Recensione Un mondo in pericolo

Markus Imhoof realizza un meraviglioso documentario naturalistico ricco di incredibili riprese

Recensione Un mondo in pericolo
Articolo a cura di

«Per realizzare il film abbiamo fatto quattro volte il giro del mondo. Guardando dall’oblò, durante uno degli ultimi voli, mi è ritornata in mente la storia della Regina Rossa, di Alice nel paese delle meraviglie: la Regina Rossa prende Alice per mano, corre e corre a perdifiato, finché Alice è stremata. “Più in fretta, più in fretta!” grida la regina. Il vento strappa quasi i capelli di Alice, ma il mondo circostante non si muove, come se gli alberi e le case corressero con lei. “Più in fretta!” grida la Regina Rossa... finché Alice crolla, esausta. Si guarda intorno, e dice: “Ma siamo rimasti nello stesso posto, tutto è esattamente come prima!” “Certo“ risponde la Regina Rossa “devi correre più che puoi... per restare nello stesso posto”»
Cosa può succedere quando un talentuoso videomaker e documentarista svizzero come Markus Imhoof si dedica per oltre cinque anni al complesso regno delle api? Si può immaginare che un documentario sulle api di un’ora in mezza non sia particolarmente entusiasmante, o adatto solo a meri, stancanti scopi istruttivi; al più, si può riconoscere una buona qualità tale da renderlo adatto ad alcune proiezioni in sala e nei festival specializzati, dove un pubblico ristretto può goderne. Ma il nuovo lavoro di Imhoof è di più: è quasi eccelso nella sua regia e nelle sue sofisticate inquadrature al limite dell'impossibile, nel suo perseguire una linea di documentarismo “tradizionale” eppure consentire inaspettati balzi dalla formalità a un registro colloquiale in prima persona. Lo speaker distaccato del documentario scientifico si rivela appassionato narratore, Imhoof narra in prima persona, condendo non di rado con la propria storia e i propri ricordi la lunga ricerca che lo ha tenuto impegnato per anni. Per questo il film, More than honey (titolo originale, che ci pare più apprezzabile dell’allarmante e generico titolo italiano Un mondo in pericolo) è molto di più di un documentario ben riuscito: passione, ricerca, varietà, narrazione coinvolgente e qualità delle riprese (appariscenti ma mai virtuosiste, sempre dovute a un’efficacia scientifico-cronachistica) lo rendono adatto a una distribuzione in sala, pur con i suoi limiti, ma capace di sfondare gli stretti confini di distribuzione per un prodotto simile e mostrarsi nelle sale.

Un unico organismo?

Officine UBU è una casa di produzione e distribuzione cinematografica indipendente milanese che da oltre un decennio è stata in grado di portare in sala film-scommesse seguendo una sfida non facile. Alcune scommesse sono state perse, altre clamorosamente vinte: la più grande vittoria degli ultimi tempi è Sacro GRA di Gianfranco Rosi, di cui Officine UBU è distributore. La casa fondata da Franco Zuliani accetta ora una nuova, ardita scommessa: un documentario molto diverso ma comunque di livello egregio, Un mondo in pericolo, che dopo aver esordito in Italia in prima contemporanea a Roma al Politecnico Fandango e a Milano alla Cineteca, nelle prossime settimane “impollinerà” anche Firenze, Bologna, Trento e Ancona. Ma la speranza è che il livello del documentario colpisca e il passaparola lo porti a raggiungere qualche tappa in più nella sua “tournée”. Di strada, in effetti, il documentario (co-produzione svizzera, tedesca e austriaca) ne ha già fatta tanta: ha esordito nel 2012 a Toronto e Locarno, proseguendo il suo volo in oltre 40 festival e aggiudicandosi ben 17 riconoscimenti. Non male per un documentario sulle api che, a primo acchito, potrebbe dare l’impressione di un semplice “documentarismo visivo” - oh no, More than honey è in grado di sbalordire e anche di reggere un ottimo carico di attenzione. Altro che kolossal fantascientifici: riprese a mezz’aria che seguono dinamiche un’apetta fluttuante in cerca di fiori e altre fonti di nutrimento vi sembreranno così leggere e naturali da non credere che siano davvero “riprese”. Gli obiettivi di Imhoof si introducono ovunque: dentro gli alveari, nei nidi, tra le travi di una casa, si avvicinano indisturbati alle api (cerchiate di anelli dorati o nere, ce n’è di tutte le varietà!) e li segue in un percorso che ne racconta la vita, il modo di comunicare, le sofisticate gerarchie fatti di ruoli specifici, e tutta una serie di chicche inaspettate. Ma soprattutto, e purtroppo, concentra una buona parte del suo tempo a indagare con tono grave i motivi della crescente moria delle api.

Un mondo in pericolo «I maschi non pungono. Guarda: ne prendo una e non succede nulla. E’ un’ape papà» Forse è un grande modello a cui ambire, quello che ci viene mostrato. O forse una narrazione estremamente efficace, capace di fondere uno strato di storia sulla membrana di questo viaggio tra api e apicoltori col sigaro sempre in bocca. Le api vengono paragonate, in una riflessione, a un immaginario insieme di cellule: ogni ape svolge pedissequamente la propria funzione e i propri compiti, tutto in favore di un “organismo superiore”. Come se il loro insieme costituisse il vero animale, il vero insieme cellulare. Forse, allora, il discorso di Imhoof si fa più largo: le api che collaborano a stretto contatto per far vivere la propria “società” ricordano molto la società umana. Più la civilizzazione umana incombe, più sono i fattori e le complicazioni che rendono la vita difficile alle api: allora forse non sono solo le api a patirne, ma Imhoof, quasi di riflesso indiretto, offre uno scorcio rapido ma incisivo delle venature parassite e sempre più rovinose nella società umana odierna. «Appena si saranno messe d’accordo, partiranno tutte insieme»

8

Che voto dai a: Un mondo in pericolo

Media Voto Utenti
Voti: 1
8
nd