purtroppo, ha finito per diventare una delle principali attività della civiltà terrestre d'inizio terzo millennio, ma che si ritrova qui a rappresentare soltanto il mero pretesto per poter tirare in ballo una carrellata di personaggi da coinvolgere in una sequela di situazioni che si rivelano, però, tutt'altro che memorabili e capaci di strappare risate. Perché, se da un lato il toscano Paolo Conticini fa l'influencer imitando in diverse occasioni in maniera evidente (e piuttosto patetica) il collega Christian De Sica, dall'altro l'autista romano in cerca di avventure galanti - e corteggiato dalla operatrice ecologica Loredana De Nardis - Enzo Salvi "regala" l'apice del trash nella sequenza in cui defeca dietro un cespuglio conversando, al contempo, con la sexy fashion blogger single cui concede anima e corpo la cantante Anna Tatangelo, al suo esordio sul grande schermo. La stessa Tatangelo che, assunta casualmente la misteriosa "pillola della felicità", si trasforma in donna passionale cimentandosi perfino in uno strip che cita esplicitamente quello di Sophia Loren nel classico degli anni Sessanta Ieri, oggi, domani; mentre la Bonas televisiva Paola Caruso è una spogliarellista di burlesque. E, in mezzo a insulse gag a base di elicotteri strappa-vestiti, mazze da golf e sedie a rotelle elettriche fuori controllo, quella che si respira altro non è che una comicità vecchia e datata quanto gli immancabili tormentoni (compreso "Bestia che dolore") continuamente riproposti dal sopra menzionato Boldi, il quale trova anche il tempo di snocciolare (chissà perché, poi?) la "Francamente me ne infischio" del Clark Gable di Via col vento. Per non parlare della chiusura all'insegna del metacinema (sic!), del tutto fuori luogo e, tra l'altro, al servizio di un insieme che, nonostante il titolo, si svolge in mezzo a sole cocente e costumi da bagno, relegando la gettonatissima festività di fine Dicembre ai primissimi e agli ultimissimi minuti di visione.

Un Natale al sud Vi aveva fatto storcere di brutto il naso La coppia dei campioni, interpretato da Massimo Boldi al fianco di Max Tortora? Sappiate che Un Natale al sud ve lo farà storcere ancora di più, perché, costruito su una trama quasi inesistente che, al massimo, lascia intravedere un abbozzo di sociologia in commedia relativa all’amore 2.0, si rivela, senza alcun dubbio, uno dei meno riusciti (anzi, il meno riuscito) film che Cipollino ha messo in piedi in seguito all’abbandono di Filmauro. Tanto che non solo è forte l’impressione di trovarci dinanzi alla stanca parodia di una stanca parodia, ma i peti finiscono per apparire, paradossalmente, l’ingrediente meno fastidioso e in grado di suscitare un minimo di risate.

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